“Anche noi abbiamo una piccola Terra dei fuochi con stratificazioni di rifiuti bruciati che sviluppano un livello di tossicità spaventoso”. A lanciare l’allarme è Andrea Gennai, da 3 anni, direttore del Parco naturale regionale Massaciuccoli, Migliarino e San Rossore, paradiso di 23mila ettari (16 riserve naturali, tenute risalenti al XV secolo, dal 2004 “Riserva della biosfera” Unesco) esteso lungo la costa toscana tra Viareggio, Pisa e Livorno. Dov’è quest’area a rischio inquinamento? “Si trova – spiega Gennai – nel campo adiacente al villaggio rom di Coltano, in provincia di Pisa. Auto, elettrodomestici, arredi, rifiuti di ogni genere: sono anni che in quella piccola area viene bruciato di tutto“. L’area dove vengono bruciati i rifiuti si trova proprio all’interno del Parco: “Un campo di appena un ettaro – sottolinea Gennai a ilFattoQuotidiano.it – è un neo rispetto ai 23mila del nostro meraviglioso Parco: per noi però resta una piccola ferita“. Gennai punta il dito soprattutto contro i rom: “Ma non sono gli unici responsabili”.
Così in questi giorni si moltiplicano gli incontri con tutte le autorità competenti: per l’ordine pubblico questura, prefettura e Comune e per la parte ambientale ancora Comune, Asl, Arpat e lo stesso Parco. Salvatore Sanzo, ex olimpionico di scherma e attuale assessore all’Ambiente del Comune, condivide “la preoccupazione del direttore”. “Lo smaltimento illegale dei rifiuti – dice – è purtroppo un malcostume italiano e non riguarda solo Pisa. E ovviamente non è solo colpa dei rom. Servono più controlli, da parte di tutti: il Comune come sempre farà la sua parte e offrirà massima collaborazione per cercare di risolvere la questione”.
Gennai aveva già lanciato l’allarme due anni fa e ora ci riprova con tutti i giornali. “Da 10 anni qui si appiccano roghi a rifiuti, automobili e elettrodomestici” ha detto al Tirreno. A Toscana Tv ha parlato di “stratificazioni di rifiuti bruciati”, sviluppo di sostanze chimiche “e quindi un livello di tossicità spaventoso”. Al FattoQuotidiano.it ribadisce: “I fumi dei fuochi sprigionano diossina e altri veleni che si disperdono nell’ambiente. Anche il terreno ne è impregnato: per la bonifica si dovrebbe scavare almeno un metro“. I resti dei fuochi? “Un pugno in un occhio, si vedono anche da Google Earth“. La denuncia desta scalpore: “Ma è esattamente ciò che succede nella Terra dei fuochi campana: se è considerata una cosa grave laggiù non vedo perché non debba esserlo anche qui”.
Nel mirino finiscono soprattutto i rom abitanti nel villaggio realizzato nel 2010 dal Comune di Pisa con fondi europei (al posto del campo nomadi vennero costruite 17 case minime per un’ottantina di persone): “Non sono contro i rom, con questa denuncia voglio tutelare anche loro. Il campo si trova a una ventina di metri dalle loro case: forse non si rendono conto nemmeno loro dei veleni che respirano“. Poi precisa: “E’ probabile che il campo venga sfruttato anche da persone che con i rom non hanno nulla a che fare, magari anche qualche piccola ditta scarica lì i rifiuti”. Il direttore si sta confrontando con le autorità competenti e ora lancia l’ultimatum ai rom: “Basta fuochi, altrimenti chiederemo il sequestro dei furgoni con cui questi materiali vengono trasportati al campo. Le denunce e le multe non bastano più”.
Sono gli stessi rom a ammettere di bruciare rifiuti per guadagnare qualcosa: “Meglio guadagnar soldi così che andare a rubare” si è sentito rispondere Gennai. I rifiuti ferrosi vengono depurati dalle loro parti in plastica per essere rivenduti. In alcuni casi invece, magari per conto di altre persone, si bruciano rifiuti che dovrebbero esser smaltiti in discarica. Siamo perciò di fronte “all’ultimo anello di una catena di smaltimento irregolare”. Poi la conclusione: “La sensazione è che in Italia ne esistano parecchi di casi simili: temo che Coltano non sia affatto un caso isolato”.
(Alcune foto di questa pagina sono fotogrammi di un servizio andato in onda su Toscana Tv)