Il nostro subconscio, in certi casi, ha capito tutto. Dovremmo guardare a lui non solo e non tanto con amorevole gratitudine, ma come fonte di ispirazione. Lui, il nostro subconscio, per evitarci di impazzire, rimuove tutto quello di doloroso che ci si pone davanti. Riguardo al passato, semplicemente, facendoci dimenticare, o smussando gli spigoli. Riguardo al futuro impedendoci di farci pensare, se non per sbaglio, ogni tanto, alle possibilità catastrofiche che la vita potrebbe metterci di fronte. Non ci pensiamo, così riusciamo a vivere senza il terrore che succeda qualcosa di possibile ma talmente tragico da paralizzarci.
Poi, però, quel qualcosa succede, e tutto il lavoro del nostro subconscio va a puttane. Il mondo si sgretola, con tutte le certezze che pensavamo lo costellasse. Di colpo, per dirla coi poeti, ci sentiamo più soli, e indifesi. Chiaramente, il nostro subconscio, sempre lui, si mette lì sin da subito, a lavorare di buona lena. Inizia a ricostruire le nostre certezze, a smussare gli spigoli, offusca i ricordi, li cambia a nostro beneficio. In poche parole, si prende cura di noi, ci aiuta a sopravvivere.
Franco Gatti, meglio noto come Il Baffo, lascia i Ricchi e Poveri. Lo fa, ci dice, per dedicarsi alla sua famiglia. Niente di particolarmente astruso.
Difficile immaginare come oggi, 4 maggio 2016, il nostro subconscio riuscirà a metterci una pezza. Difficile se non impossibile, il suo lavoro. Perché, diciamolo, i Ricchi e Poveri ci sono sempre stati, e a noi piace pensare sempre ci saranno. Sono parte del nostro patrimonio pop, ma anche del nostro patrimonio culturale. Fanno parte del panorama, come certe colline, o certi monumenti antichi. Sappiamo bene come cambiare casa equivalga a un lutto, pensate come potrebbe essere rimanere in casa ma trovare un panorama completamente davanti fuori dalla finestra. Così è per noi. Da oggi i Ricchi e Poveri non sono più tre, Angela, Angelo e Franco, detto il Baffo, ma due. Angela e Angelo. Sono proprio loro due a comunicarci la ferale notizia, con il sorriso sulle labbra. Del resto, quel sorriso sulle labbra, è parte integrante della loro cifra, impossibile immaginarseli senza. Impossibile e, diciamocelo chiaramente, anche inutile. Se qualcuno ha una bella immagine, rasserenante e consolatoria, perché mai pensare di cambiarla?
“Continuiamo a percorrere la strada nella musica senza Franco Gatti che, in totale armonia con il resto del gruppo ha deciso di fermarsi. Ringraziamo Franco per la professionalità e l’amicizia dimostrata in quasi cinquant’anni di vita artistica insieme. Noi restiamo sul palco perché questa è la nostra vita.”
Queste le poche parole con cui Angela Brambati, la moretta, e Angelo Sotgiu, il biondo cotonato, salutano un terzo dei Ricchi e Poveri. In realtà, chi è abbastanza vecchio come chi scrive lo ricorda bene, in principio i Ricchi e Poveri erano quattro. Angela, Angelo, Franco e Marina Occhiena. Marina era la bionda, perché il gruppo, oltre che tra ricchi e poveri era composto da mori e biondi. Il suo allontanamento, in un momento in cui la band, se ci è concesso chiamarla così, era all’apice del suo successo, avvenne per ben altri motivi, ormai entrati negli annali. Era l’anno del Signore 1981, e il gruppo, nato negli anni Sessanta, aveva già portato a casa grandi risultati con brani entrati a far parte del nostro patrimonio culturale (pop) come La prima cosa bella, Che sarà, Questo amore, quando la bionda, vuole la leggenda, si intrattiene col marito della mora. Ovviamente la bionda viene cacciata. Nel farlo, ovviamente, non si fermano, anzi vanno al Festival di Sanremo con un brano poi diventato una mega hit, Sarà perché ti amo, scritta per loro da Pupo. Seguiranno altre hit strepitose, come Mamma Maria, Voulez Vous Danser, Se m’innamoro e Canzone d’amore.
Col tempo, chiaramente, la loro presenza nel nostro immaginario è diventata sempre di più mitologica, e un po’ meno legata alla quotidianità. Come per Al Bano e Romina, tanto per fare un paragone. Le loro partecipazioni al Festival di Sanremo, così come dai programmi di intrattenimento per famiglie si sono fatte più rade, anche se ci piace ricordare una loro partecipazione a Music Farm, circa un decennio fa. Una delle ultime volte che li abbiamo visti all’Ariston, peraltro, proprio Franco, oggi fuori dal gruppo come un Jack Frusciante qualsiasi, ha avuto un malore proprio durante l’esibizione, ci sembra di ricordare una colica renale finendo trascinato fuori dal palco mentre altri due, inconsapevoli, continuavano a cantare senza di lui. In effetti, non era certo la figura centrale della band, il Baffo.
A loro, Fabio Fazio, aveva pensato come superospiti nel suo ultimo Festival, quello del 2014, ma la tragica morte del figlio di Franco, Alessio, avvenuta a ridosso della kermesse, aveva portato all’annullamento della partecipazione. L’anno dopo, sempre a ridosso del Festival, era stato Angelo a defezionare, colpito da un attacco di cuore. Insomma, un passato prossimo tormentato, che il nostro subconscio aveva prontamente rimosso, a vantaggio di un ricordo ben più sereno, felice. Un ricordo di loro, ancora più giovani e meno botulinizzati (ma quanto era bella Angela, da giovane, Dio santo?). Loro che cantano felici, pimpanti, le loro canzoni leggere. Magari non profondissime, tranne rare eccezioni, ma ben rappresentative di un’epoca in cui ancora si credeva nel domani, in cui un gruppo poteva chiamarsi Ricchi e Poveri senza scatenare ire e ironie sui social. Un passato in cui i Ricchi e Poveri erano tre, Angela, Angelo e Franco, lì a cantare Mamma Maria o Se m’innamoro. Ecco, io scendo qui.