Un angelo del bene ossessionato dal senso di colpa e responsabilità. È questo il ritratto della dottoressa Jenny, giovane medico di base della contemporanea provincia belga nonché protagonista del nuovo film di Jean-Pierre e Luc Dardenne. È infatti il loro La fille Inconnue il titolo di punta dell’ottava giornata del Festival di Cannes, che chiuderà il sipario domenica sera.
Veterani di Cannes e autori di culto del realismo più profondo, a questo giro i due volte vincitori della Palma d’oro (nel 1999 per Rosetta e nel 2005 con L’Enfant) non hanno centrato l’obiettivo. In altre parole, il loro film è alquanto deludente posizionandosi tra i meno riusciti della ricca e premiata filmografia. La motivazione è essenzialmente legata all’utilizzo di uno schematismo narrativo senza giustificazioni drammaturgiche, che svuota il racconto sia degli aspetti emozionali sia di quelli più squisitamente cinematografici. E pensare che i fratelli Dardenne da tempo pensavano a questo film, forse ci hanno riflettuto troppo a lungo.
Al centro, appunto, è una dottoressa totalmente devota alla professione, che pratica con dovizia di cure che superano il dovere sanitario. Quando scopre che a causa di una propria minima negligenza una ragazza sconosciuta è morta quasi davanti al portone del suo studio, non si dà pace finché non riesce a risalire all’identità della sfortunata. Il suo è un viaggio nell’inferno dell’indifferenza e dell‘omertà di chi la circonda, tra pazienti ipocondriaco/nevrotici e loro parenti. Il suo senso di colpa intensifica quello di responsabilità già proprio, perché “laddove nessuno si sente responsabile qualcuno deve sopperire, e lei si sacrifica” spiega l’attrice protagonista Adèle Haenel, emergente stella francese già apprezzata a Cannes due anni fa nel bellissimo Les Combattents. “Il senso di responsabilità di Jenny in realtà è un antidoto contro la sofferenza sociale, le ne è così travolta da non dormire mai e sopravvive in una via crucis alla ricerca dell’identità di questa ragazza ma – specularmente – della propria identità”.
Uscendo dalla sala ed entrando nel magico mondo della Montè des Marches, a fare notizia ieri pomeriggio è stata la delegazione brasiliana del film Aquarius, acclamato secondo lungometraggio di Kleber Mendonça Filho di cui si è già parlato nella cronaca di ieri. Ebbene, guidati dal regista e dalla splendida Sonia Braga, i brasiliani hanno messo in scena una vigorosa protesta contro l‘impeachment all’attuale presidente della repubblica Dilma Rousseff: arrivata in cima al Red Carpet l’intera delegazione del film ha esposto un cartello con la scritta “In Brasile è in corso un golpe”, suscitando applausi e l’approvazione della folla presente. La protesta è continuata anche all’interno del Grand Theatre Lumiére prima della proiezione.