La denuncia del Movimento 5 Stelle. Che con il segretario dell’Ufficio di presidenza di Montecitorio, Riccardo Fraccaro, accusa: “Maxi-condono degli illeciti per salvare gli amministratori infedeli”. Un provvedimento sul quale si è recentemente espresso il Consiglio di Stato, promuovendo l’impostazione dell’esecutivo. Il deputato pentastellato: “Paradossale, così a chiedere il risarcimento dovrebbero essere i responsabili del danno”
Ci risiamo. Nonostante le proteste arrivate direttamente dai magistrati della Corte dei Conti, che a gennaio avevano espresso la propria contrarietà alla riforma delle partecipate pubbliche messa nero su bianco dal governo – secondo la quale consigli di amministrazione e sindaci avrebbero risposto di danno erariale al giudice ordinario e non alla magistratura contabile –, ora, dopo la marcia indietro di quattro mesi fa, l’esecutivo ci riprova. Riproponendo, di fatto, la stessa norma nel medesimo provvedimento. Forte anche di un parere del Consiglio di Stato, che ne ha recentemente suggerito la riformulazione in maniera più restrittiva limitando la giurisdizione della Corte dei Conti solo al danno subito direttamente dagli enti. E, quindi, escludendo quello causato alle partecipate. Oggi pomeriggio, la commissione Bilancio della Camera si riunirà per esprimersi sul provvedimento. E il dibattito, prima ancora di cominciare, si preannuncia infuocato.
COLPO DI MANO – Forte, infatti, è la contrarietà del Movimento 5 Stelle (M5S) al testo. “Quello che Renzi vuole compiere è un atto grave: con un vero e proprio colpo di mano, ha intenzione di togliere potere alla Corte dei Conti nei confronti delle società partecipate”, attacca il deputato grillino Riccardo Fraccaro, segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera (nella foto). “Di fatto – aggiunge – è un maxi-condono degli illeciti commessi negli enti pubblici per salvare gli amministratori infedeli che in nome e per conto dei partiti saccheggiano le risorse dei cittadini: in questo modo, sprechi e ruberie resteranno impuniti”. Già la precedente versione del testo, come detto, era stata criticata dai magistrati contabili, che avevano espresso “forte preoccupazione” per norme che “incidono negativamente sulle funzioni giurisdizionali e di controllo in tale materia”, soprattutto in alcuni settori, “come quello dei rifiuti e del loro smaltimento, particolarmente esposti a fenomeni di corruzione e malaffare”. Aggiungendo, inoltre, che “l’azione contabile presenta caratteri di maggiore speditezza rispetto a quella ordinaria, perché affidata ad un giudice specializzato che con tempestività può operare in tale settore”. Tutto inutile, a quanto pare. “Con i decreti attuativi della riforma Madia il governo aveva già provato a limitare fortemente la giurisdizione della Corte dei Conti sul danno erariale – ricorda Fraccaro –. È stato solo grazie alla nostra denuncia che Renzi ha fatto marcia indietro eliminando la norma salva-ladri”.
DANNI COLLATERALI – Di certo, nel frattempo, è subentrato un fatto nuovo: il parere del Consiglio di Stato. Che, facendo riferimento ad una sentenza della Corte di Cassazione, “riconosce la legittimazione del procuratore contabile nei soli casi in cui l’ente pubblico abbia subito un ‘danno diretto’ al proprio patrimonio e non un ‘danno indiretto’ quale conseguenza mediata del pregiudizio subìto alla propria ‘partecipazione sociale’. Quest’ultimo – è scritto nel parere – è infatti ‘assorbito’ dall’azione di responsabilità civile promossa nei confronti degli organi di amministrazione e di controllo innanzi al giudice civile”. Insomma, la Corte dei Conti non potrebbe più mettere bocca sui ‘danni indiretti’. Un’impostazione che, secondo il segretario dell’Ufficio di presidenza di Montecitorio, sostiene di fatto “ciò che Renzi voleva”. Ossia, “lasciare il contenzioso alla giurisdizione ordinaria e affidare così la richiesta di risarcimento agli stessi responsabili del danno”. Praticamente “è come mettere la volpe a guardia del pollaio: in questo modo gli illeciti non potranno più essere perseguiti”. Solo nel 2015, i magistrati contabili hanno emesso atti di citazione in materia di partecipate pari a 185 milioni di euro a causa di consulenze esterne e incarichi assegnati in violazioni di legge, assunzioni di personale irregolare, danno all’immagine, al patrimonio, uso indebito di beni, mancati pagamenti e riscossione delle entrate. “Limitando la loro giurisdizione, il governo vuole condonare i ladrocini commessi nelle partecipate per consentire di farla franca agli amministratori e ai partiti che li hanno nominati. Così verranno neutralizzate le indagini e nessuno pagherà per lo sperpero dei soldi pubblici. In commissione – conclude Fraccaro – chiederemo con forza di affidare alla Corte dei Conti la giurisdizione sui danni erariali nelle partecipate che il Pd vuole condonare perché è pieno di scheletri nell’armadio”.
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