Gli studenti boicottano i test Invalsi e i dirigenti li puniscono con note disciplinari, lettere ai genitori e minacce di sospensione. A poche ore dalle prove dell’istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione che coinvolgono 2,2 milioni di studenti e 30mila insegnanti, è scontro tra i ragazzi delle superiori e i presidi che non ne vogliono sapere di vedere aule vuote o test scarabocchiati.
I capi d’istituto hanno alzato la voce e a difendere i ragazzi scendono in campo le organizzazioni sindacali e la Rete degli studenti medi pronti a dare assistenza legale ai colleghi che hanno subito pressioni o riceveranno provvedimenti dai consigli di classe per la loro assenza a scuola il 12 maggio scorso, giorno della prova nelle classi seconde della secondaria di secondo grado. Nonostante i dati positivi pubblicati dall’Invalsi in merito alla partecipazione alle prove (il 90,95% ha partecipato quest’anno contro il 77,36% dello scorso anno) dove ci sono stati casi di assenze, i dirigenti non hanno visto di buon occhio la protesta dei ragazzi.
A Bari, dove secondo il sindacato studentesco il 70% degli alunni della provincia ha disertato i test, la dirigente del liceo classico “Socrate” del capoluogo pugliese, Santa Ciriello, ha preso carta e penna per chiedere ai genitori una “giustificazione argomentata”: “Si richiede – cita la missiva indirizzata a mamma e papà – di formulare in forma scritta e indirizzare al dirigente scolastico, anche a mezzo mail, giustificazione argomentata se motivata dall’intento di non sostenere le prove Invalsi, ai fini di avviare un confronto costruttivo sulla questione e condividere ragioni e opinioni”.
Al liceo scientifico “Scacchi”, sempre a Bari, il preside Giovanni Magistrale non esclude di prendere provvedimenti ipotizzando un ammonimento che influisce sul voto di condotta e al nautico “Euclide” il capo d’istituto, Enza Maffei, ha inviato messaggi sui telefonini dei genitori degli alunni che non sono entrati in aula.
Clima teso anche al liceo “Virgilio” di Roma dove la preside Irene Baldriga, dopo aver inviato il 27 aprile scorso una circolare diretta agli studenti e alle famiglie nella quale sottolineava l’obbligatorietà dei test, ha sanzionato i ragazzi con una nota disciplinare. A darne notizia sulla pagina Facebook sono gli studenti medi della capitale: “Il Virgilio per l’ennesima volta”, si legge, “diventa esempio di repressione! Il dirigente scolastico ha sanzionato tutti gli studenti che hanno boicottato con una nota disciplinare, un fatto allucinante contro la legge che non passerà inosservato”.
Non è andata meglio ai ragazzi del professionale di Decollatura, in provincia di Cosenza dove il dirigente Antonio Caligiuri ha inviato una lettera preceduta da un sms per assicurarsi della ricezione, con chiare intenzioni poi ratificate in seguito alle polemiche sollevate dall’associazione dei “Partigiani della scuola pubblica”: “Si comunica – cita la prima circolare – che in caso di assenza di massa o di rifiuto di compilazione delle prove agli alunni verrà comminata la sanzione disciplinare di tre giorni di sospensione con l’attribuzione nello scrutinio finale del sei in condotta e la sospensione degli aiuti durante gli scrutini finali”.
Tutti provvedimenti inaccettabili secondo le organizzazioni sindacali: “Portare autoritarismo nella scuola è la nuova sfida della Legge 107? Con i ragazzi si deve discutere, non dare punizioni. Se gli studenti – dice Pino Turi, segretario Uil Scuola – si sono rifiutati di effettuare le prove qualche motivo ci potrà anche essere. Siamo contrari a questo modo di gestire la scuola: gli organi collegiali non sono stati ancora aboliti; il preside anziché utilizzare questo potere potrebbe consultare il collegio dei docenti e il consiglio di classe”.
La pensa allo stesso modo Piero Bernocchi dei Cobas Scuola: “E’ ignobile quello che è stato fatto. C’è il tentativo diffuso di colpire la protesta ma è chiaro che nessun dirigente può chiedere ai genitori una giustificazione argomentata. Non c’è alcuna norma che li autorizza ad avere questo atteggiamento”. Alberto Irone, portavoce della Rete degli Studenti medi ricorda, invece, che loro sono pronti a fare la loro parte: “Daremo assistenza legale a tutti i ragazzi che si rivolgeranno a noi”.