Uno era ospitato nel Cara del capoluogo pugliese. Avevano materiale di propaganda jihadista, armi e immagini dei sopralluoghi in porti, scali tra cui quello di Bari Palese, centri commerciali e hotel. Ma compaiono anche il Colosseo, il Circo Massimo, la Tour Eiffel e diversi luoghi di Londra. La cellula sarebbe composta da cinque persone, di cui due o tre già partite per l'Afghanistan. Nelle intercettazioni, però, le critiche allo Stato Islamico e ai kamikaze che "creano problemi" al traffico di migranti
Due arresti a Bari. Uno a Milano. E altre due persone irreperibili. Per tutti le accuse variano da terrorismo internazionale a favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo i carabinieri di Bari, che hanno condotto l’operazione, i cinque indagati fanno parte di una cellula legata allo Stato Islamico e ad Al Qaeda. Le indagini coordinate dalla Dda del capoluogo pugliese hanno fatto emergere che stavano progettando attentati in Italia e in Inghilterra. Uno dei presunti terroristi, Hakim Nasiri, è stato fotografato insieme al sindaco di Bari, Antonio Decaro, durante la Marcia degli Scalzi del 10 settembre 2015, la manifestazione organizzata in tutta Italia in segno di solidarietà e integrazione in favore dei cittadini immigrati a cui aderì anche la città di Bari. La cellula sarebbe composta da cinque persone, di cui due già partite per l’Afghanistan.
I NOMI DEGLI ARRESTATI – Il provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Bari nell’indagine sul terrorismo internazionale è a carico degli afghani Qari Khesta Mir Ahmadzai, di 30 anni, Surgul Ahmadzai, di 28 anni, Hakim Nasiri, di 23 anni, tutti domiciliati presso il Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Bari-Palese, e accusati di terrorismo internazionale. Il provvedimento, per il solo reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è a carico del 29enne afghano Gulistan Ahmadzai, domiciliato presso Borgo Libertà a Cerignola (Foggia) e del 24enne pakistano Zulfiqar Amjad, residente a Bari. Quest’ultimo è stato bloccato a Milano nei pressi di Porta a Romana. Tutti e cinque hanno ottenuto nei mesi scorsi il permesso di soggiorno o la protezione umanitaria o sussidiaria. Finora i carabinieri hanno eseguito il fermo di Hakim Nasiri e di Gulistan Ahmadzai. Gli altri due accusati di terrorismo – secondo gli inquirenti – sarebbero fuggiti in Afghanistan.
COME E’ NATA E COSA HA SCOPERTO L’INDAGINE – L’indagine antiterrorismo è scattata il 16 dicembre 2015, dopo che una pattuglia ha controllato quattro afghani intenti a effettuare riprese all’interno di un importante e rinomato centro commerciale della zona. E’ quanto spiegato dal comando provinciale dei carabinieri della città pugliese, spiegando che i reati di cui sono ritenuti responsabili i due fermati sono “associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Dopo il controllo all’ipermercato, sono scattate intercettazioni telefoniche e controlli sul materiale informatico degli indagati. Secondo gli investigatori, allo stato attuale non risulta che gli indagati hanno fatto attività di proselitismo nel centro di accoglienza di Bari. Uno dei due fermati aveva stabili collegamenti telematici con un noto sito talebano: il 30enne, munito di permesso di soggiorno, scaricava video e proclami inneggianti alla jihad e fotografie raffiguranti un noto capo carismatico talebano, ucciso durante un raid dell’aviazione statunitense, il 13 ottobre 2015. L’altro, 28 anni, aveva invece effettuato il filmato sospetto in un centro commerciale di Bari che ha dato il via all’indagine, ma anche la ripresa dell’area d’imbarco, accessibile solo a seguito di check-in, dell’aeroporto di Bari-Palese. Entrambi rientravano in aereo, in patria, il 18 dicembre. Un 23enne afghano, invece, avrebbe avuto a disposizione un’arma d’assalto M16 in Gran Bretagna.
