Cinque regioni non mandano i dati sui pesticidi nelle acque. Molise, Puglia, Campania, Basilicata e Calabria non hanno inviato a Ispra le informazioni – o lo hanno fatto solo parzialmente – sulla contaminazione di laghi, fiumi e falde acquifere. Potrebbe essere quindi ancora peggiore il quadro già allarmante dato dall’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale presentato due giorni fa, che denuncia una contaminazione da pesticidi nel 63,9% dei laghi e dei fiumi italiani e in un terzo delle acque sotterranee, anche profonde.
I dati sono stati rilevati tra il 2013 e il 2014 in 3747 punti di campionamento e, rispetto al biennio precedente, mostrano un aumento delle aree contaminate ma anche delle sostanze ritrovate: 365 molecole diverse, glifosate in testa. Ma all’appello manca il 25% dello Stivale, quasi tutto il Sud, che non ha inviato i dati all’Ispra come dovrebbe fare, per legge, entro il 31 marzo di ogni anno. A stabilirlo è il decreto ministeriale 35 del 22 gennaio 2014, che però non prevede sanzioni per chi non rispetta questo obbligo.
Ilfattoquotidiano.it ha chiesto spiegazioni alle Arpa, le agenzie regionali di protezione ambientale, enti pubblici che, tra i compiti principali, hanno il monitoraggio delle acque. Arpa Calabria, maglia nera insieme al Molise, non ha inviato alcun dato né nel 2013 né nel 2014. “Il monitoraggio non l’abbiamo fatto. Non possiamo finché la Regione non finisce il censimento di laghi, fiumi e acque sotterranee” hanno risposto. Ma sono già state censite e pure classificate a seconda delle zone a rischio, come si legge nel rapporto di sintesi del Piano Tutela Acque della Regione Calabria. “Ma quello è vecchio. Adesso la Regione deve censire di nuovo tutto. Ha affidato il censimento a un soggetto esterno, non a noi. Si chiama Sogesid”. Sogesid è una società per azioni partecipata del Ministero dell’Ambiente (dal 2008 al 2011 hs incassato più di 400 milioni di euro di fondi pubblici e 35 milioni di euro di consulenze, secondo l’Espresso.it). Perché questo doppio lavoro? E quando finirà? Abbiamo provato a chiederlo in Regione, tramite l’ufficio stampa, che non è stato di aiuto: ci ha passato un numero di telefono (di un dirigente) e un’email (del capo ufficio stampa) entrambi inesistenti. Stessa cosa per Arpa Molise. “Non siamo in grado di rispondere” hanno fatto sapere.
Arpa Campania ha inviato i dati del 2013 ma nessuno per il 2014. Chiediamo di sapere perché. Orario di ufficio, i telefoni di Arpa Campania suonano a vuoto. Insistiamo e finalmente risponde una centralinista: tutti gli amministrativi e i tecnici, dice, sono fuori per lavoro. Impossibile comunicare con qualcuno. Nemmeno Arpa Basilicata ha mandato dati sulle falde acquifere, né nel 2013 né nel 2014. Sia nella sede centrale che in quella provinciale di Potenza, nessuno alza la cornetta. Risponde solo il distretto provinciale di Matera, da cui fanno sapere che, nella loro provincia, non hanno fatto prelievi, perché, dicono, non sarebbe neppure in funzione un piano regionale di tutela delle acque.
Infine la Puglia: nessun dato comunicato a Ispra sui pesticidi nelle falde. Ma i monitoraggi li hanno fatti? Il direttore scientifico fa sapere, tramite la segretaria, che “la risposta è complessa, non si può dare per telefono”. Basta dire sì o no. “Non è così. Scriva un’email, le risponderemo nei tempi previsti per legge”. Che, come spiega la risposta automatica, sono di trenta giorni.
“Non solo – aggiunge a ilfattoquotidiano.it Augusto De Sanctis, attivista del Forum Italiano dei Movimenti per le Acque – alcune Arpa non hanno mandato i dati, ma c’è chi, come il Lazio, ha mandato un campionamento irrisorio, praticamente è come se non lo avesse fatto”. Nella Regione del Tevere e del lago di Bolsena, che conta, oltre a questi, decine di fiumi e laghi, i punti di monitoraggio sono stati solo 5 all’anno, a fronte dei 303 e 306 della Lombardia, rispettivamente nel 2013 e 2014. “Anche le sostanze cercate non sono le stesse in tutte le Regioni” aggiunge l’attivista. Il glifosate, tra gli erbicidi più diffusi, come ricorda Ispra è escluso dagli obblighi di monitoraggio. Chi lo ha cercato, come le Arpa virtuose di Toscana e Lombardia, ha scoperto che il suo derivato, l’acido aminometilfosforico, contamina fino al 70% delle acque superficiali. “Dove non è stato rinvenuto è perché non è stato cercato” conclude De Sanctis.