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Leicester campione nel Paese dei giganti: c’era una volta la favola delle Volpi Blu e del re argentato. Ore c’è pure il lieto fine

Il cammino delle Foxes, gli avversari imbattibili sulla carta, la piccola città contro la metropoli, gli alfieri semisconosciuti contro i nomi da figurina: la cavalcata del Leicester non sembra una favola: lo è

di Michele Monina
Leicester campione nel Paese dei giganti: c’era una volta la favola delle Volpi Blu e del re argentato. Ore c’è pure il lieto fine

C’era una volta un gruppo di Volpi Blu che si trovarono ad attraversare il Paese dei Giganti. Un posto difficile, pieno di insidie. C’era una volta. Le favole, da sempre, cominciano così. Questa è una favola. La favola del Leicester City, una squadra piccolina piccolina, in un mondo di squadre che fanno tremare le vene nei polsi, con dentro giocatori che fanno sognare i ragazzini in ogni angolo del mondo, che veicolano miliardi di sterline di merchandising. In questa favola non c’è il Principe Azzurro, ma un Re Argentato, Claudio Ranieri, questo il suo nome. Un Re che in vita sua non ha mai vinto nulla di importante, non ha conquistato regni. Un Re dai capelli argentati, gli occhi fieri ma perennemente lucidi. All’inizio di questa storia, dopo un anno in cui, senza Ranieri, ha miracolosamente conquistato la salvezza, la squadra, le Volpi Blu si trova di nuovo a dover affrontare il Paese dei Giganti, e anche stavolta, ovviamente, parte sulla carta destinata a lottare per la sopravvivenza in Premier League.

Ci sono troppe squadre importanti con cui competere, ben più blasonate e con rose decisamente più rimpinzate di campioni superpagati. Messi uno dietro l’altro, i nomi di quelle squadre, fanno davvero paura. Più della strega cattiva, dell’orco, del lupo che vuole mangiarsi la nonna o Cappuccetto Rosso: Arsenal, Tottenham, Manchester United e Manchester City, Liverpool, Chelsea, il ritrovato West Ham. Ma Ranieri, il Re dai Capelli Argentati, è un uomo di esperienza, uno che è sempre arrivato a un passo dal lieto fine senza mai portarlo a casa, è vero, ma pur sempre di grande esperienza, e la squadra, sulla carta dotata di meno campioni di figurine Panini, è in realtà una sorta di monolito. Anche i Sette Nani, se ci pensate, non è che fossero esattamente giganti, ma hanno aiutato Biancaneve, e alla fine hanno vissuto tutti felici e contenti.

I Sette Nani alla corte del Re dai Capelli Argentati ha eroi che, in un mondo normale, non da favola, passerebbero probabilmente inosservati. C’è Danny Drinkwater, con un nome da personaggio dei fumetti. Uno che è nato nella città del calcio, Manchester, nel momento in cui tutto lì sembrava perfetto. Uno che però è finito a giocare lontano da casa, se non fisicamente almeno metaforicamente. E non sapendo come sopperire all’altezza, quella sì metaforica, ha deciso di fare della precisione la propria statura. Lo raccontasse Osvaldo Soriano o Eduardo Galeano, uno come lui, con quel nome lì, lo descriverebbero come uno capace di spettinare una formica a cento metri di distanza, con un semplice calcio a un pallone. E siccome formiche, nei campi di calcio, se ne trovano poche, Danny ha deciso che era meglio mettere il proprio talento a disposizione di qualcun altro, Jamie Vardy, regalandogli una serie impressionante di assist, roba da record.

Lui lancia, l’altro segna. Jamie Vardy, visto che questa è una favola, è quello che uccide davvero il drago. Non lo fa Claudio Ranieri, perché lui più che un principe è un Re, e i draghi, si sa, li uccidono sempre i Principi. E Vardy per uccidere i draghi ha una sola arma a disposizione, il fiuto del goal. Lui continua a fiutarli, i goal, e a segnare, e la squadra, il Leicester City, vola in alto, neanche avesse le ali del drago. Al loro fianco altri eroi, altri nani. Su tutti Mahrez, il magrebino dal fisico esile, dalla barba incolta, lo sguardo di chi si trova nel posto giusto quasi per caso, ma poi, già che ci si trova, perché non segnare e infatti segna. O Wes Morgan, una specie di portone di castello di quelli con tanto di ponte levatoio e coccodrilli che nuotano nel fossato, e di lì, non ce n’è, non si passa. O N’Golo Kanté, l’uomo che, lo dovessimo raffigurare in una statua, lo dovremmo fare steso, le gambe puntate verso il pallone, magari anche verso una caviglia. Se Morgan è il portone del ponte levatoio, Kanté è il Bosco incantato oltre il quale non si deve e non si può andare, infatti non ci si va. Se c’è lui nei paraggi, salutate il pallone, l’azione ripartirà nella direzione opposta, è scritto così.

