Cultura

Man Booker Prize, niente da fare per la Ferrante (e Pamuk). Vince la sudcoreana Han Kang

La scrittrice è la prima sudcoreana candidata (e vincitrice) dell'importante riconoscimento. Le 50mila sterline del premio saranno divise con la sua traduttrice Deborah Smith, cui - ha spiegato la giuria - si deve la riuscita dell'opera in lingua inglese

di China Files per il Fatto

La scrittrice sudcoreana Han Kang, 45 anni, è la vincitrice del Man Booker Prize 2016. Con la sua opera The Vegetarian (La Vegetariana, ancora inedita in italiano) ha sbaragliato la concorrenza di nomi ben più noti al pubblico occidentale, come lo scrittore turco Orhan Pamuk – già premio Nobel 2006 per la letteratura, in gara con La stranezza che ho nella testa (edito Einaudi in Italia) – e l’autrice italiana (o autore italiano?) nota con lo pseudonimo di Elena Ferrante – selezionata per Storia della bambina perduta (ultimo libro della serie L’amica geniale, edizioni E/O) – dati per favoriti.

Gli altri titoli arrivati in finale sono The Four Books di Yan Lianke (Cina), A General Theory of Oblivion di Jose Eduardo Agualusa (Angola) e A Whole Life di Robert Seethaler (Austria).

La giuria del premio che dal 2005 ogni anno viene assegnato al miglior libro scritto o tradotto in lingua inglese e pubblicato nel Regno Unito, nella cerimonia di premiazione di lunedì 16 maggio al Victoria and Albert Musem di Londra si è espressa all’unanimità in favore dell’autrice sudcoreana, sostanzialmente sconosciuta al pubblico occidentale. Per la prima volta dalla fondazione, il Man Booker Prize non è stato assegnato “alla carriera”, bensì in base alla valutazione di una sola opera.

The Vegetarian – prima opera di Han Kang tradotta in lingua inglese – racconta la storia di Yeong-hye, “moglie devota” sudcoreana che decide di smettere di mangiare carne e di abbracciare un’esistenza più ‘vegetale’. Una scelta che comporterà l’ira del marito e del padre, in un crescendo di “violenza, vergogna e desiderio” che si abbatteranno sulla protagonista colpevole di aver sconquassato la regolare vita familiare introducendo una novità non conforme alle rigide regole di condotta sociale. Il vegetarianesimo come rottura, contro le aspettative riposte dalla società in una “brava moglie sudcoreana”.

L’opera, divisa in tre parti e raccontata da tre prospettive, è stata descritta dalla giuria come “concisa, sbalorditiva e meravigliosamente composta”, dando credito non solo ad Han – che la scrisse, in coreano, più di dieci anni fa – ma anche alla traduttrice britannica Deborah Smith: “Questo premio va tanto all’autrice quanto alla traduttrice” ha spiegato la giuria. “Troviamo che questo libro, strano ed eccezionale, abbia assolutamente trovato la giusta voce in lingua inglese”.

Smith, racconta il Guardian, aveva deciso di diventare traduttrice dal coreano appena finita la laurea breve (in inglese), a soli 21 anni. Lingua che però non conosceva, ma della quale notava la penuria di traduzioni nel mercato editoriale inglese. Così decise di trasferirsi in Corea del Sud, iniziando a studiare coreano sul campo.

Oggi, sette anni dopo, la sua traduzione di The Vegetarian – il primo libro letto in coreano da Smith – pubblicata dalla casa editrice indipendente Portobello Books è valsa a Smith e Han un posto nella storia della letteratura coreana (Han è la prima autrice sudcoreana ad essere stata selezionata per il Man Booker Prize, oltre ovviamente la prima a vincerlo) e mondiale. Oltre a un premio di 50mila sterline che, ha chiarito Han, verrà diviso a metà con la traduttrice. Han Kang, molto nota in patria, insegna scrittura creativa presso il Seoul Institute of Arts.

di Matteo Miavaldi

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