Il bilancio registra un flessione dei profitti rispetto ai 69,3 milioni del 2014, con un capitale netto invariato a 654 milioni di euro. Il dg Gian Franco Mammì: "Gli abusi del passato? E’ comunque una comunità di uomini. E sicuramente l’assenza di regole ha consentito questo"
Il bilancio dello Ior per il 2015 si chiude con 16 milioni di euro di utili, in forte calo rispetto ai 69,3 milioni del 2014, e un capitale netto di 654 milioni di euro, invariato rispetto all’anno prima. È quanto emerge dal rapporto della banca vaticana, presentato il 12 maggio a Roma. Parlando dell’anno appena concluso, “non direi che non sia stato redditizio – ha affermato il direttore generale dello Ior, Gian Franco Mammì – E’ stato redditizio compatibilmente con le difficoltà obiettive del mercato, della sua volatilità, delle crisi che ci sono state, come quella greca”. E ancora: “Posso dire con certezza che oggi lo Ior è assolutamente pulito, se dobbiamo utilizzare questo termine. E’ stata fatta una grande attività di riordino di tutta la clientela, sulla base di una regolamentazione oggi molto precisa”. Alla domanda su come siano potuti accadere gli abusi del passato, il dg ha risposto: “E’ comunque una comunità di uomini e sicuramente l’assenza di regole, di un ordinamento e di una serie di norme stringenti ha consentito questo”.
Papa Francesco, infatti, aveva messo l’accento sulla necessità che lo Ior rispetti “i principi etici che non sono negoziabili per la Chiesa, la Santa Sede e il Papa”. Bergoglio ha anche sottolineato che l’attività della banca vaticana deve rispettare “la specifica della natura dell’Istituto armonizzando l’efficacia operativa e la natura pastorale essenziale di tutte le azioni”.
Il risultato operativo dello Ior del 2015 è di 42,8 milioni di euro contro i 104,5 del 2014. “Un dato – si legge in un comunicato ufficiale – che riflette positivamente la strategia di investimento iniziata a fine 2014 per rendere più sicuro il portafoglio di proprietà dello Ior”. Un obiettivo, viene sottolineato dai vertici della banca vaticana, che è stato raggiunto nonostante la volatilità e le incertezze del mercato finanziario che si sono fatte particolarmente sentire nel secondo semestre del 2015. Il risultato netto del 2015 include anche “una riserva per il piano di rientro fiscale e la chiusura di una questione legata agli investimenti del passato”. Il patrimonio dello Ior al 31 dicembre 2015 include anche la nuova voce “Capitale” per 300 milioni di euro, come richiesto dalla Commissione cardinalizia di vigilanza sulla banca vaticana.
Tra il giugno 2013 e il dicembre del 2015 sono stati chiusi 4.935 conti (dato che era emerso nell’ultimo rapporto dell’Autorità d’informazione finanziaria della Santa Sede), a completamento effettivo del “profondo processo di risanamento sui conti passati. Le procedure in vigore sono diligentemente applicate a tutti i nuovi clienti e relative attività”. Attualmente, quindi, i clienti dello Ior sono circa 15mila e sono rappresentati dalla Santa Sede e relativi enti, ordini religiosi, altre istituzioni cattoliche, membri del clero, dipendenti e accreditati del Corpo diplomatico. Complessivamente il 75 per cento dei clienti dello Ior ha sede in Italia e in Vaticano, il 15 per cento in Europa e il 10 per cento nel resto del mondo. Nel rapporto si precisa, infine, che il bilancio 2015 dello Ior è stato sottoposto a revisione contabile da parte della società Deloitte & Touche.