La Dda di Roma che indaga su brogli in un concorso. Sì perché l’ipotesi è che alcuni aspiranti poliziotti penitenziari – 400 posti i concorso – possano essere degli infiltrati della criminalità organizzata. È Il Messaggero che riporta la notizia dell’ipotizzato tentativo della camorra di inserire nelle carceri italiane veri e propri infiltrati. Al concorso hanno chiesto di partecipare in 11mila.
La cronaca dei gironi scorsi racconta la selezione, prevista tra il 20 e il 22 aprile, è stata interrotta dal Dap perché 88 partecipanti arrivati dalla Campania sono stati pizzicati durante il test con “radiotrasmittenti, auricolari, bracciali con le risposte ai quiz, cellulari contraffatti, cover dei telefonini con le soluzioni”.
A scoprire l’imbroglio sono stati proprio gli uomini della Polizia penitenziaria, presenti duranti le fasi del concorso. Alla relazione degli agenti si sono aggiunte le dichiarazioni a verbale di alcuni dei concorrenti. Gli inquirenti dell’Antimafia sospettano che dietro alla falsificazione dei test possa esserci appunto la volontà della camorra di avere suoi uomini all’interno delle prigioni. Anche perché per avere le soluzioni gli aspiranti poliziotti avrebbero pagato anche fino a 25mila euro. Le indagini riguardano anche la società si era aggiudicata l’appalto per le selezioni, anche quella con sede in Campania e le idoneità fisiche ottenute dai candidati.
Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria “si è mosso con tempestività ed estremo rigore. Le irregolarità sono state sventate grazie alle attente e puntuali verifiche degli appartenenti alla Polizia penitenziaria preposti ai controlli” fa sapere il Dap in una nota. Le denunce per le irregolarità “sono state attivate dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia penitenziaria cui la stessa Autorità giudiziaria competente ha delegato le indagini. Sotto il profilo amministrativo ampia collaborazione è stata fornita dal Dipartimento che, per il tramite dell’Ufficio per il contenzioso, ha chiesto un compiuto e articolato parere all’Avvocatura dello Stato”.