Poi c’è José Leonardo Ulloa, il gigante buono. Il gigante argentino, che dopo le Falkland, in Inghilterra, è cosa rara, quasi unica. E Kasper Schmeichel, il portiere danese, per dirla con la birra, l’unico danese che nessuno si fa da un bel po’ di tempo, record di inviolabilità in Premier League, con tanti saluti ai portieri più famosi. Loro, i Sette Nani di Re Ranieri. Così il Leicester comincia, partita dopo partita a farsi largo in campionato. Ranieri e i suoi inanellano record su record, dalle cinque vittorie di fila in Premier a altrettante partite fatte senza incassare goal, il record di Vardy, di cui si è detto, record anche interno alla storia del Leicester, con un precedente datato 1985, quando a segnare valanghe di goal era nientemeno che Gary Lineker, come dire, la storia del calcio inglese, record affiancato a quello del difensore Kanté, con 103 tackle il difensore più incisivo in Europa, e poi i trentatré punti infilati nel 2016 in quattordici partite, con la Champions League già conquistata e lo scudetto lì, a portata di mano.

Una vera favola, insomma, che ci riporta con la memoria a un passato passato, di quando, appunto, i calciatori avevano i baffi. In molti hanno azzardato un paragone con lo storico scudetto del Verona di Osvaldo Bagnoli, anno di grazia 1985 (proprio quello del record di Lineker) con Preben Elkjaer e Nanu Galderisi. Una vittoria entrata nel mito, perché quel Verona partiva come outsider, contro le più potenti armate italiane, Juventus in testa, ma grazie a un allenatore operaio e incredibilmente capace, e grazie a una rosa affiatata e in grado di elevare all’ennesima potenza il proprio rendimento, realizzò un vero miracolo. Bagnoli, poi, avrà modo di replicare nel 1992, quando in Coppa Uefa con l’altro outsider Genoa andrà a espugnare, prima volta nella storia del calcio, l’Anfield Road di Liverpool, trainato da Pato Aguilera. Ecco, Claudio Ranieri, che in passato ha compiuto miracoli a Cagliari, dalla Serie C alla Serie A, a Firenze, con un ritorno in Serie A dopo una stagione nel campionato cadetto, e ottimi risultati a Valencia, riportata in Europa e al Chelsea, ha scritto questa nuova favola.

E lo ha fatto giornata dopo giornata, puntando prima alla salvezza, poi a un piazzamento in Europa, poi alla sicurezza in Champions, senza mai parlare chiaramente di ambizioni scudetto, anche quando, come oggi, lo scudetto è lì. Con una intera città a fare il tifo per la squadra, intere famiglie a occupare gli spalti, a cantare in coro il suo nome, come il nome dei giocatori della rosa. Una squadra operaia, come il Verona o il Genoa di Bagnoli, senza apparenti primedonne, sempre che ormai non si possano considerare tali Vardy, Mahrez, Drinkwater, Kanté, gente che corre e porta l’acqua, ma che disegna perfette geometrie, passa e segna come nessun altro in Premier League, gente che poi mette in scena un gioco convincente, fa sognare la propria tifoseria e tutti quelli che amano il calcio vero. Una bella favola, che non può che finire con la vittoria in campionato, per passare dallo status di sogno a occhi aperti a quello di mito. Il Leicester City, le Foxes, le Volpi, squadra fondata nel 1884 e finora mai campione in Premier League, squadra di una città di neanche trecentomila abitanti sputata proprio nel centro dell’Inghilterra, è a un passo dall’entrare nella Leggenda.

Chiunque abbia una certa confidenza con Londra, la città di Wembley, dell’Arsenale, del Tottenham, del West Ham e di tante altre squadre, sa bene che proprio nei pressi di Piccadilly Circus, il cuore metropolitano, si trova una piazza che porta per nome proprio Leicester Square. È una piazza che è famosa perché qui si possono acquistare i biglietti per i teatri di Soho, quelli dove vanno di scena i musical, e perché qui si trovano alcuni dei più interessanti cinema della capitale inglese, dove ha luogo il London Film Festival. Una piazza a suo modo magica, legata alla fantasia e al divertimento. Ecco, da oggi Leicester sarà sinonimo di fantasia, magia e divertimento, sudore e poesia. Dio Salvi la Regina, Dio Salvi Re Claudio Ranieri e i suoi ragazzi Volpi vestite di Blu.

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