Qualche giorno fa mi trovavo in un negozio di scarpe. Entra una signora di qualche anno più vecchia di me, sa esattamente cosa provare: un paio di scarpe da ginnastica alte coi brillantini. Non è il mio genere ma lei è felicissima come una bambina nel negozio di Barbie o davanti al castello di Cenerentola a Disneyland. Le indossa ed è subito gioia. Le guarda con amore adolescenziale. Due figuri si aggirano nel negozio, in un primo momento non li avevo notati. Sono il marito e la figlia grande. La signora chiede il parere all’uomo che scuote la testa con riprovazione. Per lui è No. Idem la figlia, che guarda la madre con piglio materno quasi le avesse mostrato un corsetto sottoseno in vernice nera. Il sorriso svanisce dalla bocca della donna. Guarda un’ultima volta le scarpette mentre, mogia, lascia il negozio a mani vuote.
Io volevo fermarla, tirare fuori dall’ampia manica la bacchetta magica e dirle “te le compro io. Manda a quel paese queste sorellastre home version e prova anche tu l’ebbrezza di due scarpette luccicanti ai piedi”. Ma non l’ho fatto… Perché la signora non ha comprato il paio di scarpe che le piaceva così tanto? Uno dei motivi è che spesso le donne si dimenticano di essere donne. Dopo aver assunto il ruolo di mogli e madri molto, se non tutto, passa in secondo piano. In particolare dopo la nascita dei figli. Ho perso il conto di quante volte, amiche o semplici conoscenti, mi hanno detto sconsolate “non ho tempo”. Già. Perché il tempo delle madri batte a un ritmo diverso dal resto dell’umanità. E se nelle ventiquattro ore di una mamma bisogna infilarci le ventiquattro ore di altre due, tre persone, non stupisce che per lei il tempo sia un fattore avverso.
Nel dar per scontata la sua presenza, si finisce per credere che i desideri di una mamma siano gli ultimi da soddisfare, i meno importanti, futili. La mamma è la mamma ovvero colei che sempre capisce, votata per natura alla rinuncia. Diciamocelo, è anche colpa nostra. Siamo le prime a non assecondare i nostri impulsi, a credere che un massaggio rilassante, un corso in palestra o una giornata di shopping siano meno importanti di un torneo di pallavolo o una partita allo stadio. Quello che piace alle madri – e alle donne in generale – è sempre vezzoso, sciocco, superfluo. Veniamo indottrinate con l’illusione di essere indispensabili, che senza di noi la casa esploderebbe, i figli morirebbero di fame e il collaudato tram tram scandito dalle nostre abitudini troverebbe intoppi incapaci di farlo procedere. Ci illudiamo, in parte perché ammettere che senza la nostra presenza nulla cambierebbe, ci sbatterebbe davanti la realtà per cui nessuno è veramente insostituibile. Nel riconoscerlo si potrebbe scorgere una vita vissuta a metà.
Il rapporto che lega madri ai figli è spesso controverso. Una ricerca condotta da Ansirh (University of California, San Francisco) ha scoperto che le donne a cui è stato negato il diritto di interrompere una gravidanza sono più soggette a restare con uomini violenti e sono più inclini a rinunciare alle loro aspirazioni personali. Anche quelle che i figli li hanno voluti molte volte sentono di essere dentro una prigione dorata. I figli sono quasi il tutto della nostra vita, letteralmente pezzi di noi che dominano la nostra esistenza fino all’ultimo istante. L’immensità dell’amore che a loro ci lega non è tuttavia sufficiente per farci ignorare chi siamo e cosa vogliamo diventare. Spersonalizzarci mettendo la nostra vita in un cassetto non ci farà diventare delle madri migliori.