“Sessantaseimila nascite perse in 5 anni”. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin fotografa così un fenomeno che è andato peggiorando negli ultimi anni: gli italiani non fanno più figli. Per questo il governo sta studiando una contromisura: raddoppiare il bonus bebè introdotto dalla legge di Stabilità 2015. Le coppie che avranno un bambino riceveranno un assegno doppio, scrive La Repubblica. Se poi decidono di mettere al mondo un secondo figlio, potranno contare su una cifra ancora superiore. Un annuncio che arriva a 20 giorni dalle elezioni amministrative di giugno e a 5 mesi dal referendum sulle riforme costituzionali sul quale Matteo Renzi si gioca il prosieguo del mandato.

“Se andiamo avanti con questo trend, senza riuscire a invertirlo, tra dieci anni cioè nel 2026 nel nostro Paese nasceranno meno di 350 mila bambini all’anno, il 40% in meno del 2010. Un’apocalisse, ha spiegato al quotidiano romano il ministro, che indica i bonus bebè come un modo, ma non l’unico, per affrontare quella che definisce “la vera emergenza italiana“.

“In 5 anni abbiamo perso oltre 66 mila nascite, cioè per intendersi una città più grande di Siena. Se leghiamo tutto questo all’aumento degli anziani e delle malattie croniche, abbiamo il quadro di un paese moribondo”, aggiunge. Se in Italia non nascono più bambini “non può non esserci una correlazione con la crisi economica, per questo il bonus può avere un significato importante per i circa due terzi dei genitori che stanno sotto la soglia di 25mila euro di Isee. Serve una politica di sostegno delle nascite che si basi su aiuti diretti. Poi ci vogliono altri interventi”.

“Ad esempio il sostegno alla maternità, che deve recuperare un prestigio sociale e non deve rappresentare un ostacolo per il lavoro. È importante anche il tema dei servizi, come gli asili nido, che devono essere abbastanza per permettere ai genitori di continuare a lavorare quando hanno bambini piccoli o di non svenarsi per pagare le baby sitter. Poi c’è la questione più sanitaria della fertilità. Bisogna che si prevengano i problemi che impediscono di fare i figli. E le coppie devono capire che decidere di averli troppo tardi, oltre i 35 anni, può diventare un problema”.

Per questo l’esecutivo pensa al raddoppio. Oggi il bonus è riconosciuto ai nuclei con Isee inferiore a 25mila euro annui (che ricevono 80 euro al mese per ogni figlio) e a quelli che lo hanno più basso di 7mila (che possono contare su 160 euro in più al mese). Il piano è quello di portare il primo sussidio a 160 euro e il secondo a 240. Dove verranno trovati i fondi per finanziare il progetto? Lorenzin vuole inserire il progetto nella prossima legge di Stabilità, aumentando i fondi e utilizzando i risparmi già derivati dal calo delle nascite, che sta facendo rivedere al ribasso i preventivi di spesa per il contributo alle famiglie fatti nel 2014.

Fonti di palazzo Chigi sottolineano come l’ipotesi del raddoppio del bonus bebè sia, allo stato, sola una delle proposte in campo. Prioritario, sostengono le stesse fonti, è uno sguardo complessivo sugli strumenti di welfare e non una o un’altra ipotesi che, al momento, restano tali.

I soldi vanno trovati, sottolinea, “perché ne va del nostro futuro. Sono sicura che il premier Matteo Renzi, che ha 40 anni e due figli (in realtà il premier di figli ne ha tre, ndr) e come me è sensibile alla questione demografica accetterà le mie proposte, che saranno appoggiate nella legge di Stabilità da Ncd”.”Un minibonus per bebè non è la soluzione, ma solo una mossa elettorale“, scrive su twitter Corrado Passera, presidente di Italia Unica.

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