Nelle carte dell'inchiesta le manovre del primo cittadino Pd e dell'avvocato Marini per fare un bando su misura per la gestione delle piscine estive. E il tentativo di inquinare le prove. Come l'incontro chiesto al comandante della Finanza per "carpire informazioni sulle indagini in corso" e "screditare i concorrenti esclusi". Ma l'ufficiale registra tutto. Nelle intercettazioni, la preoccupazione sulle email compromettenti: "Sono stato un coglione, formattiamo il computer"
“Atteggiamento veramente disarmante quanto allarmante”. Non ha usato mezze misure il gip di Lodi Isabella Ciriaco per descrivere il comportamento del sindaco di Lodi Simone Uggetti. Nell’ordinanza di custodia cautelare a carico del primo cittadino e dell’avvocato Cristiano Marini, infatti, il giudice per le indagini preliminari parla di indagati che “pur davanti alla consapevolezza di realizzare degli illeciti, manifestano apertamente il fastidio derivante da chi denuncia a gran voce le loro condotte nefaste e contrarie alla legge e al primario interesse pubblico”. Un atteggiamento, ha aggiunto, “del tutto disinvolto“. Per questo, inoltre, a proposito delle esigenze cautelari che hanno portato in carcere sindaco e avvocato, il gip ha sottolineato che i due “hanno dimostrato assoluto spregiudicatezza non solo nelle modalità concrete tenute nel delinquere ma portando avanti con protervia i loro fini, intraprendendo attività volte a distruggere ed eliminare tracce del loro accordo illecito”. Non sono mancati, poi, giudizi complessivi sull’operato dell’esponente Pd, che a parere del gip “ha tradito l’alta funzione e l’incarico attribuitogli dai cittadini, gestendo la cosa pubblica in maniera del tutto arbitraria e prepotente, violando non solo le normative di settore ma, prima ancora, il mandato politico, di tutela, perseguimento e attuazione del primario bene collettivo e pubblico”.
L’incontro con il comandante della Finanza “per carpire informazioni sulle indagini”
Per motivare il pericolo di inquinamento delle prove che ha portato in carcere Uggetti, invece, il gip ha citato fra l’altro la richiesta di un incontro da parte del sindaco con il comandante provinciale della guardia di finanza “finalizzato a carpire informazioni sulle indagini in corso e contestualmente a riordinare una linea difensiva fondata sullo screditare il possibile concorrente escluso”. Il colonnello Benassi, comandante provinciale della guardia di finanza ha debitamente “registrato la conversazione”. “Le intercettazioni – scrive il giudice – dimostrano l’esistenza di uno stretto legame tra gli indagati e un atteggiamento molto confidenziale e ‘sciolto’ nel trattare della vicenda della gara, oltre che l’attenzione continuamente posta a riuscire a realizzare i loro intenti coprendoli da apparente regolarità, nel tentativo di distogliere l’attenzione e fugare le accuse di imparzialità e irregolarità insorte dopo la pubblicazione del bando e, ancor di più, all’esito ufficiale dell’aggiudicazione“. Parole dure per un comportamento da parte del sindaco e dell’avvocato che, secondo il gip, ha un fine “evidente”: “Rimuovere gli intralci che potevano derivare dall’esterno ai loro progetti, del tutto indifferenti e incuranti della condotta illecita e contra legem realizzata e protratta nel tempo”.
L’avvocato Marini e le piscine comunali: “Così nessuno ci fa concorrenza in casa”
Dalle intercettazioni emerge la volontà di ottenere la gestione delle piscine e i relativi introiti senza “avere nessuno che ti fa concorrenza in casa“, dice al telefono l’avvocato Cristiano Marini, consigliere della Sporting Lodi, beneficiaria secondo l’accusa del bando truccato: “A un certo punto tu hai un polo di attrattiva lodigiano delle piscine estive e ce le hai in mano tutte tu, cioè non hai concorrenza interna e tutti quelli che vanno in piscina, in qualche modo vengono da te… lì è vent’anni poi, eh”. Con buona pace di altre società interessate e che magari, osserva il gip, avrebbero potuto fornire un servizio più efficiente alla collettività. Ma c’è anche un tornaconto politico, ed è sempre Marini a illustrarlo: “Lui (il sindaco Uggetti, ndr) dice anche dal punto di vista politico per me l’idea di questo bando era cercare di far sì che poi chi si aggiudica sia… un pool più possibile ampio di associazioni… in modo tale che poi… più gente c’è dentro meno possibilità ci sono che qualcuno rompa il cazzo!”.
