Si chiama Fabrizio Di Marzio. Ed è consigliere di Cassazione. Prende il posto della collega Roberta Vivaldi. Che a solo un anno dall'assunzione dell'incarico aveva deciso di dimettersi. Appena dopo l’approvazione da parte del Parlamento della legge Boccadutri. La sanatoria che ha sbloccato una tranche dei finanziamenti pubblici da 45 milioni destinati ai partiti. Pur in assenza dei controlli prescritti sui loro bilanci. Affidati per legge proprio a questo organismo
Avanti il prossimo. Tra pochi giorni la Commissione di garanzia per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici tornerà a pieno regime. Il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) sta per autorizzare il collocamento fuori ruolo del consigliere di Cassazione, Fabrizio Di Marzio. Destinato a prendere il posto di Roberta Vivaldi che, dopo appena un anno dall’assunzione dell’incarico (destinato a durare sulla carta fino al 2019), ha deciso invece di dimettersi dalla Commissione istituita presso l’amministrazione della Camera dei Deputati. Dimissioni avvenute a breve distanza dall’approvazione, da parte del Parlamento della legge Boccadutri, la sanatoria che ha sbloccato in fretta e furia una tranche dei rimborsi elettorali da 45 milioni destinati ai partiti. Pur in assenza dei controlli prescritti sui loro bilanci, affidati per legge proprio a questo organismo.
Il magistrato è tornato a fare il suo lavoro a Piazza Cavour dopo aver formalizzato la richiesta, il 22 gennaio scorso, al Csm di essere revocata dall’incarico nella Commissione che ha come obiettivo la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici. Un addio, quello agli uffici di Palazzo San Macuto, emblematico non fosse altro perché è stato solo l’ultimo di una lunga serie di dimissioni e abbandoni che hanno costellato, fin dal principio, la vita dei questo organismo previsto dalla legge sui finanziamenti ai partiti del 2012. Che, però, come detto, ha dovuto fare i conti con ostacoli e false partenze abbastanza sorprendenti rispetto all’importanza del compito: tra tutti la mancanza di risorse e di personale amministrativo indispensabile all’attività certosina di verifica dei flussi di denaro affidata a questo pool di magistrati di diversa provenienza.
Della Commissione fanno parte cinque toghe, una per designazione del primo presidente della Corte di Cassazione, una del Presidente del Consiglio di Stato e tre del Presidente della Corte dei Conti . La rappresentazione plastica delle difficoltà con cui si sono dovuti misurare tutti, a prescindere dalla loro provenienza, è scritta nei numeri: in poco più di tre anni si sono dimessi 8 magistrati su 12 complessivamente designati. Un record.
Fatto sta che dopo le dimissioni di Vivaldi, i presidenti di Camera e Senato si sono trovati ancora una volta nella condizione di dover reintegrare i ranghi della Commissione. E, in questo caso, si sono dovuti rivolgere al primo Presidente della Cassazione, Giovanni Canzio affinchè indicasse un sostituto. Canzio, il 12 febbraio scorso, ha disposto un interpello tra i magistrati di Cassazione. Dove fortunatamente l’indice di scopertura di organico è inferiore al 20 per cento (si attesta attualmente al 14%), perchè altrimenti l’incarico rischiava di non poter essere autorizzato.
Alla fine della procedura interna condotta speditamente a Palazzaccio è stato designato Fabrizio Di Marzio, Consigliere presso la Terza sezione civile. Che – si legge nella pratica che ilfattoquotidiano.it ha avuto modo di visionare – è stato preferito agli altri due candidati che pure erano pienamente idonei a svolgere l’incarico “in virtù della maggiore anzianità di servizio in Cassazione, delle specifiche e diversificate esperienze professionali e della numerosa produzione scientifica in materia di diritto civile, con particolare riguardi contratti, al fallimento e al settore societario“. Tutte competenze fondamentali per l’incarico da svolgere in Comissione. Purchè l’organismo sia messo in condizioni di lavorare finalmente a pieno regime.