Da omicidio colposo a omicidio volontario. La Procura di Napoli Nord non crede più all’ipotesi di un incidente e ha aperto una nuova inchiesta sulla morte di Antonio Giglio, il bimbo di 4 anni che ha perso la vita il 27 aprile 2013, dopo essere precipitato da una finestra dell’abitazione dei nonni materni, al settimo piano dell’isolato 3 del Parco Verde di Caivano. Un anno prima che accadesse anche alla piccola Fortuna Loffredo, amica della sorella di Antonio. Per la morte del bambino l’unica indagata (per omicidio colposo) è la madre, Marianna Fabozzi, attualmente in carcere con l’accusa di aver coperto il compagno Raimondo Caputo sia per l’omicidio e le violenze subìte da Fortuna che per gli abusi sessuali sulle tre figlie della donna. Il sospetto è che qualcuno abbia ucciso anche il bambino che, ora, non si esclude possa aver subito a sua volta violenze. Per chiarire anche questo aspetto saranno riascoltate a breve le tre sorelline di Antonio, già testimoni chiave nell’indagine sulla morte di Fortuna.
LA MORTE DI ANTONIO – Antonio Giglio morì poco dopo il ricovero all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli a causa dei gravissimi traumi riportati. Fu trasportato d’urgenza dopo essere caduto da una finestra dell’appartamento della nonna, la madre di Marianna Fabozzi. La donna si era separata un anno prima dal marito Gennaro Giglio, padre del bambino e conviveva con Raimondo Caputo. Sentita più volte dagli inquirenti, ha raccontato la sua versione dei fatti. Anche successivamente, quando si indagava sul caso di Fortuna Loffredo. Tant’è che le dichiarazioni della donna sono contenute anche nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del compagno Raimondo Caputo, per l’omicidio della piccola Chicca: “Avevo un altro figlio di 4 anni – raccontava – che è morto per cause accidentali, cadendo dalla finestra della camera da letto della casa di mia mamma. Quella giornata il bambino era andato a trovare la nonna e, vedendo l’elicottero dei carabinieri, si è sporto eccessivamente, cadendo giù”.
L’INCHIESTA – Diversi fattori hanno probabilmente contribuito all’apertura di un nuovo fascicolo di cui si occuperà la sezione specializzata in reati e violenze sessuali ai danni di minori diretta dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio. Intanto le forti analogie con la morte di Fortuna Loffredo e tutto quanto negli ultimi due anni è emerso sugli abusi ai danni dei bambini nel Parco Verde di Caivano. Almeno quattro le bambine che hanno subìto violenze. L’obiettivo della Procura Napoli Nord è quello di portare alla luce la presunta rete di pedofili che ha agito indisturbata per anni, complice l’omertà di molti residenti. Alcuni dei quali finiti per questo nel registro degli indagati. A portare all’apertura di questo nuovo fascicolo, però, anche alcuni elementi che riguardano nello specifico la morte del piccolo Antonio. All’epoca non fu disposta l’autopsia.
LE TESTIMONIANZE – Oltre alla mamma del bambino, nell’appartamento quel giorno c’erano la nonna Angela Angelino e la sorella di Raimondo Caputo. All’epoca dei fatti raccontarono la stessa versione circa l’accaduto. Marianna Fabozzi e la madre dichiararono che il bambino era scappato nella camera da letto della nonna ed era salito su uno sgabello. Eppure già a settembre del 2014 l’avvocato della famiglia Loffredo, Angelo Pisani, depositò presso la Procura di Napoli Nord tre filmati in cui altrettanti testimoni parlavano della morte di Antonio, affermando che non si era trattato di un incidente. E una donna ha poi raccontato agli inquirenti che Marianna Fabozzi avrebbe spinto il bambino giù dalla finestra. A riguardo è emblematica un’intercettazione ambientale nella quale la nonna di Antonio, consigliando a una delle nipoti di non dire nulla di compromettente agli inquirenti sulla morte di Fortuna, accenna anche a quanto accaduto ad Antonio. E dice: “A tutte le domande devi dire ‘io non so niente’ così devi rispondere” e poi le ricorda “quando è morto mio nipote non ho accusato nessuno, ho detto che nessuno stava a casa mia, non ho…come hanno fatto loro”.