Giallo a Milano nella corsa a sindaco di Giuseppe Sala. Secondo Panorama il candidato del centrosinistra è incappato in un’altra dimenticanza che questa volta mette addirittura a rischio la sua stessa possibilità di candidarsi. Sala – riporta un’anticipazione del numero in edicola domani – non si è mai dimesso da commissario unico di Expo. E se anche lo avesse fatto – continua il settimanale – non è stato approvato alcun decreto del presidente del Consiglio dei ministri per rendere efficaci le sue dimissioni, quindi formalmente Sala è ancora commissario unico e, come tale, ineleggibile e incandidabile. Da Palazzo Chigi fonti riportate dalle agenzie di stampa smentiscono tutto, riferendo che “la lettera di dimissioni è stata inviata il 15 gennaio 2016 e protocollata dalla presidenza del consiglio il 18 gennaio 2016”. E che in questi casi “un atto formale di dimissioni è già pienamente efficace e non occorre alcun altro adempimento”. Parole che però vengono a loro volta smentite dal candidato sindaco dei Radicali e consigliere comunale Marco Cappato, che in una nota rivela: “Esistono atti sottoscritti dal commissario unico Giuseppe Sala che sono successivi al 18 gennaio”. Atti che verranno mostrati domani ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa.
Al centro della questione, su cui il M5S sta già preparando un ricorso al Tar contro la candidatura di Sala, c’è una delle cause di ineleggibilità previste dall’articolo 60 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (decreto legislativo numero 267 del 2000), che prevede che i commissari di governo non siano eleggibili a sindaco “nel territorio nel quale esercitano le loro funzioni”. E Sala è stato commissario unico di Expo. O lo è tuttora, se è vero quanto sostiene Panorama. Secondo il settimanale, “il candidato Pd risulta essersi dimesso solo da amministratore delegato della società Expo, atto annunciato il 18 dicembre 2015 e ratificato due mesi dopo, a campagna elettorale già in corso”. La risposta dello staff di Sala riportata nell’anticipazione non fa alcun riferimento alla lettera di dimissioni protocollata da Palazzo Chigi, ma si limita a riferire che le dimissioni “inviate al cda di Expo lo hanno fatto automaticamente decadere anche da commissario”. Ma il punto potrebbe non essere questo, perché Panorama, smentito dalle fonti di Palazzo Chigi, sostiene che “dovrebbe comunque seguire un ‘atto di pari efficacia costituzionale’ rispetto a quello d’incarico: poiché Sala è stato nominato da un decreto del presidente del Consiglio, un altro decreto avrebbe dovuto notificare l’accettazione delle dimissioni, nominando contestualmente un nuovo commissario oppure sopprimere la carica”. Un decreto che secondo il settimanale non è mai stato firmato. Se le dimissioni non fossero valide, un effetto sarebbe “l’ineleggibilità dell’ex numero uno di Expo. E dunque, in base alla legge Severino, la sua automatica incandidabilità”.
Sala è già finito al centro delle polemiche per diverse dimenticanze, come quelle nell’autocertificazione compilata ai fini della trasparenza da numero uno di Expo, dove non ha dichiarato la casa in Svizzera, quella a Zoagli e gli investimenti in Romania. Questa volta derubrica la questione sulla sua incandidabilità a “surreale”: ciò che conta qui – dice – “non è il merito, ridicolo peraltro, della vicenda, ma l’atteggiamento di una certa stampa militante cui anche Panorama finisce per accodarsi. Con il vicedirettore Maurizio Tortorella candidato insieme a Stefano Parisi, il fu glorioso settimanale si presta ad una meschina provocazione”. Nella sua prima dichiarazione il candidato evita però di entrare nel merito di un altro appunto che gli viene mosso nell’anticipazione, riguardante quel documento firmato il 28 ottobre 2015 in cui dichiarava a Cassa Depositi e Prestiti di non ricoprire cariche governative, come quelle di commissario straordinario, incompatibili con la carica di consigliere di Cdp.
Se per il momento il candidato di centrodestra Stefano Parisi non ha sfruttato la situazione per attaccare Sala e anzi si è detto contrario a “queste azioni di discredito sbagliate”, Gianluca Corrado del M5S ha annunciato: “Prepareremo di sicuro un accesso agli atti per verificare i documenti che sono stati presentati da Sala e l’eventuale accettazione da parte dello Stato”. Da quanto apprende ilfatto.it, inoltre, i Cinque stelle hanno già incaricato un avvocato di preparare un ricorso al Tar da presentare nei prossimi giorni con ogni probabilità a firma dello stesso Corrado e di Eugenio Casalino, consigliere regionale originario di Milano. Nel ricorso verrà messa in discussione sia la candidabilità di Sala, sia la sua compatibilità con il ruolo in Cdp.
@gigi_gno