Fare il presidente degli Stati Uniti “non è intrattenimento, non è un reality show“. E se nel partito repubblicano c’è una chiara divisione interna, “saranno gli elettori che decideranno se Donald Trump parla per loro e rappresenta i loro valori”. Sono i primi commenti di Barack Obama dopo la vittoria del tycoon alle primarie in Indiana che, in casa repubblicana, ha messo una lapide sulla possibilità per tutti gli altri candidati di accaparrarsi la nomination alla Casa Bianca.
In una breve conferenza stampa, parlando dell’esponente repubblicano, il presidente americano si è detto convinto che “bisogna prendere molto sul serio le dichiarazioni che ha fatto nel passato”. E poi ha aggiunto: “Se farete il vostro lavoro e informerete bene l’opinione pubblica, sono fiducioso che la nostra democrazia funzionerà. Mi preoccupa l’enfasi dei media sul circo, non è qualcosa che possiamo permetterci”.
Ma con la nomination repubblicana saldamente in mano a The Donald, un’indiscrezione di questi giorni vorrebbe la Casa Bianca piuttosto preoccupata all’idea di lasciare che la Cia, com’è tradizione prima delle elezioni presidenziali, condivida con tutti i candidati alcune informazioni classificate. Dal 1952, infatti, è consuetudine che la Cia prepari coloro che potranno essere i futuri presidenti su questioni di sicurezza nazionale prima ancora che mettano piede ufficialmente nella Casa Bianca.
Giovedì, durante un briefing con la stampa, il press secretary Josh Earnest ha detto che l’amministrazione si fida di Hillary Clinton e confida che l’ex segretario di Stato capisca l’importanza di mantenere il segreto sulle informazioni classificate. Interrogato su Trump, Earnest ha glissato dicendo che si tratta di una decisione che deve prendere il direttore della Cia.”Non posso esprimermi io”, ha detto. Ma secondo i giornalisti presenti, Earnest ha lasciato intendere che l’Intelligence potrebbe operare una selezione tra i candidati nel condividere informazioni classificate.