Studio condotto da Maurizio Botta dell'Università di Siena e da Giovanni Maga dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia: "Capace d'interferire con il meccanismo di replicazione di virus come 'Hiv, il virus dell'epatite C o il virus Zika". Il premio Nobel e la moglie avevano finanziato il progetto: "Era stata lei a volerlo, questo dimostra ancora una volta il suo istinto alla solidarietà vera e non di facciata. Sono commosso"
Un unico farmaco contro differenti infezioni virali, capace d’interferire con il meccanismo di replicazione di virus come l’Hiv, il virus dell’epatite C o il virus Zika. È l’obiettivo di uno studio condotto da Maurizio Botta, del dipartimento di biotecnologie, chimica e farmacia dell’Università di Siena e da Giovanni Maga dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Lo studio è basato su un approccio innovativo, che sfrutta molecole che, invece di colpire i componenti virali, come avviene per i farmaci attualmente in commercio, inibiscono una proteina umana, definita “DDX3”, che i virus utilizzano per infettare la cellula e replicarsi.
“Il potenziale di questi composti è enorme e potrebbe trovare applicazione nel trattamento di pazienti immunodepressi, che spesso sono colpiti da altre infezioni virali, insieme all’Hiv – spiega Maurizio Botta -. Inoltre, questo approccio potrebbe rappresentare anche una valida soluzione contro infezioni emergenti, che con la globalizzazione si stanno diffondendo in maniera sempre più frequente ed estesa, e contro le quali non esiste ancora un rimedio efficace. Il nostro team – aggiunge lo studioso – sta continuando a lavorare strenuamente per raggiungere questo obiettivo: mettere a punto una nuova terapia antivirale efficace nel giro di pochi anni”. “Sarà necessario continuare le ricerche per trasformare in farmaci queste molecole – aggiunge Giovanni Maga, del Cnr – ma possiamo considerare gli inibitori della proteina DDX3 i prototipi di antivirali ad ampio spettro. Una classe di farmaci – conclude lo studioso – ad oggi non ancora disponibile”.
Questa ricerca porta la firma anche della Fondazione Dario Fo e Franca Rame, che ha offerto un cospicuo finanziamento per la ricerca. “Questa grande notizia dimostra una volta di più che Franca aveva un istinto straordinario per la solidarietà vera e non soltanto di facciata”, spiega l’attore Premio Nobel a Ilfattoquotidiano.it ricordando che l’idea di finanziare questo progetto venne proprio alla moglie. “Non è l’unico caso – continua Dario Fo – in cui Franca ha aiutato concretamente la ricerca scientifica. In Italia ci sono grandissimi ricercatori che devono essere nelle condizioni di lavorare al meglio. È una grande soddisfazione in memoria di Franca. Sono commosso”.
Come nacque l’interesse di Franca Rame per questa ricerca? Lo racconta Jacopo Fo: “Aveva visto in televisione il professor Botta lamentare la mancanza di fondi per pagare un ricercatore x tre anni, e così lei ha deciso di utilizzare lo stipendio da senatrice (dalla cassa Nobel disabili) per pagare lo stipendio a questo ricercatore negli anni 2009-2010-2011. “Questo dimostra che i soldi se sono spesi con oculatezza valgono di più”.