A due giorni dall’assemblea che dovrà nominare il nuovo consiglio d’amministrazione di Veneto Banca e approvare il bilancio 2015, dalla Bce e dai vertici dell’istituto arriva un colpo micidiale alla lista dei consiglieri alternativa proposta dai soci. Francoforte ha inviato una missiva da leggere in assemblea in cui “anche in considerazione delle passate carenze”, la Bce informa gli azionisti che si riserva di valutare “con attenzione” la professionalità e l’onorabilità dei futuri consiglieri: ne verrà verificata “la reputazione, l’esperienza nella gestione bancaria e l’indipendenza, inclusa la presenza di eventuali conflitti d’interesse”. E non è che l’antipasto. A presentare il piatto forte sono i vertici di Veneto Banca che – dopo aver premesso che le informazioni vengono “messe a disposizione in un’ottica di trasparenza e non contengono, né implicano alcun giudizio, né alcuna valutazione” da parte dell’istituto – informano gli azionisti che la maggioranza dei presentatori della Lista Soci “sono riconducibili a gruppi economici esposti nei confronti della banca per un importo aggregato che supera i 520 milioni”.
La Lista Soci si contrappone a quella presentata dall’attuale consiglio d’amministrazione ed è stata presentata da due associazioni: Azionisti Veneto Banca e Per Veneto Banca. Detto così sembra niente: Veneto Banca è una ex popolare e molti soci sono anche debitori. La stessa azienda vinicola dell’attuale presidente, Pierluigi Bolla, è debitrice nei confronti dell’istituto, anche se lui precisa di aver ridotto “al minimo” l’esposizione. La botta più forte arriva però poche righe più sotto: “in alcuni casi – prosegue la lettera – l’esposizione dei presentatori della lista riguarda crediti deteriorati rispetto ai quali, cioè, non sono stati adempiuti gli obblighi di rimborso nei confronti della banca. In altri casi, si tratta di posizioni che, per criticità e anomalie di diversa gravità, si trovano classificate in osservazione/vigilanza”. Sul totale dei 520 milioni di esposizione dei presentatori della lista e dei loro gruppi di riferimento, 393 milioni sono rappresentati da crediti che presentano anomalie e, di questi, ben 262 milioni sono classificati come crediti deteriorati a livello di gruppo. Tra questi soci, inoltre, ve ne sono 13 il cui acquisto di azioni è stato finanziato dalla stessa banca: si tratta di oltre 460mila azioni che sono state scomputate dal patrimonio di vigilanza della banca e di cui appunto sono titolari questi soggetti.
A chiusura della lettera, i vertici dell’istituto aggiungono che “il dato complessivo dell’esposizione riferibile agli aderenti all’associazione Per Veneto Banca” è di 958 milioni a livello consolidato, di cui 730 milioni sono classificati come “crediti problematici, inclusi crediti deteriorati per 382 milioni”. Dati che non mancheranno di suscitare polemiche tra i soci, ma che fanno anche capire meglio il senso della lettera della Bce, all’attenzione che verrà messa nella valutazione dei requisiti dei consiglieri e di quel richiamo a “un assetto di governance adeguato per assicurare la sana e prudente gestione” della banca.
Bolla ha sottolineato senza mezzi termini come “molti dei candidati della Lista Soci sono vicini all’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli”, ha rivendicato la netta discontinuità dell’attuale gestione della banca e ha ribadito di guardare al futuro con fiducia, nonostante il periodo molto difficile e nonostante il duro colpo della mancata quotazione della Popolare di Vicenza: “Ad oggi riteniamo che l’intervento di Atlante non sia necessario. Banca Imi ha garantito l’aumento di capitale da un miliardo e c’è un consorzio che si è impegnato a condividere l’aumento. Un consorzio di grande rilevanza internazionale che sta lavorando all’aumento e alla quotazione in Borsa”, ha ribadito Bolla, non negando che però il contesto di mercato è molto difficile. Il pre-marketing delle azioni partirà il 12 maggio e presto si capirà se e in che misura un intervento di Atlante si renderà necessario – come molti pensano – anche per l’istituto di Montebelluna.