Dove si può nascondere il corpo di una donna, dopo averla ammazzata e averne simulato in tutta fretta la scomparsa in modo alquanto maldestro? A Padova se lo chiedono, ormai da quattro mesi, poliziotti, magistrati e parenti della vittima. Da quando Isabella Noventa, un’ancora piacente segretaria di 55 anni, di Albignasego, si è letteralmente volatilizzata dopo una cena in pizzeria con il suo ex Freddy Sorgato, autotrasportatore di professione, ballerino per diletto. L’ultima ricerca dei vigili del fuoco si è conclusa – senza esito – meno di 24 ore fa in un laghetto artificiale, sotto un cavalcavia dell’autostrada a Padova Est. Una lettera anonima aveva annunciato: “Il cadavere della Noventa è stato gettato vicino al Ponte Darwin”. Un vero buco nell’acqua. Niente, neppure nel Brenta dove per 26 giorni avevano passato le rive metro per metro, e un sub della Polizia, Rosario Sanarico di La Spezia, era morto intrappolato sul fondo melmoso.

Che Isabella sia stata uccisa è, tuttavia, una certezza. I componenti di un terzetto diabolico – Freddy, la sorella Debora Sorgato e la tabaccaia Manuela Cacco – sono in carcere da metà febbraio. Un carabiniere è indagato per accesso illecito ai sistemi informatici investigativi. Ma quella morte è in buona parte avvolta nel mistero, in un incrocio di versioni e silenzi, che i protagonisti di questo sgangherato, ma tragico noir, si stanno palleggiando, da un carcere all’altro del Veneto. Soltanto tre mesi dopo, Debora parla per la prima volta, con una lettera. E dice: “Non sono un mostro”.

ISABELLA IN TRAPPOLA. Quella sera, il 16 gennaio, Isabella Noventa ha un appuntamento con Freddy. Una normale cena in pizzeria, questa la versione data nei primi giorni dopo la scomparsa, dall’atletico ex fidanzato. In realtà era stata organizzata per lei una vera imboscata, secondo il capo d’accusa per omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere, formulato dal pubblico ministero Giorgio Falcone, che coordina le indagini della Squadra Mobile diretta da Giorgio Di Munno. Portata nella villetta di Freddy, a Noventa Padovana, è stata brutalmente ammazzata. Ma come? E soprattutto, da chi?

FREDDY, “SESSO ESTREMO”. Sorgato ha 45 anni, è un tipo sicuro di sé, amante delle donne e della bella vita. Lavora per la Q8 come trasportatore, con uno stipendio mensile di 1.600 euro, ma ha un tenore ben più alto. La villa con giardino dove abita ha un valore di mezzo milione di euro. Per pagarsi un’Audi6 Avant deve sborsare rate di leasing molto elevate. Maestro di shiatsu, impartisce lezioni a 30 euro all’ora, ma questa attività in nero non giustifica le sue disponibilità economiche. E’ pur vero che con una società gestisce una dozzina di immobili che vengono dati in affitto. La relazione con Isabella non è lineare, anche perché i due si sono lasciati e ritrovati più volte. “Isabella non si è allontanata volontariamente, non è vero che l’ho lasciata verso mezzanotte in centro a Padova perché aveva un appuntamento con un’amica. L’ho uccisa io, al culmine di una serata di sesso sfrenato. Poi mi sono sbarazzato del corpo”. Questa la prima, parziale, lacunosa confessione, dopo l’arresto del 16 febbraio. Per un mese Freddy aveva cercato di accreditare la pista dell’allontanamento volontario. Ma la mezza ammissione non convince, anche perché nessuna delle sue amanti ha confermato che egli fosse dedito al bondage o ad altre tecniche di procurata asfissia per godere di più. Ma soprattutto è vistosa la lacuna riguardante il cadavere. “L’ho gettato nel Brenta, non ricordo dove”.

