Non c’è solo tennis al Foro Italico. Gli altri Internazionali di Roma 2016 sono quelli di paddle. E raccolgono sempre più pubblico e consensi. Più divertente del tennis, perché la pallina “non muore mai”. Più facile e anche meno faticoso dell’originale, perché i rimbalzi continui consentono qualche spostamento in meno e i racchettoni perdonano gli errori di tecnica ai neofiti autodidatti. Sono questi i segreti di uno sport che negli ultimi mesi è diventato un vero e proprio fenomeno in Italia. Specie a Roma e Milano, dove si moltiplicano i campi e gli appassionati: tanti vip o semplici professionisti hanno ormai sostituito la partita di calcetto tra amici con un match di paddle come passatempo preferito.
Il paddle è sbarcato al Foro Italico da tempo: gli Internazionali sono giunti ormai alla settima edizione. Ma mai avevano riscosso così tanto successo: le due piccole tribune che si affacciano sui due campi sempre gremite, la coda di gente davanti al bancone per vedere i professionisti all’opera, o mettersi in fila per provare questo nuovo sport. Anche Francesco Totti o Sara Errani si sono cimentati in qualche scambio. Le regole sono semplici, a metà tra il tennis e lo squash: si gioca tendenzialmente in coppia, il sistema di punteggio è lo stesso del tennis, ma il campo è chiuso e la palla può rimbalzare sulle pareti anche all’infinito, mai due volte per terra; così ci si aggiudica il punto. Sembra cervellotico ma non lo è: il gioco è di grande immediatezza e permette scambi estremamente spettacolari, sia da fare che da guardare. Così il paddle – che è nato in Messico negli anni Settanta quasi per sbaglio (da un campo costruito in uno spazio troppo piccolo e vicino ai muri) e vanta grande tradizione nei paesi a lingua spagnola – sta sfondando anche in Italia: nel novembre del 2013 gli iscritti erano appena 210, oggi sono più di 2mila. Come i campi, passati in meno di tre anni da 13 ad oltre 200.
Nella settimana del Foro Italico – il Comitato Italiano Paddle è una branca della FederTennis – va in scena il vertice semiprofessionistico di un movimento ancora profondamente amatoriale: dal 3 al 6 maggio si è disputato il 7° trofeo Internazionali di Paddle, a cui erano iscritte circa 120 coppie, vinto dai fratelli spagnoli Rocafort. Dal 7 al 10 si sono disputate le finali a squadre del campionato italiano Serie A, che il Circolo Aniene si è aggiudicato per il secondo anno di fila. Gli ultimi tre giorni sono dedicati ad un torneo esibizione che vede al via otto coppie tra le più forti al mondo, sfidate dai dei rappresentanti azzurri (tra cui anche l’ex tennista della nazionale di Coppa Davis, Potito Starace). Inutile dire che il confronto è stato impari: in Italia il paddle è ancora il passatempo della domenica, anzi della pausa pranzo in ufficio. I giocatori sono quasi tutti degli ex tennisti “convertiti”, quasi nessuno cresce con la racchetta di paddle in mano da bambino. Come succede invece all’estero: in particolare in Spagna, dove la disciplina è cresciuta molto negli anni Novanta (promossa dall’ex premier Aznar, grande appassionato) e oggi conta oltre 3 milioni di giocatori e 20mila campi sul territorio. Ma la pallina ha appena cominciato a rimbalzare e in questo sport non smette quasi mai di farlo: in futuro ci sarà sempre più paddle anche in Italia e agli Internazionali.