Un anno e mezzo fa era stato diffidato dall’utilizzare il logo del Movimento 5 Stelle: un avvertimento arrivato direttamente dagli avvocati di Beppe Grillo. Il motivo? Il suo meet up non avrebbe avuto la certificazione necessaria per utilizzare il marchio dei 5 stelle, e poco importa se al suo interno ci fossero due portavoce regolarmente eletti. É per questo motivo che quella diffida è stata poi ritirata, dato che adesso Giulio Sinatra è stato indicato dallo stesso Movimento 5 Stelle come candidato sindaco della sua città, Caltagirone, in provincia di Catania. Ed erano stati proprio gli organizer del meet up calatino che, il 9 dicembre del 2014, si erano visti recapitare alla propria casella mail un messaggio da parte dello studio legale Squassi e Montefusco. “Vi indirizzo la presente a nome e per conto del signor Giuseppe – detto Beppe – Grillo, con riferimento alle attività di propaganda politica e sociale da voi svolta in qualità di sedicenti portavoce degli attivisti del Movimento 5 Stelle a Caltagirone”, era l’incipit della lettera inviata dai legali del comico genovese. “Su tali presupposti – continuavano – vi invito a volere immediatamente cessare l’uso e il riferimento diretto, indiretto o anche solo per allusione al nome o ai marchi di proprietà del sig. Grillo, uniformandovi alle regole comportamentali e procedurali osservate da quanti si rispecchino nelle attività del Movimento 5 Stelle, che ben conoscete per avervi fatto parte nel recente passato. Va da sé che l’eventuale protrarsi della Vostra illecita condotta costringerà il mio cliente ad assumere le iniziative anche giudiziarie del caso”.
Era, in pratica, una diffida in piena regola, alla quale era seguito anche il blocco della pagina di accesso sul blog di Grillo. Solo che quella mail non era stata spedita soltanto a “sedicenti portavoce”, ma al contrario era stata inviata anche a Francesco Cappello e Gianluca Rizzo, attivisti del meet up di Caltagirone, ma anche deputati in carica eletti rispettivamente all’Assemblea regionale siciliana e alla Camera dei deputati. I due non hanno mai avuto alcun problema all’interno del Movimento, e dopo quella diffida hanno continuato a svolgere normalmente attività politica sotto le insegne dei Cinque Stelle. “Si tratta solo di una bolla di sapone, di un falso problema peraltro subito rientrato all’epoca, altrimenti non verrebbero deputati nazionali ed europei a sostenere la mia candidatura”, dice oggi Sinatra al fattoquotidiano.it: come dire che quella lettera di diffida era stata inviata praticamente per errore.
D’altra parte, nel dicembre del 2014 erano state diverse le lettere di avvertimento inviate dagli avvocati di Grillo ad attivisti di tutta Italia: non è un caso se quel periodo sia poi stato ribattezzato dagli ex 5 Stelle come “la strage degli innocenti del Movimento”. Tra questi, appunto, lo stesso Sinatra, erroneamente diffidato ad utilizzare il logo alla fine del 2014 e poi reintegrato e indicato come sindaco di Caltagirone (con tanto di lista certificata) dagli stessi pentastellati. E mentre a Caltagirone, i 5 Stelle candidano un ex diffidato (seppur praticamente per sbaglio), nella parte opposta dell’isola accade praticamente il contrario. Ad Alcamo, provincia di Trapani, Sicilia Futura, che sarebbe poi la lista fai-da-te creata dall’ex ministro Salvatore Cardinale e imbottita da ex sodali di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, ha scelto di candidare come sindaco Mariella Grimaudo, iscritta al locale meet up dei pentastellati. Cosa ci fa un’ ex attivista dei 5 Stelle tra cuffariani e cambiacasacca di lungo corso? “Il programma nazionale del M5s mi é piaciuto molto”, spiegava ai giornali locali senza un minimo d’imbarazzo la diretta interessata. Che evidentemente non vedeva l’ora di scendere in campo: e poco importa se a candidarla sia stata alla fine una lista che nulla ha a che vedere con i 5 Stelle.