Se vantate un credito nei confronti di un deputato o di un senatore in carica fareste meglio a mettervi l’animo in pace. Perché una legge del 1965 tutt’oggi in vigore dispone che l’indennità mensile e la diaria spettanti agli eletti di Montecitorio e Palazzo Madama, non possano essere né sequestrate né pignorate. In altre parole, lo stipendio del parlamentare è di fatto intoccabile. Un singolare trattamento di favore che, però, potrebbe presto cessare. Grazie alla proposta di legge (pdl) presentata alla Camera dal deputato di Sinistra italiana (Si) Gianni Melilla (nella foto), che va ad aggiungersi a quella del Movimento 5 stelle ora in discussione sulla piattaforma degli iscritti Rousseau.

CAMBIAMO, PER FAVORE Un regime di favore che ha incassato, peraltro, anche il vaglio di legittimità della Consulta in quanto giustificata dalla salvaguardia del mandato parlamentare ai sensi dell’articolo 69 della Costituzione. Ma le ragioni che ne giustificano ancora oggi l’esistenza sembrano davvero incomprensibili. Come sostiene, del resto, lo stesso Melilla. “Se la norma poteva avere un senso al tempo in cui fu approvata per evitare che terzi creditori pignorassero gli emolumenti dei parlamentari privandoli dei mezzi di sussistenza e pregiudicandone libertà e autonomia – osserva il deputato di Sinistra italiana –, in questo momento storico non appare più giustificabile”. Anche considerata “la profonda crisi economico-finanziaria che il Paese sta attraversando”. Per non parlare, sottolinea Melilla, del “diffuso sentimento di sfiducia tra i cittadini nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni”.

BEL PAESE  E dal momento che “una disposizione del genere non esiste in nessun altro Paese dell’Unione europea”, insiste il parlamentare di Si, “non si ravvisa alcuna ragione storico-oggettiva per mantenerla in vita”. Tanto più che si tratta di una “norma assolutamente irragionevole e sicuramente viziata sotto il profilo della compatibilità costituzionale per violazione del principio di uguaglianza” sancito dalla Costituzione. Insomma, un’anomalia che la pdl di Melilla, composta da un unico articolo, mira ora a rimuovere per “rispetto nei confronti dell’elettorato”.

Twitter: @Antonio_Pitoni

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