Mercoledì 11 maggio il provvedimento attende l'ultima approvazione. Dopo l'annuncio dell'esecutivo, proteste di Lega Nord, M5s e Forza Italia: "Parlamento come uno zerbino". Polemiche anche da parlamentari di Area popolare: "Intervenga Mattarella". Il segretario della Conferenza episcopale italiana: "Politiche siano più attente alla famiglia". Boschi: "Siamo a un passo dal traguardo storico"
Il governo annuncia che chiederà la fiducia sul ddl Unioni civili, protestano non solo le opposizioni ma anche la Chiesa cattolica. “L’esecutivo ha le sue logiche”, ha detto il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino, “le sue esigenze, probabilmente avrà anche le sue ragioni, ma il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti”. E ha concluso: “C’è la necessità di politiche che siano più attente, e che davvero mettano al centro l’importanza della famiglia fatta di madre, padre, figli. La famiglia non deve stare a cuore solo alla Chiesa, ma a tutti, a tutta la società. Quello della famiglia non è un ruolo sussidiario o marginale. Questo la società deve capirlo”. A febbraio scorso era stato il cardinale Angelo Bagnasco a intervenire sul provvedimento invocando il “voto segreto” sul ddl e la sua dichiarazione era stata fortemente contestata. Ma a difendere la fiducia sul provvedimento è il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi: “Già dall’iter al Senato – ha detto – avevamo spiegato che la fiducia ha significato politico perché per questo governo questa legge è un elemento prioritario della propria agenda che è incentrata non solo sulle riforme strutturali ma anche sui diritti“. Poi ha aggiunto: “Siamo ad un passo dal traguardo storico“.
Le polemiche sono arrivate soprattutto dai banchi delle opposizioni, ma anche da alcuni parlamentari di Area popolare Maurizio Sacconi e Alessandro Pagano che hanno invocato l’intervento del capo dello Stato: “Solo il Presidente della Repubblica potrebbe evitare una tale lacerazione della nazione rinviando il testo alle Camere per i molti profili di incostituzionalità“. Ma non solo in Parlamento ci sono state resistenze al provvedimento. Proprio oggi il candidato sindaco a Roma appoggiato da Forza Italia Alfio Marchini ha detto che, pur “essendo favorevole al riconoscimento di tutti i diritti civili nel rispetto delle leggi, non celebrerò le nozze gay”. Le sue parole sono state condannate dagli avversari Pd. “Le celebrerà il candidato dem Roberto Giachetti“, ha detto il presidente del partito Matteo Orfini. “E’ contro la legge”, ha commentato la relatrice Pd del provvedimento Monica Cirinnà.
Intanto la riunione dei capigruppo a Montecitorio ha stabilito che la prima “chiama” nominale dei deputati è prevista per mercoledì 11 maggio alle 14.10. Alle 12,30 inizieranno le dichiarazioni di voto mentre alle 10 scadrà il termine per la presentazione degli ordini del giorno. Dal numero di questi ultimi dipenderà il giorno in cui ci sarà il voto finale sul provvedimento.
La notizia della fiducia, già annunciata nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio, ha riacceso lo scontro in Aula. “Il governo fa carne di porco del Parlamento”, ha detto il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, “in maniera provocatoria. Atteggiamento aberrante e foriero di derive autoritarie”. Così il deputato del Carroccio Massimiliano Fedriga: “Siete servi della gleba. Applaudite pur di essere ricandidati”. “Le istituzioni devono tutelare le opposizioni. La presidenza deve tutelare le opposizioni”, ha detto invece Maurizio Bianconi dei Conservatori. “Questo provvedimento è di iniziativa parlamentare, riguarda i diritti civili e mettono lo stesso la fiducia”. “Il governo intende il Parlamento come uno zerbino”, ha protestato Alfonso Bonafede del M5s. “Quello che è successo”, ha detto invece Antonio Palmieri, “è una cosa che va oltre tutto quello che abbiamo visto nella storia della Repubblica. Eravamo solo in quattro iscritti, per soli quaranta minuti. Ricordo che Renzi aveva lasciato ai suoi libertà di coscienza. Con la fiducia la libertà se le è presa, spero che al momento del voto ciascuno difenda la coscienza”.
La legge è stata molto criticata nei mesi scorsi e per una parte del mondo lgbt sarebbe ancora troppo debole a causa dello stralcio della aprte che riguarda l’adozione del figlio del partner. Secondo Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia è comunque una conquista: “Comprendo alcuni mal di pancia e perplessità da parte di esponenti della maggioranza, o la contrarietà dei partiti dell’opposizione, ma si deve sapere che dopo trent’anni di inutili attese la decisione del governo di porre la questione di fiducia sulle Unioni civili è, per tante e tanti di noi, vissuta come una liberazione: finalmente si è vicini al risultato, finalmente si fa sul serio. Ci sarà tempo per le riflessioni e le valutazioni, ma la sostanza rimane: l’Italia è vicina a un importante risultato storico di civiltà e diritto”.