Che cosa c’è di più fascinoso di un viaggio per mare? O su un fiume. Insomma, usare l’acqua per spostarsi, esplorare il mondo. Lo si fa da sempre. Da quando qualcuno si mise cavalcioni su un tronco d’albero nella corrente. C’è chi in barca è arrivato all’Isola di Pasqua, lontana 3.700 chilometri dalla costa del Cile. E quattromila da Tahiti. A sua volta lontana da tutti i continenti. I vichinghi se ne andavano in giro dappertutto con i loro gusci. L’antropologo norvegese Thor Heyerdahl ha dimostrato che si poteva navigare anche con imbarcazioni fragili e rudimentali. Lo fece con il Kon Tiki per stabilire che la Polinesia poteva essere stata colonizzata da coraggiosi marinai sudamericani.
Il fascino c’è ancora tutto. Ma i modi sono diversi, oggi.
Andiamo per ordine. Anzi, per dimensione. Partiamo dal più “vistoso”. La crociera classica, su una grande nave, meglio se molto grande. La crociera che tutti, dice la pubblicità, sognano.
Sarà operativa dalla fine di questo mese la Harmony of the Seas, la nave da crociera più grande del mondo. La più grande per ora. Perché la corsa al colossale, al fantasmagorico, al gigantesco non finirà qui. Sul mare, in fondo, c’è tutto il posto che si vuole. Così, a suon di decine di metri e numero di ponti in più a ogni progetto, le compagnie che fanno sognare tutti (o quasi tutti) sono arrivate a questo Empire State Building sdraiato e galleggiante che se ne va per i mari. Appartiene alla Royal Caribbean e il confronto con il grattacielo più famoso di New York non è casuale: alto 380 metri il Building (escluso il pinnacolo), lunga 362 metri la nave; 365.000 le tonnellate di peso dell’Empire (incluso il pinnacolo), un po’ più leggera la Harmony, 227.000. Come diavolo farà a stare a galla quel coso enorme ce l’hanno spiegato a scuola. Ripassiamo. Lo scafo tenta di aprire un buco nell’acqua, insomma cerca di farsi spazio spostandola. L’acqua si oppone, prova a chiudere il “buco” e spinge il corpo estraneo verso l’alto. Archimede. Scoperto il principio puoi arrivare dove vuoi, in lunghezza e peso, basta rispettare un certo rapporto. Tranquilli, se non è affondata al momento del varo vuol dire che quel rapporto è stato rispettato. Così, tranquilli e felici, fino a 6.300 passeggeri potranno imbarcarsi sulla Harmony per inseguire il “sogno” della loro vita. Un paio di migliaia di membri dell’equipaggio, come un intero villaggio filippino, perché spesso camerieri, cuochi e marinai generici vengono da quel Paese, invece saliranno a bordo per gestire il sogno degli altri.
