Il governo austriaco conferma la creazione di un sistema di controlli e recinzioni per limitare il flusso di profughi ai valichi di Tarvisio. E, quando si riesce a passare il confine, Vienna rispedisce al mittente, quindi all’Italia, i richiedenti asilo. Prende le distanze dalla mossa degli austriaci Matteo Renzi che, ci tiene a precisare:“ Bisogna recuperare lo spirito di Altiero Spinelli”. A fargli da eco le parole di Angela Merkel: “Dobbiamo difendere le nostre frontiere senza cadere nel nazionalismo, senza perdere la libertà di circolazione”. Il desiderio di raggiungere la Germania e, più in generale, il nord Europa, nonostante tutto, non si placa. E la direttrice ferroviaria del Brennero è diventata, per i tanti che sbarcano sulle coste del nostro Paese, l’unico modo per sfuggire alle maglie del sistema di accoglienza italiano. Il reportage di Giulia Cerino andato in onda su Servizio Pubblico, in due puntate, documenta proprio il viaggio, la speranza e i sogni di questi profughi. “Vengo dalla Somalia, scappo dalla guerra e dalle persecuzioni, cerco la pace in Europa” racconta uno di loro, che viaggia con un regolare biglietto. La “trilaterale”, un terzetto di forze dell’ordine costituito da un austriaco, un italiano e un tedesco, tuttavia, è inflessibile: senza documento d’identità non si può proseguire e i profughi sono portati in caserma. Qui, dopo una prima procedura preliminare d’identificazione, dovranno ripresentarsi volontariamente per aprire la procedura d’asilo: ma su 6000 persone fermate nell’ultimo anno nessuna l’ha fatto. La speranza di farcela infatti, superando i controlli al confine austriaco, non muore (prima parte del reportage andato in onda su Servizio Pubblico)
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