Le agenzie hanno cominciato a battere la notizia “sono quasi 330.000 i giovani iscritti al programma ‘Garanzia giovani’ ai quali è stata offerta una misura del programma tra formazione, tirocinio o lavoro. Lo fa sapere il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nel report settimanale sull’andamento del piano. I giovani presi in carico sono 688.339, con un incremento del 19,7% rispetto al 31 dicembre 2015. Aumenta anche il numero dei giovani che si registrano: al 12 maggio gli utenti complessivamente registrati sono 1.056.311. I giovani registrati, al netto delle cancellazioni, sono 907.213. Il report contiene anche un focus sul successo di “Crescere in Digitale”, progetto promosso dal Ministero del Lavoro insieme con Google ed Unioncamere, che offre, agli iscritti al programma Garanzia Giovani, l’opportunità di approfondire le proprie conoscenze digitali attraverso 50 ore di training online: a 35 settimane dal lancio sono 54.509 i giovani iscritti attraverso la piattaforma www.crescereindigitale.it; di questi 32.220 hanno completato il primo modulo e 5.032 hanno completato tutto il corso. Le imprese che hanno aderito al progetto sono 2.441, disponibili ad accogliere 3.255 tirocinanti. Da sottolineare che le imprese che decideranno di assumere il giovane al termine del tirocinio potranno beneficiare di incentivi fino a 12.000 euro”.
Prendo in mano il report e scopro con desolazione che ai 329.382 dei giovani è stata proposta una misura prevista dal piano, senza specificare a quanti di questi soggetti sia stato offerto un periodo di formazione o un tirocinio retribuito e a quanti giovani, invece, sia stata fatta una proposta di lavoro vera e propria. Vorrei ricordare che dall’ultimo Rapporto curato da Adapt su “Garanzia giovani“, emerge chiaramente che sono stati 600.000 giovani su 897.000 tra quelli chiamati a fare il colloquio in base al piano, e che, sui 300.000 ragazzi selezionati, solo il 10% è riuscito ad ottenere un contratto vero e proprio e non un semplice tirocinio dalla dubbia valenza formativa, con un boom a dicembre 2015: ultimo mese in cui un’impresa poteva usufruire del combinato disposto di Garanzia giovani e decontribuzione per l’assunzione di un giovane con un contratto a tutele crescenti.
E allora, ministro Poletti, di che dati parliamo? Cosa significano realmente i numeri che il Ministero periodicamente ci propina? Nulla direi rispetto a quello che dovrebbe chiamarsi “lavoro” giovanile. Che ci sia, da sempre, un dato sorprendente rispetto all’entusiasmo con cui i giovani continuano ad aderire al Piano Garanzia Giovani lo sapevamo già, lo si legge pure nel Rapporto Adapt pubblicato nei giorni scorsi. Quella che manca è la verità su come si traduce questo entusiasmo, e soprattutto Garanzia Giovani, in posti di lavoro veri e propri. Vero che siamo nel pieno della campagna elettorale per tante questioni, signor ministro, ma di fronte alla assoluta drammaticità dei tassi di occupazione giovanile, che caratterizza un paese dove l’utilizzo dei voucher del lavoro precario sta diventando “sistema”, una maggiore precisione con riferimento ai dati, e ad uno strumento considerato sino ad oggi un “fallimento” per promuovere le politiche attive nel mondo del lavoro, sarebbe d’obbligo.