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Internazionali d’Italia 2016, tabellone sbilanciato: parte alta (con Djokovic) satura di big, quella bassa un po’ meno

L'edizione 2016 si preannuncia di altissimo livello. Il serbo è il nome da battere ed è sideralmente il più forte di tutti anche se nell'ultimo anno ha dimostrato di concedere qualche inciampo. Per esempio a Montecarlo

Alla fine c’è anche Federer, e dei big non manca nessuno. L’edizione 2016 degli Internazionali d’Italia si preannuncia di altissimo livello. Il sorteggio ha regalato un tabellone sbilanciato: parte alta (quella di Djokovic) satura di big, parte bassa (quella di Murray) povera di favoritissimi. Djokovic e Murray stanno per affrontarsi in finale a Madrid (è la loro 32esima sfida: è avanti il serbo 22 a 9) e il torneo romano è cominciato oggi. Scopriamo insieme il tabellone a 64 nomi.

Primo quarto (quello di Djokovic, ma pure di Nadal). Il serbo è il nome da battere ed è sideralmente il più forte di tutti, anche se ha dimostrato quest’anno di concedere ogni tanto qualche inciampo. Per esempio a Montecarlo. Come tutte le prime 8 teste di serie, entrerà in scena a partire dal secondo turno, usufruendo di un bye. Avrà prima un qualificato e poi verosimilmente Monfils, finalista a Montecarlo ma comunque “facile” per Djoko. Nei quarti troverà verosimilmente Nadal, che deve però superare nei 16esimi Kohlschreiber (vittorioso a Monaco) e negli ottavi uno tra Raonic e Kyrgios. Il tabellone di Nadal, in ripresa rispetto al 2015 (trionfo a Montecarlo e Barcellona) ma non ancora il Nadal dei bei tempi (e forse mai più lo sarà), è terribile. Sfortunato anche il tamarro pazzo (e geniale) Kyrgios. Ha 21 anni, è 20 al mondo ed è il giovane più dotato assieme a Thiem e Zverev. A Madrid ha dimostrato di adattarsi anche alla terra e come talento non teme rivali, ma Roma non sarà il suo torneo. Presenti due wildcard italiche, Caruso (subito Kyrgios) e Cecchinato (subito Raonic).

Secondo quarto (quello di Federer). Seguendo le classifiche, il quarto sarà Federer-Nishikori. Il giapponese è in gran forma, lo svizzero non si sa. Da segnalare due primi turni di rara bellezza: Dimitrov-Zverev e Dolgopolov-Thiem. Assai ostico il cammino di Federer: esordirà con uno tra Dimitrov (erroneamente definito da anni “il Federer bulgaro”) e Alexander Zverev, tedesco, classe (tanta) 1997 e predestinato. Negli ottavi avrebbe poi Thiem, classe (tanta) 1993 e altro predestinato. Roger avrà tutto il pubblico dalla sua parte, ma il suo approdo ai quarti non è scontato. Men che meno in semifinale (contro Djokovic?). Nishikori ha un cammino più agevole, a meno che Gasquet o Seppi non indovinino la gara della vita. Mah.

Terzo quarto (quello di Wawrinka). Stanislas Wawrinka è il campione in carica del Roland Garros e un anno fa a Parigi ha provocato una delle più grandi sorprese nella storia del tennis maschile, ma parte sempre sottotraccia e non si è ancora capito quanto sia in forma quest’anno. A Madrid ha perso in due set, entrambi al tiebreak, contro il (mio) pupillo Kyrgios, che odia pubblicamente dopo lo scazzo sulla fidanzata (e Kokkinakkis). Wawrinka ha un buon tabellone e teoricamente nei quarti troverebbe Tsonga, un altro che non si sa mai come si alzi e quanto abbia voglia. Il favorito di questo spot è dunque lo svizzero, ma attenzione a Fognini. Avrebbe chance di spingersi avanti, ma pure lui – anzi soprattutto lui – è umorale come nessuno. Al primo turno ha Garcia-Lopez, e già potrebbe complicarsi la vita da solo. Poi troverebbe la sua bestia nera Ferrer, che non è però al top. Quindi Tsonga (se il francese non si smarrisce prima) e Wawrinka: ogni gara sarebbe difficile, ma nessuna impossibile.

Quarto quarto (quello di Murray). Se Murray si fosse sorteggiato da solo, avrebbe avuto meno (apparente) fortuna. E’ il finalista naturale e non si riesce a immaginare come possa perdere fino ai quarti, dove troverebbe verosimilmente uno tra Berdych e Goffin. Murray è partito con il freno a mano tirato quest’anno, ma il suo cammino a Madrid (due set a zero a Nadal in semifinale) dice che vale ancora le posizioni 2/3 al mondo. Il dubbio può essere di tenuta fisica e mentale: arrivare in fondo significherebbe raggiungere la seconda finale consecutiva in un Masters 1000: per Djokovic è routine, per Murray un po’ meno.