NAPOLI. In Campania è guerra contro il piano Delrio che accorpa le Autorità Portuali di Napoli e Salerno. L’ha scatenata Vincenzo De Luca: “Mi pare una bizzarria accorpare, faremo le nostre battaglie nelle sedi opportune”. Contro il provvedimento, a Salerno sono scesi in piazza sindacati e associazioni: “Tanti anni per avere un porto e ora non possono togliercelo così”. Risultato: l’accorpamento è slittato di tre anni. Le poltrone sono salve. A Napoli pare favorito Andrea Annunziata, vicino a De Luca. Sfuma l’ipotesi di Ivano Russo, consulente di Delrio.
CALABRIA. Da Romano Prodi a Matteo Renzi passando per il ministro Graziano Delrio. Gioia Tauro doveva essere il porto più importante del Mediterraneo. La posizione geografica e la conformazione del territorio, infatti, avrebbero consentito allo scalo calabrese di essere la porta di ingresso dell’Europa. Tante proposte non realizzate e tante promesse non mantenute per un territorio che, a Gioia Tauro, non immaginava di dover assistere addirittura al trasbordo delle armi chimiche della Siria. Promesse come il collegamento con la ferrovia che non è mai stato realizzato nonostante si trovi a un chilometro dalla banchina. Con il 30% di lavoratori in cassa integrazione da tre anni. “Gioia Tauro – spiega il segretario della Filt Cgil Calabria Nino Costantino – è il principale porto di transhipment italiano, è strategico per il Paese. Il governo dovrebbe proteggerlo. Gioia è l’unico porto senza una vera cintura industriale nel retroterra”. A fare da sfondo al porto, invece, la tendopoli dei migranti stagionali che raccolgono le arance nelle campagne di Gioia Tauro e decine di capannoni abbandonati, costruiti grazie ai contributi della legge 488.
Gioia Tauro doveva essere il porto più importante del Mediterraneo. Invece non è stato costruito nemmeno collegamento con la ferrovia
SICILIA. Crocetta ha preferito disertare l’ultima riunione della conferenza Stato-Regioni e ha mandato un funzionario a rappresentare la Sicilia al tavolo dei nuovi assetti della portualità regionale. A gennaio scorso il governatore aveva inviato una lettera al governo, contestando l’accorpamento di Messina a Gioia Tauro, e chiedendo che venisse unita all’Authority di Augusta che un paio di mesi dopo è finita al centro delle trame politico-lobbistiche che hanno sfiorato il ministro Federica Guidi. “Albertone, mi dicono che hai fatto faville”, dice a telefono il lobbista Gianluca Gemelli ad Alberto Cozzo, poi confermato commissario straordinario del porto di Augusta su indicazione di Ivan Lo Bello che lo aveva presentato a Delrio. L’iniziativa di Crocetta non è piaciuta al deputato Udc Giampiero D’Alia, che ha osservato maliziosamente: “Non capisco se questo è frutto di una delle sue tante estemporaneità o di qualche manina privata”, lasciando intendere che le lobby che hanno messo gli occhi su Augusta possano trovare ascolto a Palazzo d’Orleans, a Palermo. Dove il presidente dell’Autorità portuale resta Vincenzo Cannatella, già presidente dell’Azienda di trasporto pubblico (Amat) di Palermo, fedelissimo del suo predecessore (Nino Bevilacqua) e dell’ex presidente del Senato (Renato Schifani). Tra gli incarichi di consulenza legale attribuiti recentemente da Cannatella, che ha ottenuto da poco il rinnovo della carica, c’è anche quello all’avvocato di Cefalù Vito Punzi, suocero del sottosegretario alle Infrastrutture Simona Vicari. Non è riuscita, invece, la riconferma a Cosimo Indaco, fedelissimo di Enzo Bianco che lo indicò presidente dell’autorità portuale di Catania durante le sue due prime sindacature. Titolare della società di spedizioni “Angelo Perez’”, che opera all’interno del porto di Catania, Indaco è stato confermato per ben due volte dal ministro Delrio, in coincidenza del ritorno di Bianco a Palazzo degli Elefanti nonostante il conflitto d’interesse, definito dall’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone “generalizzato e permanente”. Il suo incarico è scaduto il 13 aprile e il governo ha messo al suo posto il contrammiraglio Nunzio Martello.