Ne Il Trono di spade succede di tutto attorno al Potere, e fin qui siamo alla versione fantasy di House of cards o de’ Il Principe di Machiavelli. Ma quel che comincia a incuriosirci è il rapporto con la Magia e l’Aldilà, i due profili di racconto che stanno dilagando nelle ultime due serie.
Dal lato della Magia Nera troviamo la strega niente male, ma in realtà una secolare megera come la regina di Biancaneve, che smuove le ombre come se niente fosse e si affanna per servire il meglio piazzato fra i possibili pretendenti al Trono. La Magia Bianca si esercita a dare e togliere la vista alla ragazza Stark che si è infilata in un labirinto di percorsi iniziatici. E qui siamo all’emulazione del Silente di Harry Potter, del Gandalf de’ Il Signore degli anelli e, prima di tutti di Mago Merlino, il mentore e braccio destro di Re Artù.
Sul fronte dell’aldilà, e cioè a cavallo del confine tra la vita e la morte, abbiamo i “non morti”, ovvero coloro che in una determinata, impervia e freddissima landa, muoiono senza che il corpo sia cremato. E fin qui siamo alla ennesima variazione del tema zombie, discendenti proattivi dei fantasmi con catene che riempivano i romanzi di spettri in gran voga a fine ottocento. Comunque ex vivi, ancora tra noi, ma tutt’altro che risorti.
Però con la resurrezione di Jon Snow quel limite è stato superato, perché lui sì che – trafitto più di Giulio Cesare- era morto davvero e del tutto, ma invece è tornato di qua più vispo di prima – altro che zombie – dopo essere stato di là. E, questa e la notizia, non avervi trovato altro che il Nulla. Perché, ci dice l’al di là non c’è e tutto sta di qua. Peggio per quelli che come l’Alto Passero, il Savonarola locale, sull’al di là puntano tutte le carte perché è lì che cercano il senso e la guida della vita di qua al punto da voler assoggettare, come nella lotta per le investiture, il potere civile a quello ecclesiastico. Fanatici visionari, contafrottole più dispotici dei più dispotici monarchi in lotta per il Trono di spade. Oggi diremmo: moralisti d’accatto.
Questa è, fra l’Immanente e il Trascendente, ma totalmente ancorata al mondo reale e senza spazi per gli oggetti ultraterreni, la filosofia schiettamente nihilista di una fiction prodotta sì nei religiosissimi USA, ma sulla misura, si suppone, del cliente, e cioè dello scafato ceto medio globale che può pagarsi la pay tv e il video on demand. Per gli altri c’è il talk show col gioco dell’indignazione, che, come la ricompensa ultraterrena, non si nega a nessuno.