Poffarbacco! Perdindirindina! Abbiamo la Giustizia più efficiente al mondo o quasi e non lo sapevamo! Ieri il nostro Guardasigilli on. Orlando in conferenza stampa così pomposamente ha recitato: “Era uno dei nostri obiettivi e possiamo dire di averlo raggiunto: oggi la durata media del primo grado del processo civile è di 367 giorni“. Ed ancora: “Il dato emerge dallo studio sui tempi medi e l’arretrato effettuato dagli uffici del ministero della Giustizia sul primo quadrimestre 2016 su un campione statisticamente rappresentativo di 40 tribunali italiani“. Il dato fornito dal guardasigilli, calcola il tempo medio complessivo di tutti gli affari di tribunale, e negli ultimi tre anni ha registrato un calo costante dei tempi nelle varie fasi del giudizio civile. Lo scorso anno il tempo medio di un processo civile era 427 giorni, nel 2014 era di 487, mentre per chiudere un processo nel 2013 ci è voluta una media di 547 giorni. (fonte lapresse).
Ma la realtà è ben altra rispetto a quanto ci viene raccontato. Se il ministro invece di affastellare dati assai discutibili e disomogenei tra loro, al fine di dopare il risultato finale e presentare una giustizia gonfia di anabolizzanti, avesse tratto i dati da tutti i tribunali italiani, magari distinguendo pure tra primo e secondo grado di giudizio, ora avremmo dati assai meno pomposi.
Infatti, può spiegarci quali siano i 40 tribunali scelti? Forse quelli più virtuosi? E quali procedimenti civili abbia preso in considerazione? Forse anche quelli abbandonati, transati, conciliati, mediati? Forse anche i procedimenti cautelari urgenti, gli Accertamenti Tecnici Preventivi, i decreti ingiuntivi senza opposizione, i procedimenti sommari (quelli condotti veramente sommariamente), le cause di lavoro, le separazioni e i divorzi consensuali e consensuali congiunti? Perché il sospetto è che il suo dicastero (interamente composto da magistrati, dunque da soggetti dotati di assoluta terzietà…, al pari della Banca d’Italia il cui board è interamente composto dai banchieri, secondo il metodo della terzietà all’italiana) abbia mischiato le pere con le mele. Ed il risultato non può che essere un frullato, magari gradevole ma pur sempre un frullato misto.
Per avere i dati reali certamente non si possono richiamare solo i casi eclatanti (rinvii all’ultima udienza oggi, al 2020, 2021 come già accade) ma neppure sbandierare solo i casi virtuosi. In medio stat virtus, dicevano gli antichi, ancor prima di confrontarsi con l’Italia di oggi (e di ieri).
Ci permettiamo di darle due consigli per addivenire realmente ai dati sconfortanti della durata media dei processi: lanci un referendum on line (sul suo sito è fattibile, senza particolari difficoltà) rivolto agli avvocati e alle parti in causa (inserendo i dati, r.g. e tribunale dove pendono o pendevano i giudizi, onde evitare giudizi infondati) ossia i veri fruitori della giustizia, con un termine breve (un mese) e poi ne ricavi i dati. Ma abbia poi il coraggio di pubblicarli. Vedrà subito che si libererà dal renzismo, ossia da quella irrefrenabile voglia di raccontare frottole quali “abbiamo fatto/abbiamo cambiato verso/è cresciuto il Pil/l’occupazione cresce/il Paese migliora/gli altri son Gufi” che poco corrisponde alla realtà. Non alla percezione della realtà ma alla realtà.
Oppure se vuole (mi offro di accompagnarla gratuitamente ed in incognito, per entrambi) in un girone dantesco quale quello che possono offrire tutti i tribunali italiani (a cominciare dall’efficiente nord, Pavia, Alessandria, indecorosi etc.) così potrà tastare con mano quanto le scrivo: 1) durata media delle cause ordinarie di circa 3 anni e di 2/3 anni per gli appelli (nelle quali nemmeno si discute più); 2) attesa del deposito di una sentenza tra i 4 mesi e i 7 mesi; 2) cambi di giudice in corsa e più volte per la stessa causa (una vera roulette russa); 3) udienze rinviate ad cazzum (mi scuso per l’inglesismo) senza avvertire mai difensori, parti processuali e testimoni (con gravi disagi per gli stessi); 4) riserve che durano mesi senza più nulla sapere; 5) personale amministrativo assai dedito a pause caffè e cazzeggio; 6) assenza di informazioni e di decoro nei tribunali. E molto altro ancora.
Certo, lei è in buona compagnia, perché Anm ci racconta costantemente che i magistrati sono i più “produttivi d’Europa”. Ma tutto questo stride spaventosamente con le classifiche internazionali che sistematicamente e inesorabilmente pongono l’Italia ogni anno, quanto all’efficienza della giustizia, tra gli ultimi posti al mondo. Ed allora qualcosa non torna.
Certo, non è mica colpa esclusiva di qualcuno ma ognuno ha responsabilità in questo sfascio. E continuare a dare dati non attendibili certo non aiuta.
Nei tribunali italiani si consumano ogni giorno drammi umani, esistenziali e si decide il destino di molte vite. Non si decide solo del danno bagatellare.