Il pm Michele Ruggiero ha iscritto l'ex presidente Josef Ackermann, gli ex co-amministratori delegati Anshuman Jain e Jurgen Fitschen (quest'ultimo in uscita), l'ex capo dell'ufficio rischi Hugo Banziger e Stefan Krause, ex direttore finanziario. Secondo l'accusa hanno alterato il valore dei titoli di Stato italiano riducendo di 7 miliardi il volume di quelli nel portafoglio dell'istituto "senza informare" Tesoro e operatori
Deutsche Bank e i suoi ex vertici sono indagati per manipolazione di mercato dalla procura di Trani. Le accuse riguardano la vendita, per 7 miliardi di euro circa, di titoli di Stato italiani nel primo semestre 2011. La banca se ne è disfatta in piena crisi del debito sovrano, poco prima della lettera della Bce che di fatto segnò la fine del governo Tremonti-Berlusconi e l’avvento dei “professori” di Mario Monti. Quella mossa, secondo il pm di Trani Michele Ruggiero, ha alterato la regolare formazione dei prezzi dei Btp. L’ex management ha infatti “nascosto ai mercati e al ministero dell’Economia italiano la reale intenzione della banca di ridurre drasticamente e nel brevissimo termine (nel primo semestre 2011) il possesso di titoli del debito italiano in portafoglio”, che a fine 2010 ammontava a otto miliardi di euro.
La vendita massiccia dei titoli di Stato italiani, secondo l’accusa, ha alterato il valore di mercato dei titoli stessi perché è stata fatta violando la normativa in vigore. Infatti Deutsche Bank in tre pubblicazioni nel periodo febbraio-marzo 2011 definì sostenibile il debito italiano, ma non rese nota la sua intenzione di ridurre subito e drasticamente i titoli emessi dal Tesoro che aveva in portafoglio. Volontà che invece risulta chiara alla luce delle vendite per 7 miliardi ‘over the counter’, che per i pm sono state giustificate “falsamente” a posteriori nell’informativa periodica del giugno 2011 con la necessità di ridurre la sovraesposizione del gruppo al rischio sovrano dell’Italia a seguito dell’acquisizione di Postbank di fine 2010.
Nello stesso periodo, Deutsche Bank acquistò circa 1,4 miliardi di Credit default swap, strumenti finanziari che assicurano contro il rischio di default, per coprirsi rispetto all’esposizione al rischio Italia. Quegli acquisti non furono comunicati dal gruppo bancario né ai mercati finanziari né al Tesoro. L’insieme di queste condotte, stando all’accusa, configura una manipolazione del mercato perché idoneo ad alterare la regolare formazione del prezzo di mercato dei titoli di Stato italiani sia nel primo semestre 2011 (quando il mercato ignorava le dismissioni di titoli) sia successivamente alla pubblicazione periodica del giugno 2011. In quest’ultima occasione il mercato e gli operatori – sostiene il pm Ruggiero – seppero della massiccia e repentina riduzione dell’esposizione della banca al rischio Italia interpretandola come un “chiaro segnale di sfiducia del gruppo nei confronti della tenuta del debito sovrano italiano”.
Nei giorni scorsi, riferisce l’Ansa, i militari della Guardia di Finanza di Bari e il pm hanno sequestrato atti e mail nella sede milanese dell’istituto tedesco, in piazza del Calendario, e ascoltato testimoni. Sarebbe stato sentito il responsabile di Db Italia, Flavio Valeri, presidente e consigliere delegato del Consiglio di gestione di Deutsche Bank Italia, estraneo alle indagini in corso che riguardano esclusivamente le attività della sede tedesca della banca. Gli indagati per manipolazione di mercato sono cinque. Si tratta dell’ex presidente, degli ex co-amministratori delegati Anshuman Jain e Jurgen Fitschen – quest’ultimo è attualmente co-amministratore delegato uscente -, dell’ex capo dell’ufficio rischi Hugo Banziger e di Stefan Krause, ex direttore finanziario ed ex membro del board di Db.
Ruggiero, il pm che con la stessa accusa ha messo sotto inchiesta anche le maggiori agenzie di rating, ritiene di essere competente ad indagare in base all’articolo 10 del Codice di procedura penale, secondo cui in caso di reato commesso interamente all’estero da soggetti stranieri residenti all’estero la competenza è del magistrato che per primo ha iscritto la notizia di reato. Deutsche Bank ha fatto sapere che sta collaborando con le autorità in questa inchiesta e “nel 2011 aveva risposto a una richiesta fatta da Consob in relazione a questa vicenda e aveva fornito le informazioni e i documenti relativi”.