Che cosa faccia pensare che sia una vacanza da sogno stiparsi in 6.300 in un grattacielo newyorchese sdraiato senza poter uscire quando si vuole, neppure se ti viene la claustrofobia, è presto detto. Il grattacielo si muove e tu non fai la fatica di muoverti. Non ti devi mettere a frugare il mondo, cercarlo, scoprirlo: te lo fanno scorrere davanti all’oblò. All’oblò, oppure a grandi finestre o addirittura balconi. Naturalmente se hai una cabina come si deve. Funziona anche nel caso disgraziato di essere titolare di una cabina cieca, senza uno straccio di buco “tuo” verso l’esterno. Sulla Harmony si sono inventati il balcone virtuale. Punto esclamativo. Un colpo di genio. Hai risparmiato sulla cabina e ti devi accontentare di uno stanzino, certo lussuoso ma sepolto nella pancia della nave che quando devi ritrovarlo hai bisogno del Gps per non perderti fra corridoi infiniti? Balcone virtuale, cioè uno schermo dal soffitto al pavimento che proietta in tempo reale quel che succede fuori. Magari non sentirai il profumo del mare, non sentirai il vento, il caldo, il freddo, ma vedi esattamente quel che vedresti nella cabina con un balcone vero. In milioni di pixel e alta definizione, naturalmente. Puoi regolare il contrasto, far diventare più blu il mare, se ti sembra troppo grigio, e non corri neanche il rischio di cadere di sotto. E poi, naturalmente, ci sono gli spazi esterni. Per tutti. Nel caso della Harmony, ma in genere anche le altre navi non scherzano, sedici ponti, che sarebbero i “piani”. È tutto un brulicare di ascensori. Su e giù, giù e su. Ci sono bar e ristoranti all’aperto, piscine con sedie a sdraio, caffè e tutto ciò che serve per stare a contatto con il mondo che ti scorre di lato. Un sacco di divertimenti e comodità. Scivoli, minicampi da golf, aree giochi per grandi e bambini. Sulla Harmony c’è pure un Central Park, newyorchese anche lui. Si chiama proprio così il parco della Harmony, con tanto di sentieri fra 12.000 piante. Vere. Insomma, è proprio come stare in un bel villaggio turistico, o in un albergo. Solo che si muove. D’accordo, non puoi uscire. Ma questo è secondario: dentro c’è tutto quel che ti serve. I primi giorni hai solo il tempo di perlustrare la nave.
Ecco perché le fanno grandi, le “grandi navi”. Se devi stare dentro lì, senza scampo, qualcosa devi fare. Il vero appassionato della crociera classica, l’esperto, per prima cosa guarda i metri. Sotto una certa lunghezza non se ne parla. E i ponti. Sotto un certo numero di ponti non se ne parla. Più lunga è, più cose ci stanno dentro. Palestre, beauty farm, casinò. Ristoranti e bar: a decine. I ristoranti sono di status diverso. Normalmente sei destinato a quello centrale, quello compreso nel biglietto. Bevande escluse. Uno stanzone di solito gigantesco, di solito esageratamente barocco e luccicante, che ha il compito di trasmettere sensazione di lusso e benessere. Far mangiare tutte insieme 5-6.000 persone è difficile. Così si va a scaglioni, mille, duemila alla volta. Nella pancia della nave quel che non si vede è un’immensa cucina con un tripudio di fornelli sempre accesi, e un esercito di cuochi, camerieri, inservienti, lavapiatti sempre in movimento. Una specie di formicaio dove centinaia di omini affannati, pelle ambrata e uniformi bianche, si incrociano nelle loro traiettorie perfettamente programmate. Il tutto si traduce in una fornitura di pasti a getto continuo.
Si può mangiare sempre, in crociera. A ogni ora del giorno e della notte. Senza nemmeno disturbare il servizio in camera. Cominci al mattino presto con la prima colazione. Devi condividerla ovviamente con altre centinaia di persone. Allora si va di fretta nella sala. Obiettivo: occupare i posti migliori. Per esempio davanti alla vetrata che dà sul mare o il tavolo più vicino al buffet. Il buffet è quanto di più spettacolare si possa immaginare. Una fila infinita di “postazioni”, punti di approvvigionamento in cui puoi trovare tutto l’edibile del mondo. Dal banale eggs and bacon fino alle ostriche. Ogni tipo di frutta, ogni tipo di dolce. Come nel ristorante di un grande albergo, solo ancora più grande, più affollato e più frenetico. Sarà l’aria di mare, ma il crocierista-tipo sembra più affamato dell’ospite di un hotel. Finita la colazione si va alla ricerca del luogo dove attendere il pranzo. Il bordo piscina (di una delle piscine) o il ponte prendisole. Oppure del modo in cui ammazzare il tempo in attesa del pranzo. Un trattamento nella beauty farm, un giro in palestra, un corso di ballo, un corso di piegamento degli asciugamani, la lezione di un nutrizionista. Un ossimoro, qui. Il nutrizionista sta alla crociera come gli sci stanno a un delfino. Se si è in navigazione in acque internazionali il casinò è già aperto. Il problema è che 6.300 persone non ci stanno sul bordo piscina e neppure sul ponte prendisole, dove i lettini saranno sì e no qualche centinaia e se capiti male il mare lo intravedi “filtrato” da piani continui di seminudità umane unte di crema solare. Insomma, ci si deve distribuire. Se la distribuzione naturale non funziona, sono guai.
