Giustizia & Impunità

Parma, Federico Pizzarotti indagato: “Parleranno i fatti. Solidarietà da sindaci M5s. Direttorio? Non mi ha chiamato”

Il primo cittadino è iscritto nel registro insieme a Laura Ferraris, assessore alla Cultura, Giuseppe Albenzio, Silvio Grimaldeschi e Marco Alberto Valenti, membri del cda della Fondazione, per abuso d'ufficio in merito alle nomine al Teatro Regio. Lui: "Sono tranquillo, è un atto dovuto". "il sindaco ha subito avuto un atteggiamento collaborativo - ha spiegato il procuratore capo Antonio Salvatore Rustico - ha chiesto di essere sentito dagli inquirenti per chiarire la sua posizione, anche se non è ancora stato sentito"

“E’ un atto dovuto, per me parleranno i fatti”. Federico Pizzarotti, al pari dell’assessore alla Cultura di Parma Laura Ferraris, è indagato per abuso d’ufficio in merito alle nomine dei vertici del Teatro Regio. “Ho ricevuto la solidarietà di molti sindaci M5s. Il direttorio? Non mi ha chiamato nessuno”, ha poi precisato a ilfattoquotidiano.it. E’ tranquillo il primo cittadino emiliano. Anche perché, come ha spiegato il capogruppo M5s in consiglio comunale, i vertici del partito sapevano tutto e hanno garantito l’appoggio in virtù della correttezza dell’operato del sindaco. L’indagine andrà avanti e si capirà. Resta il fatto che dopo il caso di Filippo Nogarin, Pizzarotti è il secondo sindaco dei Cinque stelle a finire sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati. Insieme a lui nel registro degli indagati compaiono i nomi degli altri membri del consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Regio, Giuseppe Albenzio, Silvio Grimaldeschi e Marco Alberto Valenti.

La Procura ha fatto sapere che l’indagine è stata aperta nel 2015 a seguito di un esposto del senatore Pagliari e alla fine di quello stesso anno sono stati acquisiti gli atti relativi alla procedura di selezione. E’ stato però nella seconda metà di febbraio del 2016 che gli iscritti nel registro degli indagati hanno ricevuto l’avviso di garanzia con l’invito a nominare un difensore. Il sindaco Pizzarotti, che aveva subito manifestato la volontà di chiarire la sua posizione davanti ai magistrati, avrebbe dovuto essere sentito lo scorso 29 aprile, ma l’appuntamento era poi slittato. Il primo cittadino sarà quindi sentito nelle prossime settimane, probabilmente alla fine del mese.

IL SINDACO: “SONO TRANQUILLO”. CAPOGRUPPO M5S: “DIRETTORIO CI APPOGGIA”
“Sono tranquillo perché è un atto dovuto che rispetto pienamente – il commento del primo cittadino – era già emerso ci fossero indagini in corso in ragione degli esposti del senatore PD Pagliari. Sarà utile per chiarire la vicenda, con la Procura consueto atteggiamento collaborativo. Il mio impegno continua senza esitazione. Non parteciperò al dibattito, per me parleranno i fatti”. Dopo queste parole Pizzarotti per tutta la mattina è rimasto in Comune negandosi ai giornalisti. A parlare al suo posto è stato il capogruppo M5s Marco Bosi: “Siamo sereni e rispettiamo il lavoro della magistratura”. Il consigliere ha ricordato che la selezione non vincolava l’amministrazione alla nomina tra i partecipanti al bando, come si legge all’articolo 11 dell’avviso pubblico, in cui si specifica che “La ricognizione esplorativa di cui al presente avviso non vincola in alcun modo la Fondazione a procedere o meno all’affidamento dell’incarico”. Dallo staff di Roma della comunicazione M5s “ci sono state chieste spiegazioni per capire cosa stava succedendo” e “le abbiamo date perché è evidente che a due-tre settimane dal voto questo tipo di indagine può essere utilizzata e strumentalizzata per fare campagna elettorale” ha continuato Bosi, secondo cui dal Direttorio è arrivato appoggio perché “dal momento in cui abbiamo spiegato quale era la situazione erano assolutamente convinti che il modo di agire fosse corretto. Condividono con noi che la magistratura deve giustamente indagare per fare gli accertamenti del caso, che però a livello politico è stato fatto in modo tutto assolutamente corretto”.

L’avviso di garanzia a Pizzarotti e agli altri indagati è stato mandato diverse settimane fa. Il procuratore capo di Parma Antonio Salvatore Rustico ha spiegato che “il sindaco ha subito avuto un atteggiamento collaborativo. Ha chiesto di essere sentito dagli inquirenti per chiarire la sua posizione, anche se non è ancora stato sentito”. Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati, come ha anticipato la Gazzetta di Parma, ci sarebbero gli incarichi di direttore generale e consulente per lo sviluppo e i progetti speciali che il Cda presieduto dal sindaco affidò rispettivamente ad Anna Maria Meo e Barbara Minghetti. Le due a gennaio 2015 presero il posto dei dimissionari Carlo Fontana e Paolo Arcà, che avevano guidato il Regio dall’insediamento dei Cinque stelle nella città ducale.

LE NOMINE E LE POLEMICHE
Quelle nomine però fin da subito scatenarono un’ondata di polemiche. Perché per trovare una nuova guida per il tempio della lirica cittadina l’amministrazione tra l’estate 2014 e gli inizi del 2015 aveva intrapreso la strada di un bando pubblico, poi disatteso con le nomine dirette di Meo e Minghetti. La ricerca per un nuovo direttore generale aveva infatti portato il Regio a pubblicare un bando “per la ricognizione esplorativa” per l’incarico chiuso a ottobre 2014. Trenta candidati avevano presentato regolare domanda, valutata da una commissione di esperti. A sollevare le prime critiche al tempo era stato il senatore Pd Giorgio Pagliari, che accusava la Ferraris di avere interferito con il lavoro della commissione.

Nel frattempo la rosa di candidati si era ridotta a sette, ma a gennaio 2015 la Fondazione fece sapere che la “ricognizione esplorativa” si era chiusa senza esito e quindi nessuno era stato selezionato. Una settimana dopo però, l’incarico venne affidato alla Meo, affiancata dalla Minghetti, che però non risultavano tra i partecipanti al bando. Pagliari definì la mossa del Cda “una selezione per mascherare quella che in realtà sarebbe stata una scelta diretta” e annunciò che si sarebbe rivolto alla Procura. Simili accuse arrivarono in consiglio comunale anche dal consigliere Cinque stelle (poi fuoriuscito dalla maggioranza) Mauro Nuzzo.

A dicembre 2015 le presunte irregolarità denunciate portarono la Procura di Parma ad aprire un’indagine coordinata dal pm Giuseppe Amara con l’obiettivo di far luce su quel bando e sulle successive nomine. Pizzarotti e i suoi hanno sempre difeso il proprio operato spiegando che il bando di selezione era “esplorativo” e quindi non vincolante. Ora le indagini sono proseguite e il suo nome compare ufficialmente nel registro degli indagati insieme a tutti gli altri membri del Cda. Dalla Procura si apprende ancora che sulla procedura sotto accusa sono stati già acquisiti diversi atti dalla Guardia di Finanza e la chiusura delle indagini è prevista in tempi brevi.