Il “cazzo”, però, cominciano a romperlo i concorrenti che chiedono spiegazioni dopo la pubblicazione del bando, come racconta ai pm la funzionaria comunale Caterina Uggè, che con la sua denuncia ha dato il via all’inchiesta. Mentre a Marini venivano concessi incontri e interventi addirittura in sede di stesura, afferma, “altri potenziali concorrenti hanno chiesto incontri per avere spiegazioni e hanno inviato pec (posta elettronica certificata, ndr) con elenchi di domande, che ritengo lecite, sugli impianti oggetto del bando”. Ma a loro “è stato invece negato qualsiasi colloquio e sono state date risposte sintetiche, evasive o incomplete”.
“Rifacimento integrale degli spogliatoi? Ma no, mettiamo solo riqualificazione”
Secondo l’accusa, Marini partecipa direttamente alla stesura del bando e ottiene in anticipo informazioni che per legge devono restare riservate. La cosa ha indubbi vantaggi economici, ma ancora una volta a danno dei cittadini. “Proprio le soluzioni concertate con il sindaco”, sottolinea il gip, danno a Marini la possibilità di limare gli impegni derivanti dalla gestione, “avendo ben presente quali sarebbero stati gli elementi presi in considerazione” per la vittoria finale. Così, in un’altra telefonata, l’avvocato dà indicazioni al risparmio sul progetto economico da allegare alla domanda di partecipazione: “Io metterei invece di rifacimento integrale degli spogliatoi io metterei riqualificazione… Cioè una volta che buttiamo su l’impermeabilizzazione va bene”.
Il sindaco e la paura per le email compromettenti: “Sono stato un coglione”
In una conversazione del 6 aprile 2016, scrive il gip, dopo il “clamore mediatico” delle proteste delle società escluse riportate dalla stampa locale, “Uggetti e Marini convengono sull’opportunità di formattare i dispositivi in loro possesso”, cioè di azzerare le memorie dei loro pc. “E se formattiamo?”, chiede il sindaco all’avvocato, che risponde: “Se formatti il computer mi spari in testa”, per poi aggiungere “ma non ho capito, a te è arrivata voce che questi stanno indagando?”. E Uggetti risponde: “No è una battuta, ne fanno tanto di battute, potrebbe essere una delle loro tante battute”. Non è solo una boutade, la formattazione dei computer e il possibile intervento su altri apparecchi utilizzati per scambiarsi mail e massaggi (smartphone, tablet, anche con messaggi su Whatsup) è oggetto di numerose conversazioni tra i due, intercettate dagli inquirenti. “Sono stato un coglione io, soprattutto all’inizio”, si dispera il sindaco in una telefonata del 6 aprile 2016. E ancora: “Facciamo le cose che possiamo fare che è formattare il pc”. Dal canto suo Marini confessa di avere anche lui “il patema d’animo” e aggiunge: “Tu mi hai mandato solo una mail con il bando ma quella l’ho già buttata, ho buttato anche il file che m’avevi mandato”. Il giorno dopo, sempre intercettato, Uggetti incarica un tecnico del Comune di intervenire sull’hard disk.
Per il sindaco Uggetti “vantaggi in termini di consenso politico-elettorale”
Secondo i pm di Lodi era solo uno il “movente” che ha spinto Simone Uggetti ad esercitare “pressioni” sul funzionario che doveva predisporre il bando di gara: puntare a “controllare direttamente ed esclusivamente” la gestione delle piscine comunali, ottenendo così “evidenti risvolti politici economici”. “Secondo la pubblica accusa – si legge infatti nell’ordinanza – il movente della condotta tenuta dagli indagati sarebbe da individuare, in capo al vertice politico-amministrativo, ossia da parte del sindaco, nell’esigenza di controllare direttamente ed esclusivamente la gestione comunale degli impianti natatori”. Così facendo il sindaco avrebbe ricavato “vantaggi per sé in termini di consenso politico elettorale e per la società aggiudicataria” e sarebbe divenuto “il gestore, in condizioni monopolistiche, di tutti gli impianti natatori comunali, acquisiti sostanzialmente senza alcuna concorrenza, con minimo dispendio economico e conseguenti evidenti risvolti positivi economici (negli anni precedenti gli impianti hanno fruttato nel periodo estivo oltre centomila euro di utile)”. Altre società, si legge nell’ordinanza, avevano manifestato interesse nella gestione delle piscine e avevano fatto sopralluoghi, in particolare la Nuotatori milanesi e la Sport Management. Alla fine, però, parteciperà al bando, oltre alla vincitrice Sporting Lodi, solo la Fanfulla Lodi 1864, storica società sportiva della città.
Le indagini della Guardia di Finanza hanno inoltre fatto emergere che il sindaco e l’avvocato abbiamo “potuto sistematicamente gestire la cosa pubblica con modalità illecite, commettendo reati contro la pubblica amministrazione“. Così come hanno portato alla luce la loro “perseveranza” e la “pervicacia” nel mantenere gli accordi illeciti, “proseguendo imperterriti l’attuazione di un programma criminoso anche quanto era stata denunciata pubblicamente la collusione tra gli indagati”.