I pm pronti a mettere la parola fine al secondo filone di inchiesta sulla vela nel capoluogo partenopeo. 45 pagine non tenere nei confronti della giunta e del criterio con cui sono stati "spacchettati" gare e incarichi. Ma manca la prova di "accordi fraudolenti" e "volontà di arricchimento". Verso l'archiviazione per "infondatezza della notizia di reato" anche il fratello del sindaco, Claudio de Magistris
Procedure illegittime delineate anche da delibere di giunta sulle quali i pm si sono chiesti se indagare o meno il sindaco e gli assessori che le votarono (per poi decidere di non farlo), e dichiarazioni di ‘urgenza’ che si potevano evitare con un’azione amministrativa più accorta e previdente: così Comune di Napoli e Acn-America’s Cup Napoli (la società di scopo pubblico-privata per la gestione dell’evento velico) poterono ‘spacchettare’ gare e incarichi collegati all’organizzazione dell’evento velico tra il 2012 e il 2013, in modo da ridurli a importi inferiori alle soglie che vietano le negoziazioni semplificate e le assegnazioni dirette, aggirando le norme sugli appalti. Ma bisogna prosciogliere i 20 indagati – uno iscritto solo per errore, un nome grosso dell’imprenditoria partenopea – perché mancano gli elementi soggettivi dei reati e le prove dei presunti accordi illeciti.
Non sono tenere le 45 pagine della richiesta di archiviazione con cui la Procura di Napoli – pm Graziella Arlomede e Marco Bottino – vuole mettere la parola fine al secondo filone dell’inchiesta sulla Coppa America di vela (il primo si è concluso tra molti proscioglimenti e alcuni rinvii a giudizio). Uno dei pochi che ne esce bene è Claudio de Magistris, il fratello del sindaco Luigi de Magistris nonché coordinatore della campagna elettorale in corso. Indagato nella qualità di consulente Grandi Eventi del Comune a titolo gratuito, con ipotesi di abuso d’ufficio e turbativa d’asta formulate da una informativa della Guardia di Finanza del 20 maggio 2013, de Magistris jr secondo i pm merita l’archiviazione “per infondatezza della notizia di reato”. I pm disposero l’intercettazione delle sue utenze, senza ricavarne alcunché, dopo l’ascolto di un paio di telefonate di Mario Hubler (anche lui indagato e verso l’archiviazione). In una, l’amministratore di Acn dialogava col fratello del sindaco di come evitare un ricorso al Tar da parte di una ditta non aggiudicataria. In un’altra, la più rilevante, Hubler accennava a una signora rappresentante di una società coinvolta nell’evento, “dell’interessamento” di de Magistris jr “al servizio di organizzazione eventi (affidato alla società Eventi Comunicazione e Promozione s.r.l., con sede in Roma), ed in particolare all’organizzazione del catering previsto per la manifestazione”. Testualmente Hubler afferma: “Lì c’è tutto un meccanismo che riguarda anche Claudio… cose che a me.. e tutto quanto… che comincio a capire… quindi fate quello che volete a me non me ne fotte proprio.” Un indizio di una presunta, illecita interferenza nonché di un interesse personale di de Magistris jr, che non ha trovato alcun riscontro nei successivi accertamenti, compresa l’analisi dei computer sequestrati al fratello del sindaco e ad altri indagati nel corso di una perquisizione che fece molto rumore.
Nulla da dire, secondo gli inquirenti, pure su un altro indagato eccellente, Maurizio Maddaloni: il subentro della Camera di Commercio, all’epoca presieduta da Maddaloni, all’Unione Industriali nella compagine societaria di Acn avvenne con un iter che non configura l’abuso d’ufficio. I pm vogliono archiviare anche Hubler, il capo di gabinetto del sindaco Attilio Auricchio, l’ex presidente dell’Unione Industriali di Napoli Paolo Graziano e il dirigente del Comune di Napoli e responsabile unico del procedimento amministrativo per le procedure semplificate degli appalti Giancarlo Ferulano, indagati a vario titolo per reati che vanno dall’abuso d’ufficio al falso alla truffa e turbativa d’asta.
La Procura si è determinata a non procedere dopo aver analizzato l’assegnazione di una moltitudine di appalti “delle opere temporanee a terra” dell’America’s Cup. Arrivando alla conclusione che il Comune di Napoli frazionò artificiosamente un progetto unitario approvato dalla giunta regionale, in modo da far rientrare i singoli appalti “sotto soglia”. Poi censurando la delibera del febbraio 2012 con la quale la giunta de Magistris dichiarò le “condizioni di urgenza” che consentirono l’applicazione delle procedure semplificate per gli appalti. “Non rivestono il carattere della oggettività e della imprevedibilità – sostengono i pm – essendo collegate a ritardi cagionati da una errata scelta, effettuata dagli enti organizzatori, del sito di Bagnoli quale scenario di svolgimento delle gare, essendo ben note le problematiche di carattere ambientale presenti nella zona ex Italsider (successivamente sottoposta a sequestro preventivo su iniziativa di questo ufficio) e di conseguenza essendo prevedibile il diniego delle autorizzazioni da parte del Ministero”.
Bagnoli era la location originaria, per ‘salvare’ l’evento Acn e organizzatori ripiegarono in fretta e furia sul lungomare liberato di fronte alla Rotonda Diaz. Insomma, le critiche e i dubbi degli inquirenti non mancano. Come è chiaro nel passaggio in cui scrivono che l’inchiesta “fa luce sui rapporti e sulle commistioni createsi nella fase di organizzazione dell’evento tra i professionisti nominati da Acn e i funzionari del Comune di Napoli. Tuttavia non vi è prova che tali rapporti siano stati determinati dalla volontà di arricchimento o dall’esistenza di un accordo fraudolento, mancando agli atti prova del pagamento di tangenti”.