Si inganna il tempo mangiando, se si vuole. I punti di rifornimento sono ovunque. Tutto gratis, bevande escluse. Come resistere? All’ora di pranzo, tutti in fila per raggiungere il ristorante assegnato. Quello standard. Perché ci sono ristoranti più esclusivi. A pagamento. Extra. Ma ancora più esclusivi. In una società pur temporanea come quella dei crocieristi in crociera si sono ricostruiti gli schemi della società “di terra”. Cioè ci sono i passeggeri ordinari e “gli altri”. Piccole categorie di “altri”. Lo status sociale è determinato da una tessera, anzi diverse tessere in progressione, come quelle delle compagnie aeree: più crociere fai, più sali in graduatoria. E ti si aprono porte che sono chiuse ai dilettanti. Tipo quelle di un piccolo ristorante di lusso che il crocierista alla prima esperienza può solo guardare da fuori. Con invidia. Non si entra neppure pagando. Ma non sono poi così rare le tessere vip, o semi-vip, perché molti si affezionano alle crociere. C’è perfino chi non riesce a smettere. Succede che gruppi di coppie, ma anche viaggiatori single, si ritrovino da una nave all’altra. E che chi ha tempo passi mesi per mare. I pensionati per esempio, neppure con chissà che disponibilità economiche, che sfruttando le occasioni all’americana (last minute, promozioni, fuori stagione…) e accontentandosi di un buchetto senza oblò nella pancia della nave ce la fanno. Ed è comunque preferibile alle giornate trascorse in un bilocale in una qualsiasi periferia urbana con vista palazzoni. Servito, riverito, mangiato. E con i panorami del mondo che ti passano vicino. E così per molti la crociera diventa un modo di vivere, più che di viaggiare. Se poi arrivi alla tessera vip… Qualcuno va anche a spegnersi serenamente in una cabina senza oblò. Meglio lasciare questo mondo in un luogo piacevole, se proprio si deve.
E comunque il mondo da vedere è davvero lì fuori. Si fa una certa fatica a raggiungerlo, però c’è. Non è solo navigazione nel nulla infinito del mare. Ogni tanto si scende a terra. Le famose “escursioni”. Evacuare una cittadina di 6.300 persone nei tempi stretti imposti dal programma non è facile. Fortunatamente una parte di iper-pigri non si schioda dalla cabina. Qualcuno dei 6.300 approfitta delle escursioni degli altri per godersi la nave in solitudine. E poi le escursioni costano, e neppure poco, rispetto alla crociera in sé. Siccome i punti di evacuazione sono scarsi, a volte perfino solo uno, il personale ha il suo bel daffare a organizzare, via altoparlanti, l’esodo. Finisce che l’ansia della terraferma prenda tutti e capita che si rivivano gli ingorghi da terraferma, code, file, attese, affanni da cui proprio si voleva fuggire, con la crociera. Qualche volta lo sbarco avviene in mare perché la nave non può attraccare. Non tutti i moli riescono ad accogliere questi mostri. E allora il trasferimento di migliaia di passeggeri su tender da qualche decina di posti ha un che di spettacolare e persino avventuroso. Ci vuole un’organizzazione da sbarco in Normandia. Se si sta in banchina, invece, una volta scesi si passa subito alla distribuzione sui pullman che portano alle mete previste dall’escursione prescelta. Decine e decine di pullman, bisogna trovare quello giusto. Hai un adesivo con un numero che ti sei dovuto appiccicare addosso e deve corrispondere al cartello che le hostess sorridenti sollevano sopra la folla. Il tuo numero, il tuo gruppo, il tuo pullman. Fate i conti di quanto tempo ci può volere a caricare e scaricare la popolazione di un piccolo paese. Tenendo presente che non tutti i crocieristi sono atleti. Anche se l’organizzazione è davvero efficiente. Capita che in certi scali arrivino