Spari contro l'auto di Antoci, che viaggiava lungo la strada statale che collega San Fratello a Cesarò. Illesi sia il poliziotto con lui sia il numero uno dell'ente, che da tempo denuncia il potere delle associazioni mafiose. Il governatore: "Lo Stato deve reagire in modo adeguato". Solidarietà da Renzi. La Bindi: "Non va lasciato solo". Il Pd: "E' un atto di guerra"
Agguato di mafia contro il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. E’ successo nella notte, intorno all’una, quando due persone hanno sparato colpi di grosso calibro contro l’auto blindata su cui stava viaggiando Antoci, lungo la strada statale che collega San Fratello a Cesarò, nel Messinese. Il poliziotto della scorta ha risposto al fuoco mettendo in fuga i due sicari. Il presidente Antoci e l’agente sono stati portati per precauzione all’ospedale di Sant’Agata Militello, ma sono stati dimessi poco dopo. Da alcuni anni alla guida del Parco dei Nebrodi, Antoci ha più volte segnalato il vorticoso giro di denaro in mano alle associazioni mafiose e qualcuno gli aveva anche spedito dei proiettili come avvertimento. In questo contesto, della cosiddetta “mafia dei pascoli”, nascerebbe l’agguato. Il fatto spinge il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta a chiamare in causa il governo e a chiedere l’intervento dell’esercito: “Con l’agguato ad Antoci la mafia ha alzato il tiro, lo Stato deve reagire in modo adeguato – dice il governatore – Propongo l’invio dell’esercito nei comuni del Parco dei Nebrodi e perquisizioni a tappeto nelle campagne come ai tempi del sequestro Moro e dei Vespri siciliani”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha espresso solidarietà sua e del governo.
Antoci stava rientrando da Cesarò dove aveva partecipato a una manifestazione. Oltre all’agente della scorta che ha esploso colpi contro gli attentatori, al conflitto a fuoco ha partecipato anche l’equipaggio di una seconda macchina della polizia con a bordo il dirigente del commissariato di Stato di Sant’Agata di Militello Daniele Manganaro. Le indagini sono condotte dalla polizia, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Messina. “Il mio grazie alla Polizia di Stato per avermi salvato la vita” ha detto Antoci dopo l’attentato.
“Voglio continuare ad andare avanti, non mi fermeranno” ha detto Antoci. Il presidente del Parco l’ha descritta come “un’esperienza bruttissima e un momento molto delicato per tutti, sia per me che per i ragazzi della scorta che ringrazio così come tutta la polizia e il questore che si sono messi subito a disposizione. Se non fosse stato per loro sarei morto”. “Ho visto quelle pietre a terra – racconta – che hanno frenato la nostra auto poi è scoppiato il caos”. Antoci ribadisce infine che intende “continuare ad andare avanti”. “Non mi fermeranno – sottolinea – la mafia non è la più forte, penso di sapere a chi ho dato fastidio, ma proseguirò,non ho timore. Insieme alle forze dell’ordine e alla magistratura penso che ce la possiamo fare, e possiamo cambiare le cose tutti insieme se ognuno si prende una fetta di responsabilità”. Antoci assicura: “Questa non è la terra della mafia, ma di noi siciliani che dobbiamo lottare per un futuro diverso e per lo sviluppo di questo bellissimo territorio”.
“Antoci non deve restare solo” dice la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi. “Il suo coraggioso impegno contro le infiltrazioni mafiose – prosegue – va sostenuto con una più incisiva azione repressiva e assicurando un rigoroso controllo di legalità sui finanziamenti e i fondi europei per l’agricoltura, in un territorio complesso come quello dello Stretto, in cui gravitano clan di Cosa Nostra e della ‘ndrangheta“. Così la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi. Vicinanza ad Antoci è stata espressa dal Centro Pio La Torre. “Si mobilitino adesso con forza gli allevatori, la cittadinanza e le amministrazioni locali della zona – dichiara il presidente Vito Lo Monaco – perché l’avviato processo di espulsione dai pascoli dell’infiltrazione mafiosa sia rafforzato e accompagnato da tutte le misure repressive e preventive delle Forze di polizia. Il territorio sia presidiato per assicurare sicurezza e libertà ai cittadini e agli allevatori onesti”. Per Giuseppe Lumia, senatore Pd e componente della commissione Antimafia, si tratta di “un atto di guerra, una sfida allo Stato. Antoci non è solo. Se è guerra, pertanto, guerra sia. Siamo pronti a combatterla tutti insieme. I mafiosi sappiano che non avranno tregua”.