“Ora anche l’Italia, come la quasi totalità dell’Europa, ha una legge che regola le unioni civili etero e omosessuali”. Così, con significativo entusiasmo e altrettanto significativo, colossale lapsus, la Repubblica apre oggi la sua prima pagina (come peraltro tutti gli altri quotidiani e le altre homepages di siti dai sentimenti democratici e “de sinistra”). Detto per inciso – e senza voler spegnere l’eccitazione modernista della Repubblica, e la generale gioia per il grande traguardo di civiltà raggiunto dall’Italia – la legge ex-Cirinnà regola le unioni civili dei soli omosessuali, e solo en passant, anzi in coda, prevede i patti di convivenza fra eterosessuali. Ma questo svela solo il pressappochismo e la mediocrità non tanto dell’informazione, quanto di un diffuso ceto di innovatori e progressisti, non solo omosessuali come Ivan Scalfarotto, ormai vice-ministro, per cui “Vladimir era la mia eroina” (non nel senso di droga, ma di mito inarrivabile).
Un ceto al quale vanamente si farebbe notare che uno come Vladimiro Guadagno, in arte Luxuria – a suo dire ex-prostituto, certamente pr, addirittura deputato comunista, poi divo televisivo, ecc. ecc. – confonde semplicemente il diritto di essere omosessuale senza subire discriminazioni con il diritto a cambiare sesso, a “fare la donna”, cioè a rinunciare ad essere se stesso. Anche questo detto per inciso. Ora, su questa legge ho già a suo tempo detto la mia, in questo blog, scandalizzando e passando per reazionario. Due anni fa, il 16 ottobre 2014, con una nota intitolata: Unioni civili solo per gay. E gli etero? Figli di un dio minore. E ancora tre mesi fa, l’11 febbraio 2016, con un’altra nota intitolata: Unioni civili, l’esclusione degli etero e il clamoroso errore dei filo-gay. E’ inutile quindi, in questa sede, ripetere le perplessità che si potevano avere e si possono continuare ad avere, a mio avviso, su una legge che ha certamente alcuni aspetti positivi, ma che si poteva e si doveva fare meglio, con maggiore senso dell’equità e della giustizia, e con minore, servile ossequio agli opposti radicalismi ultra-clericali e filo-gay.
Mi limito dunque a rivolgere una domanda, una sola domanda: non a quanti, per proprio tornaconto o per consapevole conformismo, hanno brigato perché fosse varata questa legge contraddittoria e lacunosa, ma a quanti in buona fede vanno esultando in queste ore per il raggiunto traguardo di civiltà, sulla spinta di una “opinione pubblica” come al solito in Italia agita dall’alto (anziché, come dovrebbe essere, nascere dalla società reale per poi farsi rappresentare da politici e opinion maker). Ecco la domandina: ma perché le coppie omosessuali – ricorrendo alle “unioni civili” previste dalla legge esclusivamente per esse – acquistano gli stessi “diritti successori” che hanno marito e moglie e il diritto a percepire la pensione di reversibilità, e le coppie eterosessuali no?