E’ bastata una circolare dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. E in un colpo solo, il numero delle slot machine autorizzate in Italia è aumentato di 40mila unità, passando da 378mila a 418mila macchinette. Come scrive il Corriere della Sera, il paradosso è che mentre l’ultima legge di Stabilità prevede una riduzione delle macchinette, nell’ordine del 30% in quattro anni, di fatto gli apparecchi sono aumentati del 10% in quattro mesi.
La manovra 2016, infatti, aveva stabilito una riduzione “in misura non inferiore al 30% degli apparecchi” da qui al 2019. E come hanno precisato i Monopoli, a febbraio 2016, per operare questo taglio si “fa riferimento a una data certa (il 31 luglio 2015) e anche a un numero certo (378.109), che comprende sia gli apparecchi in esercizio sia quelli in magazzino”. E hanno aggiunto che “numeri diversi che fossero stati raggiunti in data successiva non potranno mai costituire un diverso e superiore punto di riferimento per applicare la riduzione (che, tra l’altro, potrebbe essere anche superiore al 30 percento) prevista dalla legge”. Di conseguenza, l’Agenzia ha precisato che “essendo 378.109 le slot attive al 31 luglio 2015, gli effetti della riduzione saranno tali da portare progressivamente (nell’arco di 4 anni) gli apparecchi a ridursi sino a un numero non superiore a 265mila”.
Ma poi è arrivata la circolare dell’Agenzia a cambiare le carte in tavola. Nel documento, riporta ancora, il Corriere, si precisa che la legge di stabilità viene a fissare un tetto oltre il quale “è precluso il rilascio di nuove autorizzazioni“: ma quel tetto fa riferimento non più alle macchine operanti al 31 luglio, bensì al 31 dicembre 2015. E precisa che “tale numero è pari a 418.210 unità“. La stessa circolare aggiunge che la riduzione scatterà dal primo gennaio 2017, ma intanto le concessioni scadute non saranno cancellate. Insomma, nel 2016 le 418mila macchinette esistenti rimarranno al loro posto. E saranno il 10% in più rispetto all’anno scorso, alla faccia della legge di Stabilità.
E se la manovra del 2016 di fatto è stata aggirata, lo stesso discorso vale per quella del 2015. La manovra, infatti, aveva aveva introdotto una contestata tassa a carico di gestori e concessionari delle macchinette. Il gettito atteso era 500 milioni con scadenza a ottobre scorso, ma finora ne sono arrivati molti meno: il buco nelle casse dell’erario è pari a 160 milioni di euro. Molte società non pagano in attesa di una decisione della Consulta, ma il balzello è in vigore a tutti gli effetti.