“Ringrazio ilfattoquotidiano.it per aver ottenuto informazioni che mi sarei aspettata arrivassero altrettanto puntualmente dall’esecutivo in risposta alla mia interrogazione parlamentare”. Il 19 aprile scorso la deputata di Scelta civica, Adriana Galgano, aveva presentato alla Camera, in commissione, un quesito al ministero delle Attività produttive relativo ai rapporti commerciali tra la società Hacking Team, produttrice del sistema Rcs Galileo, e l’Egitto. In particolare per sapere “se il ministro interrogato abbia approfondito a quale organizzazione governativa egiziana fosse destinato il software e se esistano elementi per escludere che esso sia stato usato, in qualche modo, contro Regeni”.
Il sottosegretario Ivan Scalfarotto per il governo non le ha risposto. Le sembra normale?
“Direi di no. Sono rimasta molto sorpresa di aver appreso da un giornale quello che avrei dovuto sapere dal governo”.
E come se lo spiega?
“Non me lo spiego. Posso solo ipotizzare che gli uffici che hanno approntato la risposta fornita dal sottosegretario Scalfarotto abbiano peccato, quanto meno, di superficialità”.
Eppure, dopo la pubblicazione del pezzo, il Mise ha inviato una precisazione al nostro giornale ribadendo di averle risposto correttamente.
“Una precisazione che, francamente, lascia il tempo che trova e che il Mise poteva anche risparmiarsi. Mi pare più che altro il tentativo maldestro di coprire un brutto scivolone che, voglio sperare, per quanto ingiustificabile, sia stato, come detto, esclusivamente frutto di superficialità”.
Ne è sicura?
“Ovviamente è solo un’ipotesi, ma non voglio neppure immaginare che ci sia stato del dolo. Sarebbe gravissimo”.
Torniamo al software ‘Galileo’: è stato venduto al Consiglio nazionale di difesa egiziano.
“Che quel che è accaduto è estremamente grave. E non solo per la vicenda del povero Giulio Regeni. Il tema è più ampio. Stiamo parlando di tecnologie sensibili, come appunto il software spia ‘Galileo’, sulle quali il governo ha il dovere di vigilare con la massima attenzione per evitare che possano finire nella disponibilità di Paesi che non offrono adeguate garanzie sul fronte del rispetto dei diritti umani”.
E nel caso dell’Egitto crede sia stato fatto?
“Restano molti dubbi che spero la mia interrogazione, che ho deciso di rivolgere anche al ministro degli Esteri, possa contribuire a dirimere. Ma la questione non riguarda solo i rapporti con i Paesi stranieri”.
Sarebbe a dire?
“La stessa attenzione, da parte del governo, va riposta anche sul fronte della prevenzione di possibili abusi legati all’eventuale impiego di queste tecnologie all’interno dei confini nazionali. Proprio nei giorni scorsi la Cassazione ha dato il via libera, ma fissando dei paletti, all’uso del virus Trojan per captare ‘conversazioni o comunicazioni tra presenti’ nei procedimenti ‘relativi a delitti di criminalità organizzata, anche terroristica’ nonché ‘quelli comunque facenti capo a un’associazione per delinquere, con esclusione del mero concorso di persone nel reato’. Una decisione che dovrebbe far riflettere”.
Su cosa, esattamente?
“Sul fatto che l’impiego di questi strumenti andrebbe valutato da un lato alla luce delle esigenze che la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo richiedono. Ma, dall’altro, anche del rispetto delle garanzie costituzionali riconosciute ai cittadini. Un tema che può toccare tutti e sul quale l’opinione pubblica andrebbe adeguatamente informata”.
Twitter: @Antonio_Pitoni