I pubblici ministeri Giuseppe Drago e Roberto Rossi contestano ai fermati “la preparazione e l’esecuzione di azioni terroristiche da attuarsi contro governi, forze militari, istituzioni, organizzazioni internazionali, cittadini ed altri obiettivi civili”. Nei loro telefoni sono stati trovati immagini di armi e di militanti talebani, file audio scaricati dal web con preghiere e indottrinamenti di matrice islamica radicale, video con tributi ai parenti e amici detenuti nel campo di prigionia di Guantanamo. Fra i materiali rinvenuti in loro possesso anche immagini dei sopralluoghi in porti, aeroporti, centri commerciali e alberghi e video degli interni dello scalo di Bari Palese. Tra le immagini anche veicoli militari ad alta mobilità e fucili mitragliatori Ak 47 imbracciati da uno degli indagati. Foto che “non avendo nessun valore turistico possono essere lette – secondo la Procura di Bari – come sopralluoghi da parte della cellula per compiere attentati”.
Nelle immagini compaiono anche il Circo Massimo, il Colosseo e diversi luoghi di Londra: il centro commerciale West India Quay, appartamenti, un cinema, un centro benessere, un ristorante e hotel di lusso, il Sunborn Yacht Hotel in Royal Victoria Dock. In uno dei cellulari è stata trovata pure la foto del presidente degli Stati Uniti Barack Obama sotto forma di caricatura di un asino. Secondo gli inquirenti si tratta di immagini che simboleggiano l’odio anti-occidentale, come la foto di uno degli indagati con il dito medio alzato verso la fotografia di Malala, premio Nobel per la Pace. Ci sono ancora foto di Marines americani con gli arti mutilati, foto di musulmani convertiti al cristianesimo, un’altra con tre militari dell’esercito Usamentre posano con tre ragazze e un uomo di chiare origini medio-orientali corredata da una frase in arabo la cui traduzione è “Dio maledica le famiglie che autorizzano le loro figlie a lavorare con questi cani”.
SETTE CITTA’ VISITATE IN NOVE GIORNI – Sette città visitate in nove giorni da due dei presunti terroristi. Dai dati passeggeri reperiti presso i diversi scali aeroportuali, gli inquirenti baresi hanno ricostruito gli spostamenti di alcuni degli indagati. In particolare Surgul Ahmadzai il 9 dicembre scorso ha viaggiato in aereo da Londra a Bari, facendo scalo a Milano. Il giorno dopo ha acquistato un biglietto per Parigi ed è partito l’11 dicembre. Il 15 è tornato in Italia, a Roma, insieme con Qari Khesta Mir Ahmadzai e qui hanno acquistato due biglietti Bari-Kabul con scalo a Istanbul. “I componenti della cellula – annota il pm Roberto Rossi nel provvedimento di fermo – viaggiano in Europa senza che abbiano apparentemente disponibilità economiche e motivi leciti per viaggiare”.
IL DECRETO DI FERMO: “INQUIETANTE PREDISPOSIZIONE A DELINQUERE” – “La cellula terroristica – si legge nel provvedimento di fermo – diffondeva l’ideologia violenta della guerra santa e le tecniche di combattimento (manuali operativi, manuali di fabbricazione di esplosivi) mediante lo strumento di internet. Il cospicuo materiale informatico era in possesso dei prevenuti pronto per essere usato”. C’è poi – si è appreso – una foto a colori che ripropone due immagini in notturna che accostano due luoghi simbolo rispettivamente della cultura islamica e di quella occidentale: la moschea Al-Masjid al-Haram a La Mecca e la Tour Eiffel di Parigi. La prima con un contrasto cromatico di base blu, “colore che notoriamente – spiegano gli inquirenti baresi – indica il paradiso e la spiritualità”; la seconda di base viola, “che notoriamente indica morte e lutto”. Le indagini sono iniziate il 16 dicembre scorso quando i Carabinieri sono intervenuti presso l’Ipercoop di Santa Caterina a Bari per verificare la segnalazione di quattro stranieri sospetti. Uno di loro stava facendo un video del centro commerciale con il cellulare. I 5 indagati “appaiono altamente pericolosi” e con “una predisposizione a delinquere inquietante”. E’ quanto è scritto nel decreto di fermo, dove si legge che i fermati “appaiono come soggetti altamente pericolosi ove si tenga conto della gravità, del numero dei fatti-reato contestati, della particolare complessità del meccanismo elaborato per realizzare gli illeciti guadagni, della spregiudicatezza e determinazione manifestate nell’esecuzione dell’illecito disegno“. “Sono tutti, quelli sommariamente enunciati, gravi indicatori – scrive il pm della Dda Roberto Rossi – di una predisposizione a delinquere, cospicua, inquietante e, soprattutto, non occasionale o legata alla contingenza della specifica vicenda oggetto di indagine“.
