Botta e risposta in direzione Pd tra l'ex presidente del partito e la ministra per le Riforme per il suo paragone tra chi vota "no" alle riforme e Casapound: "Spieghi". Lei: "Ti sei fermato al titolo del Fatto Quotidiano". Il presidente del Consiglio attacca i costituzionalisti: "Archeologi che credono di difendere il codice di Hammurabi". E poi sull'onda della fiducia: "Se va bene la consultazione, congresso anticipato"
Insulti e sfottò: la campagna elettorale per il “sì” al referendum costituzionale è partita anche in direzione Pd. Come sempre da una parte la minoranza del partito e dall’altra i renziani. “La Boschi ha detto che votiamo ‘no’ come Casapound e tra noi ci sono anche membri dell’Anpi”. “E’ un dato di fatto”. “Giudicate chi critica in base all’età, è bullismo anagrafico“. E per l’occasione il presidente del Consiglio è andato oltre attaccando i giuristi: “I costituzionalisti archeologi difendono il sì, la Costituzione non è il codice di Hammurabi“. Se doveva essere la riunione per ricompattare il gruppo, qualcosa è andato storto o semplicemente è andato come sempre. Sul ring della sede del Nazareno si sono affrontati da una parte Gianni Cuperlo e dall’altra Maria Elena Boschi. L’ex presidente Pd ha chiesto chiarimenti alla ministra per la sua dichiarazione pubblica del weekend quando ha associato la minoranza dem al partito di estrema destra: “Ho atteso a lungo una smentita”, ha detto. E lei ha replicato: “Voi dite che facciamo come Verdini. Ti sei fermato al titolo del Fatto Quotidiano. La nostra gente è stanca delle diatribe interne”. Renzi dal canto suo ha preferito non intervenire nel merito dello scontro, ma è tornato ad attaccare i giuristi che criticano la riforma: “Dire che così si danno troppi poteri al presidente del Consiglio, non è vero. Per gli archeologi travestiti da costituzionalisti segnaliamo che questa parte della Costituzione non è stata cambiata: forse stanno difendendo il codice di Hammurabi“.
L’obiettivo della riunione era quello di serrare i ranghi in vista dei prossimi mesi di campagna elettorale e soprattutto mobilitare il partito sul referendum di ottobre a cui Renzi ha vincolato la sopravvivenza dell’esecutivo. Il presidente del Consiglio se da una parte sa che le amministrative partono in salita, sulle riforme ha sondaggi favorevoli e punta a giocarsi tutto in corsa. “Se va bene la consultazione”, ha detto, “poi anticipiamo di qualche mese il congresso”. Per la campagna del “sì” quindi, che ormai Renzi ha trasformato nella campagna su se stesso, ha annunciato la modalità “banchetto permanente”: “Dal 20 maggio al 15 luglio avremo molte polemiche e questioni aperte”. Il rinnovo della segreteria Pd invece è slittato a subito dopo le elezioni amministrative.
Renzi è anche tornato a parlare di giustizia, dicendo che i “dem sono genuinamente garantisti” mentre M5s e Lega sono di un “doppio pesismo incredibile”: “Noi non vogliamo le dimissioni del sindaco indagato M5s di Livorno”, ha detto. La direzione Pd è stata convocata nei giorni in cui il partito deve affrontare la “questione morale”, tra l’arresto del sindaco dem di Lodi Uggetti per turbativa d’asta e l’indagine a carico del consigliere regionale campano Graziano per concorso esterno in associazione camorristica. Se Renzi solo domenica 8 maggio intervistato a “Che tempo che fa” ha ammesso “che una questine morale nel Pd esiste e chi lo nega, nega la realtà”, davanti ai suoi è stato nuovamente molto vago.
Renzi: “Nel Pd la fatica della democrazia, per il M5s la comodità della dinastia”
Renzi ha dato il via alla direzione Pd con una provocazione ai 5 Stelle: “Ci auguriamo che anche altri trovino lo spazio per sostituire la fatica della democrazia alla comodità della dinastia, come accaduto nel principale partito dell’opposizione”. Il riferimento è al ruolo del figlio di Casaleggio che, dopo la morte del padre e cofondatore del Movimento, ha reso più evidente il suo ruolo di referente per parlamentari e attivisti. Poi sul tema giustizia Renzi ha attaccato sia il fronte dei grillini che quello del Carroccio: “C’è un doppio-pesismo incredibile“, ha detto, “e non mi riferisco solo alla Toscana a 5 Stelle o alla Lombardia in camicia verde, chi è garantista con i suoi e giustizialista con gli altri è insopportabile. Noi siamo genuinamente garantisti, non chiediamo dimissioni Nogarin, lui farà le sue valutazioni con il suo consiglio comunale”. Sabato 7 maggio infatti è uscita la notizia dell’indagine a carico del primo cittadino sulla vicenda della gestione rifiuti.
La direzione Pd è stata convocata in primo luogo per parlare della compattezza del partito in vista dei prossimi impegni elettorali: “Non abbiamo nessun motivo per continuare una sfibrante discussione interna”, ha detto Renzi, “quando altri nostri compagni sono impegnati in prima fila della campagna delle amministrative. Non chiedo una moratoria delle polemiche. Ma si deve fare uno sforzo per non vergognarsi di ciò che abbiamo fatto in questi anni e di ciò che dobbiamo fare sul territorio. Non voglio sottacere i tanti problemi sul territorio: sono meno di quelli che i media raccontano, più di quelli che dovrebbero esserci”. Renzi ha chiesto ai suoi “una mobilitazione permanente” in vista dei prossimi impegni del partito. “Dal 20 maggio al 15 luglio lanciamo una mobilitazione permanente: quel giorno dovremo presentare le firme per il referendum costituzionale. Sono già presentate da deputati e senatori, formalmente il referendum è già in pista. Ma credo che sia giusto che il Pd faccia quello che stanno facendo anche gli altri: andare piazza per piazza a chiedere comunque ai cittadini di mettere la firma sulla richiesta del referendum e diffondere il più possibile comitati dal basso“.
