Ieri si è concluso il Salone del Libro a Torino ma anche la campagna “Illuminiamo il futuro” di “Save The Children” nata per puntare un faro sull’emergenza educativa in Italia.
Come ogni anno al Lingotto ho visto migliaia di persone; venerdì c’erano molte scolaresche ma mentre camminavo tra scrittori, editori e lettori, dentro me urlava un numero: il 48% dei minori tra i 6 e i 17 anni in Italia non ha letto neanche un libro se non quelli scolastici. Sono i dati del rapporto “Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?” presentato da “Save the children” nei giorni scorsi a Roma.
A questa domanda dovremmo rispondere tutti noi che scriviamo, che ci interessiamo di editoria, di educazione. Quel numero interroga ciascuno. Dove sono quei 48% di minori che non hanno preso in mano Geronimo Stilton e nemmeno il “Diario di una schiappa”? Non li troveremo mai al Salone del Libro perché in questo Paese nessuno o pochi si occupano di loro eppure il 69% di questi ragazzi non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo.
L’analisi di “Save the Children” conferma la stretta correlazione tra povertà materiale e povertà educativa: è proprio nelle regioni ai primi posti della classifica sulla povertà educativa che si registrano i tassi di povertà più elevati d’Italia. In Italia sono 1.045.000 i bambini che vivono in povertà assoluta e si concentrano in particolare in regioni come la Calabria (quasi uno su quattro) o la Sicilia (poco meno di uno su cinque). Sono invece poco meno di due milioni quelli che vivono in povertà relativa (il 19%), ma ancora una volta è il Sud a vivere la situazione peggiore, dove più di un terzo dei minori si trova questa condizione.
La condizione di povertà in cui versano molti ragazzi in Italia si ripercuote sul loro apprendimento scolastico, spesso più scarsi di quelli dei loro compagni che sono in condizioni economiche migliori. Basti pensare che la percentuale di coloro che non raggiungono le competenze minime in matematica e lettura raggiunge il 36% e il 29% tra coloro che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico.
E allora che fare? Non basta più un “Salone del Libro”. Non basta più essere scrittori, educatori. Non servono più solo i libri in libreria. Dobbiamo iniziare a portare i libri dove non ci sono. Dobbiamo avere il coraggio di parlare di libri allo Zen e a Danisinni a Palermo; alla Sanità e a Scampia; a San Paolo a Bari; a Baggio a Milano ma anche in quell’Italia dei piccoli comuni dove spesso non esistono librerie e le biblioteche sono aperte una volta alla settimana. Una risposta arriva dal centro Studi “Paolo Borsellino” che martedì metterà in moto per la prima volta la “Bibliolapa”, una biblioteca di strada che porterà i libri e la promozione della lettura proprio dove non ci sono, dove non esistono luoghi e tempi da dedicare al libro.
L’idea nata da Rita Borsellino, la sorella di Paolo, è stata realizzata grazie ad un gruppo di amici della Valle Camonica da dove domani partirà l’Ape Piaggio che attraverserà tutta l’Italia facendo tappa anche al Quirinale fino ad arrivare a Palermo per l’anniversario della strage di Giovanni Falcone, il 23 maggio. E’ una goccia nell’oceano ma quel mezzo, quelle tre ruote che trasporteranno centinaia di libri donati da scrittori ed editori che stanno collaborando all’iniziativa, faranno un miracolo: riusciranno ad arrivare dove poche case editrici e pochi autori pensano di mettere piede instaurando un rapporto con il libro grazie agli incontri, alle letture pubbliche. Non basta, infatti, regalare un libro ai nuovi nati come ha proposto a Torino il ministro della Cultura Dario Franceschini a Torino. L’emergenza educativa non ha bisogno di spot ma di progetti.