contemporaneamente due o tre navi. Magari è una piccola isola. Ed è come se passassero le cavallette radendo a zero le bancarelle dei souvenir. Rischi di non trovare la collanina promessa alla figlia a casa. Se non ci sono mezzi sufficienti finisce che le compagnie sono costrette ad affittare i mezzi pubblici. Per fortuna puoi anche farcela da solo, gestirtelo da solo il contatto con la terraferma. Per esempio noleggiando un’auto. O un cavallo, un cammello, un risciò, una bicicletta, andando a piedi. Ma il crocierista-tipo non è lì per organizzarsi, ma per farsi organizzare…
Le escursioni sono diverse, ma spesso hanno una caratteristica comune: si fanno di fretta, vedendo inevitabilmente poco. E poi per molti rompono un equilibrio. Insomma, si sta così bene sulla nave che alla fine si scende quasi per dovere. E non tutti, si diceva, scendono. Persino quando si sta fermi in porto un paio di giorni. Risalire fa esclamare un bel “finalmente a casa!”. Anche il reimbarco di 6.300 persone (teorico eppure possibile) ha qualcosa di epico. Qualche crocierista perso o abbandonato sull’arcipelago di Tonga, su una spiaggia dell’isola di Pasqua, su un litorale delle Cayman, in uno shop di Bahamas mentre contratta un paio di collanine ci sarà pure stato nella lunga storia delle crociere.
A bordo tutto ricomincia. Il pomeriggio ha le caratteristiche della mattinata. La cena le caratteristiche del pranzo. La sera no, è diversa. Non hai una città da visitare, posti dove andare, ma solo il tuo piccolo luccicante villaggio che accende tutti i suoi neon. Milioni di neon. Sembrano ispirate a Las Vegas, le grandi navi, studiate dagli architetti e dai decoratori dei casinò. Luci, colori, un po’ di kitsch qua e là. E la sera è un incessante via vai fra un ponte e l’altro, un teatro e l’altro, un concerto di un pianista intimo che suona Chopin (evento raro relegato in un angolo nascosto) e uno spettacolo stile Broadway (evento meno raro, di livello appena più basso, perché quelli di Broadway di solito stanno a Broadway). Oppure da una discoteca all’altra. Che sono quelle tradizionali, magari con la differenza dell’età media dei partecipanti ai balli. Tutto gratuito, naturalmente. Bevande escluse.
Il giorno dopo è uguale. Se si è in mare aperto non si guarda neppure fuori, perché all’orizzonte non c’è nulla. Se si bordeggia una costa si vede solo il profilo delle montagne, perché non è che puoi navigare troppo vicino alle spiagge se te ne vai a spasso su un Empire State Building galleggiante. A Venezia succede, come sappiamo. L’emozione di vedere piazza San Marco dall’alto del sedicesimo ponte o dall’oblò della propria cabina, scivolando con un condominio dentro il Canal Grande, non ha eguali per il crocierista. Lì davvero si sente importante. Fa niente se il grattacielo galleggiante all’ombra di San Marco è una presenza inquietante e pericolosa. Probabilmente un giorno sarà vietata. Incontri ravvicinati rari, chi fa il giro del mondo passa settimane senza neanche vedere il profilo di una terra. C’è anche chi si compra un appartamento su una nave. Come si fa nei club di golf, nei residence in montagna o al mare. Un appartamento galleggiante e viaggiante, il non plus ultra. Succede su una nave, si chiama The World, sfiora i 200 metri di lunghezza e ha solo 165 “cabine”. Con più personale che ospiti. Una cosa davvero vip.
Foto di Lucio Valetti
MA QUANTO MI COSTI?
Sulla nave da crociera più grande del mondo
Dopo la mini-crociera da Southampton in partenza il 22 maggio (di cui sono rimaste solo le cabine interne), la Harmony of the Seas passerà l’estate nel Mediterraneo (da Roma, 7 notti da 899 euro a persona); a novembre comincerà a operare in America.
