Secondo i magistrati contabili il Comune ha subito perdite a causa degli swap sottoscritti a partire dal 2004 per ristrutturare il debito. Inoltre le amministrazioni guidate dall'ex sindaco Carlo Ruggeri e dall'uscente Federico Berruti hanno scelto come consulenti prima lo stesso istituto tedesco, poi una società che agiva nel suo interesse
“Un’operazione ad altissima criticità”. Con l’advisor che in sostanza non è distinto dalla banca che vende i derivati e agisce “nell’esclusivo interesse di Deutsche Bank”. In 36 pagine la Corte dei Conti della Liguria passa al setaccio l’operazione derivati del Comune di Savona. Ne esce un’analisi molto critica nei confronti dell’amministrazione (nella gestione dei sindaci di centrosinistra Carlo Ruggeri e Federico Berruti) che ha stipulato un contratto che ha “cagionato solo perdite” alla città. Ma anche verso Deutsche Bank. Una deliberazione che fa scoppiare il bubbone dei derivati a Savona. A un mese dalle elezioni in cui il Partito Democratico – che ha gestito la partita finanziaria – teme di finire al ballottaggio senza vincere al primo turno. Difficile dire se con il centrodestra o il Movimento Cinque Stelle.
La vicenda derivati comincia nel 2004 quando il Comune stipula i primi contratti con Dexia Crediop collegati a un mutuo con la Cassa depositi e prestiti e con alcuni istituti privati. L’ammontare complessivo è di 36,74 milioni di euro (per un periodo dal 2004 al 2014). Il problema, scrivono i giudici, è che i tassi sono inizialmente più favorevoli per il Comune e diventano più onerosi con il tempo. Un meccanismo già stigmatizzato tante volte perché il costo rischia di finire sulle spalle delle amministrazioni future. Ma nel complesso l’operazione con Dexia non suscita particolari appunti.
I guai vengono dopo, quando il Comune decide di stipulare contratti opposti per bilanciare le conseguenze dei primi. Parliamo di cifre molto consistenti per un comune di 60mila abitanti: un mirror swap da 31 milioni per gli anni 2007-2014 e un cash flow swap da 45,14 che va dal 2007 al 2036. Il primo (da mirror, specchio) avrebbe lo scopo di annullare gli effetti finanziari negativi del contratto originario. Il secondo dovrebbe dilazionare negli anni il peso del prestito. Sul futuro più lontano (e quindi sulle amministrazioni future) secondo i magistrati ricadrebbero gli effetti più negativi.
E qui la Corte dei Conti ha rilievi da sollevare. I magistrati contabili parlano di “elevatissimi livelli di criticità”. A cominciare dal ruolo del consulente cui il Comune si è inizialmente rivolto per gestire l’operazione: prima la stessa Deutsche Bank, quindi una società di consulenza che dichiara apertamente di agire nell’interesse dell’istituto. “In primo luogo, occorre rilevare come il Comune di Savona non abbia tenuto separate le figure dell’Advisor, che ha il compito di suggerire il modello più conveniente di ristrutturazione del debito, operando in posizione di indipendenza nell’interesse esclusivo del proprio mandante, e la controparte o arranger, aggiudicataria del contratto pubblico”.
Insomma, dice la Corte dei Conti, l’arbitro a inizio partita sarebbe lo stesso giocatore. È preferibile che “la posizione dell’Advisor e quella dell’operatore finanziario vengano distinte nettamente, anche al fine di evitare possibili conflitti di interesse”. Invece dopo aver indicato Deutsche Bank ecco che viene chiesto di definire la questione a Value Partners Management Consulting che nella propria relazione, intitolata “Verifica dell’allineamento a condizioni di mercato della strategia di ottimizzazione del debito del Comune di Savona” specifica, correttamente, che “il presente documento è stato preparato su mandato e nell’interesse esclusivo di Deutsche Bank”. Ancora: “Si evince, quindi, che l’operazione di ristrutturazione del debito è stata effettuata dal Comune di Savona sulla base di una relazione tecnica di un consulente della controparte e su dati forniti dalla medesima, senza alcuna interlocuzione diretta con la società che ha predisposto tale relazione”.
I magistrati aggiungono altri passaggi: a pagina 28 si legge che l’amministrazione inizialmente avrebbe destinato “i flussi attivi dei derivati” per pagare le spese correnti. Così il buco si allargava. I magistrati sottolineano anche che la banca ha predisposto il contratto in inglese. Insomma, pare dire la Corte dei Conti, c’è il rischio che in Comune a Savona non abbiano capito cosa firmavano.
Ce n’è anche per l’istituto bancario tedesco: “Assai più grave e censurabile risulta il comportamento di Deutsche Bank AG la quale, in palese conflitto di interessi, ha neutralizzato un contratto favorevole al Comune, di cui era consulente, al fine di trarne ogni vantaggio lucrativo presentando, a dimostrazione della vantaggiosità dell’operazione, una relazione stesa da un proprio ausiliario presentante dati e situazioni di fatto che, oggettivamente, non hanno poi avuto alcun riscontro reale”. Tanto che alla fine i magistrati contabili dispongono la trasmissione degli atti alla Procura della Corte dei Conti per valutare eventuali responsabilità della banca e dell’advisor.
C’è poi un passaggio che colpisce ulteriormente, quello relativo alle mancate entrate da sanzioni stradali. Emerge che il Comune riesce a ottenere il pagamento di meno della metà (49%) delle entrate accertate. E qui i magistrati censurano pesantemente Equitalia: “A ciò si deve aggiungere la sopravvenienza delle notevoli difficoltà, ammesse dal Comune, che ormai si rinvengono costantemente nella riscossione coattiva affidata ad Equitalia S.p.A., che, in misura non infrequente, considerata anche l’assenza di investimenti posti in essere nell’incertezza del quadro normativo precedentemente descritto, non giunge a buon fine”.
Savona, quindi, dopo lo scandalo dei derivati della Regione Liguria di qualche anno fa. E dopo che, nei giorni scorsi, era emerso che la Procura della Corte dei Conti sta indagando anche su un possibile danno erariale procurato al Comune di Albenga relativo ad uno dei tanti discussi mutui derivati stipulati con Unicredit. Ma a Savona il debito, secondo il Movimento Cinque Stelle che ha sollevato il caso, “sarebbe ormai di 82 milioni. Un peso capace di far tremare il bilancio dell’ente. È impossibile che il Comune – accusa Salvatore Diaspro, candidato sindaco M5S – rivolgendosi a Deutsche Bank non pensasse che la banca avrebbe consigliato di comprare da se stessa”.