Continua a fare discutere il nuovo Codice appalti. Dopo il deficit di trasparenza lamentato dal presidente Anac Raffaele Cantone, la cui autorità vede limitati i suoi poteri di controllo preventivo, e le norme di tutela del lavoro saltate, ora è il Comune di Milano a sottolineare le criticità del testo. Antonella Fabiano, direttore centrale opere pubbliche e centrale unica appalti di Palazzo Marino, nel corso di un convegno dell’Ance. ha infatti denunciato che la “rivoluzione” rappresentata dal codice entrato in vigore il 20 aprile ha messo “in crisi” il Comune, dove sono state “bloccate tutte le gare“.
Fabiano ha spiegato che in un mese è stata bandita una sola gara di servizi, “piuttosto semplice, soltanto oggi”, 18 maggio. Tutto il resto è invece bloccato per diverse difficoltà nel redigere un bando “che potesse valere come modello, senza doverlo rifare ogni due giorni”, a causa dell’ardua interpretazione di alcune delle norme. In particolare, Fabiano ha citato le linee guida dell’Anac, di cui sono circolate bozze messe in consultazione per le quali, “se diventassero il testo definitivo, sarebbe molto difficile trovare un allineamento con il testo normativo”. Tra l’altro, ha aggiunto Fabiano, “se abbiamo avuto difficoltà noi che siamo una stazione appaltante ben strutturata, mi immagino gli altri”.
Critico anche il presidente dell’Ance Claudio De Albertis: “La speranza è che il quadro normativo si componga il più rapidamente possibile”, per far ripartire i bandi di gara che, nel periodo gennaio-aprile, sono “calati del 7,2%, con una flessione del 16,2% dell’importo”.