MANUELA, ATTRICE INNAMORATA. Nella notte in cui Isabella è stata uccisa, ecco entrare in scena la tabaccaia, alias Manuela Cacco, 53 anni, di Camponogara. E’ lei l’ultima fiamma di Freddy. E’ stata moglie di Smeraldo Marigo di Campagna Lupia, uno degli eredi di Felicetto Maniero, il boss della Mala del Brenta. La notte del delitto va a ballare e poi dorme con Freddy. Ma prima, si presta a una mascherata. Viene chiamata dai due Sorgato, fratello e sorella. Si fa convincere a indossare il piumino bianco di Isabella e raggiungere Padova, per farsi immortalare a mezzanotte in piazza Insurrezione da una telecamera fissa. Dovrebbe essere la prova che la donna era viva dopo essere stata accompagnata da Freddy in centro. La Squadra Mobile non impiega molto a capire che si tratta di una messinscena. La tabaccaia è stata tradita dalle scarpe, non sono di Isabella, ma di una controfigura che camminava a passettini sotto i portici. In realtà Isabella era già morta.

LA CONFESSIONE. Manuela non resiste al pressing della Squadra Mobile padovana. Parla. Riempie verbali. Il 15 febbraio confessa. E fa arrestare gli altri due. E’ un racconto ancora parziale, perché non suffragato dalle conferme di Freddy e Debora. E’ stata chiamata da loro, nella notte del 16 gennaio, a Noventa. Debora le racconta: “Ho ucciso Isabella a colpi di mazzetta, era seduta lì, su quella sedia”. La vittima è entrata in cucina, si è tolta il piumino. Chiacchiera con Freddy quando compare Debora. E’ una resa dei conti. Debora le contesta alcune denunce per ingiurie e molestie, una specie di stalking, che la tiravano in ballo assieme alla Cacco. Gelosie per il rapporto con il fratello, ma anche questioni economiche. Debora colpisce Isabella, le infila un sacchetto in testa per contenere la fuoriuscita di sangue. Due colpi, uno alla fronte, un altro alla tempia. Freddy assiste alla scena. Poi si sbarazza del cadavere. Così racconta Manuela.

DEBORA, “NON SONO UN MOSTRO”. Il triangolo diabolico è completato da Debora, la sorella di Freddy, per due volte vedova. L’ex marito Giuseppe Berto era stato trovato morto in un garage a un anno dalla sua scomparsa: suicidio. Il compagno Gianluca Ciurlanti è deceduto in un incidente con la moto. Pm e poliziotti contestano a Debora le accuse dell’amica tabaccaia. Glaciale, non risponde. Sceglie il silenzio. Il vero enigma è lei, dentro una serie incrociata di menzogne. Soltanto ora esce dal bozzolo di un mutismo ostinato e scrive a “Pomeriggio Cinque”: “Ho dovuto affrontare ogni genere di avversità, lasciando agli altri l’onere di giudicare, rinchiudendomi nei miei silenzi, anche se dentro di me il dolore urlava, ma non ho mai potuto permettermi il lusso di mollare. Mi stupisco e sono profondamente amareggiata nel sentire tutte queste cattiverie e forse i miei silenzi, a volte possono essere scambiati per affermazioni, ma nessuno ha mai pensato che fosse insicurezza o semplicemente rassegnazione. Questa sono io… definita un mostro”.

CARABINIERE SULLE NUVOLE. Il maresciallo Giuseppe Verde è l’ultimo compagno di Debora. I poliziotti scoprono che ha cercato informazioni riservate su inchieste in corso nelle banche dati della Polizia, per questo è indagato. In casa gli hanno trovato 124 mila euro e due pistole chiuse in un armadio, con 150 proiettili, riconducibili a Debora. La sera del delitto era in servizio in caserma. Un alibi di ferro, nessun sospetto di complicità. Eppure è alquanto strano che non abbia capito nulla. “Un uomo delle istituzioni non può non sapere come sono andati i fatti” lo provoca l’avvocato Gian Mario Balduin, che assiste il fratello di Isabella, Paolo Noventa.

IL CORPO PARLANTE. Senza il cadavere non si potrà mai sapere chi dice la verità. Freddy, con la sua teoria dell’amplesso estremo? Manuela, che ammette solo la messinscena per le strade di Padova? Debora e il suo vittimismo muto? Lo dovessero trovare, il corpo di Isabella – ammesso che sia in condizioni di essere interpretato da un anatomopatologo – conserva la chiave dell’enigma. I segni delle martellate in testa confermerebbero che Carmela non mente. E probabilmente la salverebbero da una condanna che vale l’ergastolo.

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