L'area intorno alla Maddalena è altamente tutelata, ma non mancano le proposte per renderla edificabile. L'ultima idea è quella di costruire quattro pontoni per le imbarcazioni. Ora la parola passa alla Regione Sardegna. Ma sul futuro della famosa spiaggia rosa pesa un dissidio interno al consiglio dell’Ente parco nazionale
Tutti la vogliono, questa è l’unica certezza. O vorrebbero, perché di fatto per l’isolotto di Budelli, 160 ettari nell’arcipelago della Maddalena, tra Sardegna e Corsica, il futuro è appeso alle carte bollate, e ora pure a un dissidio interno al consiglio dell’Ente parco nazionale. In bilico, da tempo. L’isola della spiaggia rosa, set del film Deserto rosso di Antonioni, è terra inedificabile, altamente tutelata con vincolo paesaggistico. Le proposte comunque non mancano. Come i progetti del banchiere neozelandese Michael Harte, già proprietario di altre isole diventate riserve scientifiche. Intenzioni di tutela a parole, ma nei render e nelle slide si vedono pontili e ruderi trasformati in residenze a suon di aumenti di cubatura.
A Budelli l’ultima novità è la richiesta di una nuova concessione demaniale marittima di specchio acqueo: “Quattro pontoni di attracco galleggianti per approdo di imbarcazioni motonavi da traffico”. La richiesta, come denunciano gli ambientalisti del Gruppo d’intervento giuridico, è stata avanzata a marzo e riguarda anche altre isolette: Spargi e Santa Maria. Già oggetto di una conferenza di servizi, è stata portata avanti da un’associazione temporanea d’imprese con sede legale alla Maddalena. Ora la parola passa alla Regione. Il no deciso è stato già dato dal presidente del Grig, Stefano Deliperi, ma anche dal presidente dell’Ente parco, Giuseppe Bonanno. Per il primo questo caso non è isolato: “La stessa cosa – dice – sta succedendo a Olbia a Punta Asfodelo, dove praticamente si vuol far approdare le barche sulle nacchere di mare (pinna nobilis, ndr)”. Insomma, nessuna meraviglia. Il tutto va verso lo sfruttamento turistico e imprenditoriale a fini privati di un bene pubblico: “Anche senza l’avallo di nessuno”. Dello stesso avviso il presidente Bonanno: “Preoccupato per le manovre che ruotano attorno a Budelli e alle altre isole. Soprattutto – spiega – riguardo all’esclusiva che si potrebbe concedere a una sola categoria di imprenditori. Deve essere garantita l’equità del diritto d’accesso. Anche attraverso la gestione pubblica”.
La storia, i soldi pubblici vincolati
Budelli è di fatto pubblica per legge: è stata acquistata con tre milioni di euro pubblici vincolati dallo Stato, grazie a un emendamento della legge di stabilità del 2014 capace di render concreto il diritto di prelazione. L’isolotto è sempre stato privato (l’ultimo proprietario è una società in fallimento, la Nuova Gallura srl), e le aste giudiziarie si ripetevano a vuoto, senza successo. Fin quando non è apparso nel 2013 l’imprenditore neozelandese Harte, che ha messo sul piatto i tre milioni e ha avanzato progetti di “tutela ambientale”. Da lì la battaglia nazionale per far diventare Budelli pubblica, a suon di petizioni e sentenze amministrative, tra mille dubbi sulle intenzioni effettive del nuovo proprietario. Fino all’acquisto dello scorso autunno, alle riunioni a Roma e, a sorpresa, il passo indietro dello stesso Harte.
Parola di tribunale e la faida interna all’Ente parco
Dopo il dietrofront dell’investitore, il tribunale delle esecuzioni immobiliari di Tempio Pausania ha consegnato Budelli nelle mani dell’Ente parco. Tutto ok, quindi? Affatto. Quando i giochi sembravano fatti spunta una faida interna al consiglio del Parco. Nei mesi scorsi l’Ente era stato protagonista di un battibecco istituzionale con la Regione per il Piano di gestione, un documento necessario per la programmazione. Ritardi accumulati e reciproci scaricabarile. Il presidente ora non si sente affatto delegittimato dalle posizioni dei consiglieri dissidenti. Così Bonanno spiega la sua versione dei fatti: “Succede che una parte del consiglio, in modo improprio e contro legge, vorrebbe disconoscere l’acquisto pubblico di Budelli. Ma io ho un mandato ben preciso e così mi sono mosso”.
Addirittura c’è chi vorrebbe utilizzare quei fondi pubblici per altro. Ma per il presidente si tratta di: “Semplici fantasie, direi anche arroganti. Come può una parte del Consiglio porsi allo stesso livello del Parlamento che ha deliberato e stanziato i soldi con un’unica finalità?”. In sostanza, però, è probabile uno stallo ulteriore, anche per i tempi giudiziari: prossima udienza per ripartizione tra i creditori a fine maggio. Al di là dei dettagli procedurali spiega ancora Bonanno: “Dal punto di vista delle conseguenze quell’atto è nullo. Il passaggio di proprietà non era nemmeno all’ordine del giorno e personalmente non ho partecipato alla riunione”. È fermo e liquida la polemica come “sterile”, ma non crede alle coincidenze: “Stranamente – dice – dopo la riunione è riemerso dal silenzio Harte (tramite il suo legale, ndr). Non credo ai mecenati, ovviamente, forse esistevano un tempo. Oggi ci sono solo imprenditori e chi investe vuol far soldi e pure in fretta”.