I tagli del governo affossano i controlli sulle cooperative. “Le ispezioni sulle cooperative effettuate dal Mise nel biennio 2015-2016 biennio coprono una percentuale del 63%. Nel 2015, in conseguenza dell’abbattimento delle risorse, sono state effettuate solo 5mila revisioni, dato che non copre neanche il 10%“. A spiegarlo è Simonetta Moleti, direttore generale della Direzione per la vigilanza sugli enti, il sistema cooperativo e le gestioni commissariali del ministero dello Sviluppo economico, in audizione davanti alla commissione Industria del Senato. Altro che “ispezioni straordinarie“ promesse dall’ex ministro Federica Guidi all’indomani dell’inchiesta Mafia Capitale. Nel dicembre 2014, quando ha emanato il decreto con gli stati di previsione della spesa degli altri ministeri, il Tesoro ha quasi azzerato in un colpo solo le somme a disposizione di Via Veneto per formare e pagare revisori e ispettori e versare il dovuto ai commissari liquidatori delle cooperative rimaste senza denaro in cassa.
“Il numero delle ispezioni effettuate dal ministero è passato dalle 20mila del biennio 2009-2010 alle 33 mila del biennio 2011-2012, alle 36 mila del biennio 2013-2014 “. Poi il crollo del 2015, con il numero di controlli che è sceso a quota 5mila. Anche se, riferisce Moleti, “nel 2016 la situazione è un po’ migliorata ritornando ai livelli dei bienni precedenti dal momento che lo stanziamento dovrebbe arrivare intorno a 6,5 milioni e sicuramente non superare il 50% del versato dalle cooperative”.
Le cooperative sono obbligate a versare un contributo “di revisione” o “di vigilanza” con cadenza biennale al ministero o alle associazioni di riferimento che, però, dal 2008, ha ricordato Moleti, non affluiscono più direttamente al ministero ma a un fondo da ripartire con la possibilità per l’amministrazione finanziaria dello Stato di tagliare le risorse fino al 50% per contribuire al saldo di finanza pubblica. “Passiamo dal 100% del biennio 2009-2010, all’82% del biennio 2011-2012, al 52% del biennio 2013-2014 – ha spiegato – per arrivare alla deflagrazione dell’8% del 2015“.
Sul fronte degli importi versati per la promozione, quindi il 3% degli utili registrati durante l’esercizio, “il taglio è stato ancora più forte – ha aggiunto – passando al 47% e al 14% nel 2014 per arrivare quasi a 0 nel 2015, con un taglio operato non per raggiungere un determinato livello di finanza pubblica ma per coprire provvedimenti legislativi non attinenti la cooperazione. Dei 15 milioni versati dalle cooperative, solo 1,2 milioni è stato effettivamente assegnato alla direzione nel 2015, determinando addirittura una sospensione attività revisionale”.
Per garantire che l’attività di revisione venga svolta “a tappeto, tempestivamente e su tutte le cooperative – ha spiegato il dg – occorre far riaffluire le risorse versate dalle cooperative alla direzione sganciandole dal meccanismo dei tagli legato ai fondi da ripartire e dalla possibilità di utilizzare i fondi per altre cose e trattandole alla stregua di oneri inderogabili”.
“Le mancate revisioni effettuate dal Mise” in merito alle cooperative, spiega ancora Moleti, “ammontano a 10.798, quasi un terzo del monte revisioni effettuate dal ministero. Le mancate revisioni delle associazioni, a parità di revisioni effettuate, sono invece 2.005. È evidente che questo numero deve far riflettere“. Per mancate revisioni, ha precisato la dirigente del Mise, si intende il tentativo dell’ispettore di raggiungere la cooperativa diventata irreperibile o che rifiuta di farsi ispezionare. Dentro la “massa grigia” di cooperative che non si trovano “si annidano le cooperative spurie che hanno l’abitudine di nascere rapidamente, di svolgere la propria attività e rapidamente di chiudere e trasformarsi e rinascere sotto altre spoglie: la cosa fondamentale dell’intervento repressivo – sottolinea il dg – è coglierle in tempo, non basta arrivare a scioglierle prima o poi”.