“Dobbiamo sempre cercare di confrontarci con la follia, perché è una condizione umana che riguarda tutti, è qualcosa che attraversa la vita di ciascuno di noi. La follia non riguarda sempre soltanto qualcun altro”: è con queste parole che Anna Poma presenta il Festival dei Matti, giunto alla settima edizione e che si svolgerà dal 13 al 15 maggio in varie sedi a Venezia. “Si sa molto poco di questi argomenti, se ne parla in modo approssimativo e questa approssimazione è quella che alimenta gli stereotipi della vecchia psichiatria – spiega l’ideatrice del festival, portavoce del Forum per la Salute Mentale – e la soluzione è sempre stata quella di mettere un muro, di escludere i matti dalla società. Questa è la via più breve per esorcizzare qualcosa che appartiene in realtà a tutti noi”.
Questa esclusione è quella che ha portato spesso alla perdita di diritti, al maltrattamento, alla mancanza di protezione e tutela verso chi viene considerato diverso. Il tema di quest’anno, Nel nome degli altri, è dedicato proprio a chi non ha voce e non può raccontare degli abusi e delle misure spesso violente di contenzione. Non è un caso che sia prevista la proiezione del documentario di Costanza Quatriglio 87 ore, che ricostruisce la vicenda di Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare ricoverato per un trattamento sanitario obbligatorio e morto dopo quasi quattro giorni legato a un letto dai medici che avrebbero dovuto assisterlo. Altro focus importante sarà quello sugli Opg, gli ospedali psichiatrici giudiziari, che dopo la chiusura seguita all’inchiesta della commissione del Senato presieduta da Marino, hanno di fatto lasciato un vuoto normativo per quanto riguarda il tema del trattamento di chi soffre di problemi mentali e commette un reato.
Quest’incontro sarà ospitato nell’isola di San Servolo, che rappresenta un simbolo importante per la città: l’isola ha ospitato infatti per due secoli uno dei due manicomi veneziani (l’altro era quello dell’isola di San Clemente, solo femminile), istituito in età napoleonica e chiuso da un ventennio. Ora è completamente restaurato ed è diventato la sede di un museo che ricostruisce le attività del manicomio e che ospita anche l’archivio Basaglia (i coniugi ispiratori della legge 180 erano entrambi veneziani). Tra i vari appuntamenti del festival ci saranno molte presentazioni di libri, come quello di Massimo Cirri (conduttore di Caterpillar) che in Un’altra parte del mondo ha ricostruito la storia di Aldino Togliatti, figlio del dirigente del Pci Palmiro, per trent’anni ricoverato in una clinica privata per problemi di salute mentale, privato del suo stesso cognome a causa della sua “impresentabilità”. Oppure l’incontro con Simona Vinci che ha ambientato il suo romanzo La prima verità nell’isola greca di Leros, luogo trasformato in un manicomio a cielo aperto, in cui i colonnelli oltre a confinare i malati di mente spedivano anche gli oppositori alla dittatura. Tra gli eventi più interessanti ci sarà Pierpaolo Capovilla, frontman della band Il teatro degli orrori, a presentare un reading musicato tratto da alcuni testi di Antonin Artaud (autore cui si è ispirato per la scelta del nome del gruppo). È possibile consultare il programma completo su www.festivaldeimatti.org.