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Sadiq Khan, musulmano attento ai diritti gay ed ecologista favorevole al business. Ecco chi è il nuovo sindaco di Londra

Il 45enne avvocato dei diritti umani è nato in una famiglia proletaria di immigrati pachistani. Il suo programma punta all'incremento dell'edilizia sociale ma anche alla lotta contro il terrorismo e ogni tipo di estremismo

Londra ha ora un sindaco musulmano, laburista, ecologista ma attento anche al business e alle imprese, almeno stando alle promesse. E soprattutto da venerdì 6 maggio la capitale ha un primo cittadino che è forse l’unica vera magra consolazione per il Labour di Jeremy Corbyn, il leader dell’opposizione dallo scorso 12 settembre, che è stato accusato da più fronti di aver fatto virare il partito troppo a sinistra. Mentre si leccano ancora le ferite per i brutti risultati a livello locale (nel Regno Unito si votava anche per i parlamenti nazionali di Scozia, Galles e Irlanda del Nord e per diversi consigli comunali, nonché per due seggi parlamentari riassegnati in due elezioni suppletive), i laburisti possono ora vantare un amministratore che, nel panorama europeo, è veramente rivoluzionario.

E Sadiq Khan, avvocato per i diritti umani 45enne, non è dirompente solo per le sue origini pachistane e per la sua fede di musulmano praticante, ma anche per le sue aperture ai diritti gay, tanto da aver votato da parlamentare a favore della legge sui matrimoni fra persone dello stesso sesso, nel 2013, ricevendo diverse minacce di morte. Ma anche per la sua estrazione proletaria: figlio di un autista di autobus e di una umile sarta, avendo vissuto per anni in una casa di edilizia popolare, fra ‘lavoretti’ del fine settimana, molti sacrifici e una carriera tutta in salita e assolutamente guadagnata fino in fondo. Senza appoggi o ‘spintarelle’, si direbbe in Italia.

Al di là dell’agiografia del vincitore, comunque, Khan è stato in grado, scrive la stampa britannica, di intercettare le vere volontà dei cittadini londinesi, quasi 9 milioni di abitanti di cui almeno il 40% nato all’estero o comunque di origine straniera. Stop all’aumento spropositato delle tariffe del trasporto pubblico, già ora uno dei più cari al mondo, con l’introduzione di un biglietto della durata di un’ora sugli autobus. Non è così ora a Londra, dove se si prende più di un mezzo si paga un biglietto diverso – e lo si paga veramente, altrimenti non si sale sul bus – ogni volta che si passa dalla porta anteriore. Ancora, sì all’ambientalismo ma senza esagerare: la coscienza ‘verde’ di Khan non pare essere così sviluppata come quella di Zac Goldsmith, il candidato conservatore sconfitto, che dell’ecologismo ha sempre fatto il suo cavallo di battaglia. Rinnovo del parco auto, dei mezzi del trasporto pubblico e soprattutto un abbattimento delle emissioni domestiche sono comunque fra gli obiettivi del nuovo sindaco laburista, che aggiunge nel suo programma di voler far diventare Londra una città waste free, libera dalla schiavitù della produzione di rifiuti. Non si sa come, ma le promesse sono importanti. E Khan ci ha messo la faccia, dicendo di capire le ragioni degli ambientalisti soprattutto per la sua asma che spesso non gli dà pace.

Ancora, Khan, che da giovane lavorò anche in un negozio, promette di essere estremamente attento al business, che mai come oggi a Londra ha bisogno di essere protetto dai rischi della Brexit. L’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione europea, in seguito al referendum del prossimo 23 giugno, è uno spauracchio sempre più concreto considerando la relativa vittoria alle elezioni locali di giovedì 5 maggio dell’Ukip di Nigel Farage. Più che uno spauracchio, è un vero e proprio terrore per le aziende, con la Cbi, la ‘Confindustria britannica’, che più volte si è espressa contro l’eventualità. Ecco così che Khan promette incentivi, un ambiente ancora più internazionale e favorevole al business, se possibile, e una generale e maggiore attenzione alle ragioni degli uomini di impresa in quella che già da tempo è una delle capitali mondiali della finanza, dei servizi, delle startup, della ricerca, della scienza e della tecnologia.

Ancora, per Khan, uno dei temi vincenti riconosciuti dalla stampa, durante la sua campagna elettorale, è stato quello della casa, in una città dove i prezzi delle abitazioni sono alle stelle a causa degli investitori internazionali (sceicchi arabi, oligarchi russi ma anche molti italiani) che arrivano sotto il Big Ben solamente per comprare appartamenti e ville. Con il risultato che ormai il prezzo medio di un’abitazione londinese supera le 500mila sterline (650mila euro al cambio attuale), un fatto che ormai è un incubo persino per la classe media, sempre più impossibilitata a comprare casa. Le giovani coppie scappano sempre più da Londra, città dove già oggi una larghissima parte della popolazione vive in affitto, avendo spesso difficoltà a pagarlo. Ecco così che Khan ha promesso più edilizia sociale per tutti, con l’obiettivo di costruire anche fino a 80mila nuove abitazioni all’anno. Edilizia sociale (o popolare) ma anche case a prezzi calmierati e il rendere la vita più difficile a chi affitta case ed è senza scrupoli. Chissà se il ragazzo cresciuto in un council flat, e che proprio nel giorno delle elezioni ha visitato i suoi poveri ex vicini, riuscirà nell’impresa.

Infine, e non è roba di poco conto in una metropoli così multietnica, la lotta al terrorismo e all’estremismo di ogni genere. “Sarò il sindaco di tutti i londinesi”, ha promesso più volte Khan. Aggiungendo però di voler andare contro tutti quei londinesi che fanno preoccupare Scotland Yard, antiterrorismo e servizi segreti. Nel suo programma elettorale c’è la chiara volontà di “predisporre un piano per affrontare la diffusione dell’estremismo”. Nella sua carriera da avvocato per la difesa dei diritti umani, Sadiq Khan ha difeso tanti clienti dal passato oscuro e dai legami non molto chiari. E i tabloid hanno puntato molte volte sul presunto rischio dell’avere in città un sindaco musulmano. Per ora una cosa è certa: i londinesi non si sono fatti prendere dalla paura e hanno votato in massa per il “ragazzo più sveglio del Labour”, come è stato più volte definito. Del resto era nello stesso suo proclama elettorale: “Scegliete la speranza e non la paura”, aveva scritto a chiare lettere il nuovo sindaco prima di essere eletto. Per ora i londinesi – e con lui anche i britannici europeisti e mezza Europa tutta – sperano con forza.