“La satira è una cosa seria e forse proprio perché viviamo in questi tempi ‘comici’ nella realtà, che diventa poi difficile eguagliarla. Era meglio quando c’era Berlusconi, un personaggio carismatico che ha permesso alla satira di avere un rilancio pazzesco. Perché, per essere corrosiva, la satira ha bisogno di modelli forti. Qualcuno ricorderà come Ettore Petrolini perculava il Duce col suo ‘Me ne fregio’. Oggi, invece, abbiamo un comico prestato alla politica, Beppe Grillo, e un premier, Matteo Renzi, che è un modello parodistico di per sé e rendono tutto molto più complicato. Se il giullare fa il giullare e il re fa il re va benissimo, ma se il re fa il giullare poi rischia di rubarti il lavoro. E questo è un problema, ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere”.
Da discografico lei ha avuto la fortuna di collaborare e lavorare con molti artisti – da Paolo Conte a Roberto Benigni a Giorgio Gaber. Da Enzo Jannacci a David Riondino, Gianfranco Manfredi e Elio e Le Storie Tese e Freak Antoni soprattutto – quindi è un genere, o meglio una Scuola che conosce molto bene.
Scrivendo questo libro ho scoperto che ci sono testi di canzoni satirico-umoristiche che hanno fili conduttori che attraversano tutte le epoche e hanno una caratteristica comune: sono sempre attualizzabili. Se si ascolta il brano Ma cos’è questa crisi? di Rodolfo De Angelis sembra che si parli dell’Italia di oggi, così come Tu vuo’ fa l’americano di Renato Carosone sembra che parli di Matteo Renzi. E poi c’è un altro fattore comune.
Qual è?
La censura. Molti artisti che hanno fatto la storia di questo genere fino ai giorni nostri sono stati in un modo o nell’altro censurati. E per questo anche molto amati e imitati.
Non è un caso se gente come Elio (de Le Storie Tese), Freak Antoni o Caparezza, si siano sempre ispirati ad artisti come De Angelis, Petrolini e ai futuristi.
Senza dimenticare che Elio ha fatto un concerto teatrale tutto basato su De Angelis, Morgan dei Bluvertigo ogni tanto risuona Ma cos’è questa crisi? al pianoforte e che Caparezza una volta mi ha detto che secondo lui il primo pezzo rap italiano è Fortunello di Petrolini.
La discografia italiana è nata con un disco comico eppure mai a nessuno era venuto in mente di scriverci un libro.
È vero, il primo disco in assoluto pubblicato in Italia fu La risata (‘A risa) una canzone scritta e interpretata da Bernardo Cantalamessa, apprezzato macchiettista e specializzato nel genere comico, che costituisce la prima edizione fonografica assoluta in Italia, pubblicata da una vecchia casa discografica milanese.
Quindi si può dire che la discografia italiana sia nata ridendo ed è morta piangendo.
Con i vari Festival di Sanremo aggiungerei. Ho sempre creduto che la canzone satirica-umoristica sia di gran lunga più importante della cosiddetta musica leggera oggi chiamata anche Pop, perché quelle canzoni e quei testi avevano dei contenuti molto forti. Cosa che invece non accade nella melensa canzone d’amore sanremese o di scuola tipicamente popparola italiana dove c’è sempre l’amore di mezzo.
Tra l’altro, all’epoca, grazie a quelle canzoni venivano lanciati anche personaggi che erano fenomeni assoluti.
Come il cantautore romano Franco Nebbia ad esempio. Nel libro, racconto delle varie scuole e dei fenomeni musicali anche nelle varie città. C’è un capitolo su Napoli, sulle canzoni comiche milanesi, sulla nascita del rock and roll in Italia che ufficialmente avvenne al Palazzo del Ghiaccio nel ’57, con tutti i gruppi r’n’r italiani scanzonati e comici. C’erano Enzo Jannacci e Giorgio Gaber che facevano da spalla ad artisti come Guidone, uno che suonò anche con i Beatles a Milano, Clem Sacco e Ghigo Agosti. Autori di canzoni ironiche e trasgressive. Ghigo Agosti fu il primo a dedicare una canzone, La Coccinella, a un transessuale e quando la presentò scandalizzò molti. Sono storie curiose che mi hanno raccontato e che aiutano a delineare le varie epoche storiche dell’Italia.
Cos’è cambiato in questo ambito oggi rispetto a quei tempi?
All’epoca c’erano molti locali in cui si poteva fare sperimentazione: c’erano i locali jazz, di cabaret che avevano una programmazione da piccoli teatri. Oggi tutto questo non c’è più, mancano i locali tematici e i comici che vanno in tv ripropongono dal vivo gli stessi spettacoli. Il problema è che non si inventa molto, viviamo nell’epoca delle cover e delle tribute band. Forse il mondo televisivo oggi impedisce di fare programmi d’autore, a Mediaset come in Rai. Un certo mondo del teatro canzone poi aveva un senso internazionale, oggi questo non c’è. A parte Elio e Le Storie Tese, Maurizio Crozza e Caparezza non c’è altro, ed è un gran peccato.