Info: www.royalcaribbean.co.uk/our-ships/harmony-of-the-seas/destinations/#feature_holiday e www.royalcaribbean.it/crociera-harmony.html?gclid=CPjRguzA0cwCFZadGwodP20GmQ
Il giro del mondo
Per esempio la Costa Luminosa (costruita nel 2009, 294 metri di lunghezza, 13 ponti per gli ospiti più 4 di servizio, 1.130 cabine di cui 23 per disabili, 2.826 passeggeri, 1.050 persone di equipaggio, 92.600 tonnellate di stazza, 3 piscine, 4 ristoranti, un teatro su tre piani, 10 bar, un casinò, una discoteca, una sigar room, cinema, shopping centre, ecc.) lo fa due volte l’anno su due rotte diverse. La prossima parte il 2 settembre e dura 98 giorni. Da Savona a Savona, toccando i cinque continenti (www.costacrociere.it/B2C/I/Info/Pages/crociera-giro-del-mondo.aspx).
Ci si può imbarcare anche solo per una tratta, ma non sono pochi i passeggeri che si sistemano sulla nave come a casa per più di tre mesi.
Si affitta la cabina, doppia: interna classic senza oblò, 21.258 euro; esterna premium con grande finestra, 27.934 euro; cabina con balcone, 36.014 euro ma con 4.000 euro di buoni da spendere in nave; mini suite 46.054; panorama suite, 55.054; gran suite, la sistemazione massima, 82.564 euro. Compresa l’assicurazione che consente di essere rimborsati nel caso non si potesse partire per una malattia improvvisa.
È inclusa una quindicina di escursioni, sono escluse le bevande, il contributo fisso giornaliero a persona di 9 euro e le tasse portuali. Fatti i conti si va da 135 a 471 euro al giorno a testa, senza gli extra.
Gli altri viaggi
Frugando nei listini prezzo delle compagnie più note si va dai 99 euro di una minicrociera di tre giorni nel Mediterraneo (naturalmente cabina interna e periodo non proprio in stagione) fino alle cifre importanti citate per il giro del mondo. Poi però bisogna aggiungere una tariffa fissa che va dai 7 ai 10 euro al giorno obbligatori a persona (per le mance al personale, come in America), le tasse portuali (che nel caso di piccole crociere incidono parecchio), gli extra (il vino e tutto quello che si consuma al bar). E non provate a portare a bordo una bottiglia di grappa da tenere in cabina, non si può. Alcune escursioni sono comprese nel prezzo, ma non tutte. E costano. Poi ci sono le tentazioni del casinò, dello shopping a bordo, della beauty farm ecc. Le promozioni aiutano. Il last minute funziona alla grande. Nessuna nave vuole partire con le cabine vuote. Se non avete particolari motivi per andare in un luogo piuttosto che in un altro comprate le ultime cabine rimaste libere, di qualsiasi nave che vada in un qualsiasi posto. Costa meno anche partire da un porto e scendere in un altro, sfruttando per esempio una tratta del giro del mondo. Però poi devi tornare a casa. Anche prenotare con largo anticipo è più conveniente. Internet aiuta. Ci sono siti specializzati che con un clic ti scodellano tutte le offerte sul mercato. I siti delle compagnie più importanti sono strumenti efficacissimi.
Alcune piattaforme di ricerca crociere
I “recidivi” apprezzano molto il sito americano www.vacationstogo.com, ricchissimo di proposte a prezzi convenienti. Per vederle basta iscriversi.
Fra gli altri:
www.lastminuteclick.it/crociere
www.crocierissime.it/crociere.html
www.crocieraonline.com
http://crociereonline.net
www.dreamlines.it
www.ticketcrociere.it
Principali compagnie
Costa Crociere, www.costacrociere.it
MSC Crociere, www.msccrociere.it
Royal Caribbean, www.royalcaribbean.it
Carnival, www.crocierecarnival.it
Princess Cruises, www.princess.com
Norwegian Cruise Line, www.it.ncl.eu