Nissan ha annunciato che rileverà il 34% delle azioni Mitsubishi per la cifra di 237 miliardi di yen, l’equivalente di circa 1,9 miliardi di euro. Una quota che consente alla casa di Yokohama di diventare il primo azionista Mitsubishi, entrando nel management board e avendo la possibilità di esprimere anche il nuovo presidente. La due diligence verrà completata nelle prossime settimane, mentre il closing dell’operazione dovrebbe avvenire ufficialmente a fine anno.
Va così a delinearsi un consolidamento inaspettato nel mondo dell’automotive giapponese, con un nuovo attore di primo piano che si affianca ai colossi Toyota e Honda. L’aggiunta del marchio Mitsubishi (un milione di vetture vendute all’anno) a quelli del gruppo Renault-Nissan, infatti, dà luogo al quarto gruppo mondiale per vendite: stando ai dati del 2015, infatti, il sodalizio che andrà a crearsi è accreditato di 9,59 milioni di veicoli annuali, subito dietro al terzo gradino del podio ricoperto dalla General Motors con 9,8 milioni.
A suscitare qualche interrogativo tra gli addetti ai lavori, tuttavia, sono i tempi dell’operazione. Giusto poche settimane fa, il 20 aprile, Mitsubishi aveva annunciato di aver manipolato i dati relativi ai test sulle emissioni di alcuni modelli di microcar (fabbricati anche per conto di Nissan) in Giappone, fatto per cui si stimano multe e risarcimenti di circa un miliardo di euro. Da aggiungere al crollo del 40% del titolo nelle ultime tre settimane.
Soldi che Mitsubishi non ha, e che proprio Nissan dovrebbe sborsare. In cambio ci sono le sinergie su ricerca e sviluppo (negli ibridi, per esempio), nonché piattaforme e impianti comuni per la produzione. Ma anche la leadership su mercato asiatico riguardo a sport utility e soprattutto pick up, detenuta da Mitsubishi.
Ecco perché la vecchia volpe Carlos Ghosn (a sinistra nella foto), numero uno di Renault-Nissan, ha parlato di “situazione vantaggiosa per entrambi”, aggiungendo di voler “rispettare il marchio Mitsubishi, spingendo le sue prospettive di crescita e sostenendolo nelle sue sfide”. E dichiarandosi certo che lo scandalo delle emissioni delle minicar non oltrepasserà mai i confini del Giappone.