PROCURATORE DI BARI: “ATTENTATO IN ITALIA NON ERA IMMINENTE” – “Non ci risulta assolutamente un attentato imminente in Italia” ha dichiarato in conferenza stampa il procuratore di Bari Giuseppe Volpe, presentando i risultati dell’operazione dei Carabinieri, coordinati dalla Dda, che ha portato ai due arresti. Altri tre fermi (due per terrorismo e uno per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) riguardano persone attualmente irreperibili. “Questa indagine – ha precisato Volpe – non nasce come spesso accade da un imput dei servizi segreti ma da un’osservazione attenta di personaggi sospetti sul territorio da parte della nostra Polizia Giudiziaria, in particolare dei Carabinieri di Bari”. Alla conferenza stampa ha partecipato anche Elisabetta Pugliese della Procura Nazionale Antimafia, la quale ha parlato di indagine “inquietante“, perché “se è vero che stiamo imparando a convivere con un terrore che si sembra lontano, questa indagine ha avvicinato la percezione di paura e pericolo”.
L’INTERCETTAZIONE: “QUESTI BASTARDI DELL’ISIS SI FANNO ESPLODERE E CI CREANO PROBLEMI” – Queste “esplosioni che creano problemi per noi! Questi bastardi Isis che fanno attentati”…”perché così si chiudono le frontiere e le persone non possono muoversi”. E l’interlocutore risponde: “Cosa te ne frega! Lascia che muoiano tra di loro”…”noi prendiamo soltanto i documenti e lavoriamo“. E’ il dialogo telefonico intercettato dai carabinieri nell’ambito dell’indagine della Dda di Bari a carico di tre presunti terroristi internazionali, uno dei quali è stato finora fermato, che ha permesso di scoprire, attraverso le intercettazioni, un traffico di migranti clandestini. La conversazione tra i due presunti trafficanti contiene critiche che gli interlocutori muovono ai terroristi dell’Isis che compiono gli attentati e che frenano il loro lavoro. Uno dei fermati, Gulistan Ahmadzai, che parla al telefono con un altro indagato tuttora ricercato, è accusato di aver favorito l’ingresso di cittadini afghani e pakistani occupandosi del trasporto degli stessi a bordo di auto e imbarcazioni, dall’area centro-asiatica fino all’Europa in cambio di somme di denaro fra i 1.200 e i 3.700 ero a persona, dalla Turchia in Italia tramite la Grecia e dall’Italia in Francia per 700 euro a persona. I fatti contestati e ricostruiti dalla Dda di Bari attraverso attività di intercettazioni telefoniche si riferiscono al periodo compreso fra il dicembre 2015 e il maggio 2016.
TROVATI LIBRI CONTABILI DEL TRAFFICO MIGRANTI – Nell’ambito dell’indagine, gli inquirenti hanno trovato i libri contabili dei trafficanti di clandestini: tra i file repertati sui telefoni cellulari sequestrati alle persone fermate a Bari ci sono “cinque fotogrammi che riproducono fogli manoscritti in lingua ‘dari‘ (persiano) che apparivano come degli specchi contabili strutturati in colonne rispettivamente dedicate a nomi, cifre (in euro) e nazioni“. Il materiale, insieme con le numerose intercettazioni telefoniche raccolte nei cinque mesi di indagini, ha consentito agli inquirenti baresi della Dda di ipotizzare a carico di alcuni degli indagati il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dal contenuto di una telefonata del 5 maggio “circa la situazione critica con altri uomini trafficanti in Calais (Francia)”, emerge poi “l’intenzione di Gulistan Ahmadzai (fermato oggi a Foggia, ndr) di procacciarsi armi da fuoco per risolvere dei contrasti per la gestione dell’attività di traffico di clandestini poiché dei soggetti, saputo del suo allontanamento, pare abbiano preso la gestione degli affari illeciti estromettendoli dai guadagni“.
ALFANO: “MINACCIA TERRORISMO PERMANENTE ANCHE IN ITALIA” – “Noi abbiamo una situazione in cui la minaccia è permanente ma è permanente in tutta Europa, direi in tutto il mondo. Non c’è un paese senza una minaccia” ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano, rispondendo ai giornalisti che hanno chiesto se l’Italia è sotto la minaccia concreta dell’Isis. “Che poi la minaccia non si sia tradotta in un attentato è merito anche di forze dell’ordine e di un sistema paese che ha prodotto del eleggi che sono state applicate bene dai magistrati con un’azione di prevenzione che dato risultati” ha aggiunto il ministro.