Il presidente del Consiglio ha anche parlato del problema migranti e della gestione dell’emergenza da parte dell’Unione europea. “L’Europa continua a inseguire la strada della paura”, ha commentato. “Il Brennero è l’esempio più concreto, ahimè non l’unico. Quando hai scommesso su un’Europa che non abbia confini interni ma a fronte di questo non hai il coraggio di essere conseguente appena emerge un piccolo segnale di difficoltà o disagio, ti mostri poco credibile agli occhi della tua gente. Se crei fantasmi o credi ai fantasmi creati da altri, chi è più bravo ad alimentare paure e generare mostri, vince sempre”.
Cuperlo: “La moratoria sulle polemiche deve valere per tutti. No a bullismo anagrafico”
L’esponente della minoranza del partito Gianni Cuperlo ha accolto il tentativo di pacificazione del segretario dem Renzi, ma al tempo stesso ha detto che “una moratoria delle polemiche deve valere per tutti”: “Ho aspettato la smentita delle parole di quella ministra che ha messo sullo stesso piano di Casapound chi voterà ‘no’ al referendum sulla riforma costituzionale, tra cui ci sono anche membri dell’Anpi e costituzionalisti”. L’ex presidente Pd ha fatto anche riferimento a un articolo su l’Unità: “Gualmini-Vassallo in un articolo hanno polemizzato con i costituzionalisti marcando l’età media senza risparmiare un richiamo ai benefit: già l’idea di prendere la calcolatrice e calcolare l’età media lascia interdetti per il gusto di bullismo anagrafico“, ha sottolineato. “Vedo le ragioni che spingono a non trasformare questo tentativo di riforma costituzionale in un ennesimo fallimento, ma penso che le motivazioni che si usano e si useranno per sostenere la riforma dovranno essere all’altezza e alla portata di questo tema e non potranno ridursi a una riflessione troppo facile sui costi della politica o sul numero dei politici. Sarebbe un errore”.
Cuperlo ha poi detto di essere d’accordo sull’augurio che il partito si compatti in vista del voto: “Condivido la necessità di portare avanti con orgoglio le nostre amministrative. L’ultima volta invocai una moratoria sulle questioni che ci vedono in posizioni distinte al nostro interno. Mi pare la decisione più saggia, se pensiamo che la cosa più importante ora sia concentrare i consensi attorno al Pd. Condivido le parole del segretario e le considero una bussola da seguire”. Il deputato ha parlato anche delle ombre che deve affrontare il partito: “Nessuno ha una benda sugli occhi e vediamo anche le ombre davanti a noi, dall’ingresso formale di Verdini nella maggioranza, così descritto da un autorevole viceministro, a una questione morale di lunga memoria e lunga data. Una questione su cui Renzi ha speso parole molto serie. Vedo tutto questo, così come una ripresa che stenta, qui come in Europa”.
Boschi a Cuperlo: “Ti sei fermato al titolo del Fatto Quotidiano”
La ministra per le Riforme ha deciso di replicare alle accuse di Cuperlo e ha spiegato le sue dichiarazioni: “Io non ho mai preso la parola in direzione”, ha esordito, “ma decine di volte nelle riunioni dei gruppi parlamentari, discutendo e cercando di smussare molto per cercare di arrivare uniti al voto sulle riforme costituzionali. E in quel percorso mi è stato detto di tutto e su di me è stato scritto di tutto e io ho risposto col sorriso. Ma questa volta voglio rispondere qui, apertamente, a Gianni Cuperlo. Più volte mi è stato detto che chi vota ‘sì’, vota come Verdini e io in un incontro pubblico ho detto che chi vota ‘no’ vota ‘no’ come Casapound: è una semplice constatazione, non è un’equiparazione. Magari bastava farmi una telefonata, Gianni, e non fermarti al titolo del Fatto Quotidiano, altrimenti vuol dire che è in corso un cambiamento ontologico del fare partito”. La Boschi ha poi concluso: “Da qui al 2018 ci sarà una direzione in cui la nostra minoranza interna non attaccherà questa segreteria? Una, caro Gianni, perché magari funziona. Anche perché la nostra gente è stanca delle diatribe tra di noi”.
La replica di Renzi: “Critiche da archeologi vestiti da costituzionalisti”
A chiudere la direzione è stato il segretario Matteo Renzi che, replicando agli interventi, ha ribadito il suo attacco a chi si schiera contro la riforma costituzionale: “Dire che con la riforma costituzionale si danno troppi poteri al presidente del Consiglio, non è vero. Per gli archeologi travestiti da costituzionalisti segnaliamo che questa parte della Costituzione non è stata cambiata: forse stanno difendendo il codice di Hammurabi, non la nostra Costituzione”.
Il segretario dem ha anche parlato delle amministrative, cercando di sminuire gli eventuali risultati negativi: “L’esito delle amministrative non è un grande dramma per il gruppo dirigente. Mi spiace per chi resta fuori da un Consiglio comunale, ma stiamo parlando di questo: non cambia la nostra direzione”. E sui sondaggi che danno il Pd in difficoltà, ha commentato: “Sono elezioni amministrative quindi vince chi ha più concretezza, non cadrei nelle provocazioni altrui né sui risultati dei sondaggi che danno il M5S vincitore nel 106% dei Comuni: alla fine hanno vinto in 17 e in tre hanno già ritirato i loro candidati. Non danno fulgidi esempi di capacità amministrative e dove hanno candidati capaci li isolano”.