I modelli interessati sono 16, tutti in vendita sul mercato nazionale. Si tratta di 2,1 milioni di veicoli, messi in commercio dal 2010. Nel frattempo si dimette anche il presidente della Mitsubishi, dopo il recente scandalo sulle emissioni truccate
Non è certo un periodo tranquillo per l’industria dell’auto in Giappone. L’ammissione da parte di Mitsubishi sui “taroccamenti” riguardo alla rilevazione delle emissioni su alcuni modelli di microcar (marchiate anche Nissan) è costata il posto al presidente Tetsuro Aikawa, in procinto di lasciare l’azienda il prossimo 24 giugno. Un mese prima che vengano diffusi dagli inquirenti i risultati dell’inchiesta messa in atto in seguito alle dichiarazioni dei vertici della casa giapponese.
Lo stesso Aikawa ha motivato le proprie dimissioni spiegando che il responsabile di ricerca e sviluppo era lui, e un passo indietro era doveroso, anche per favorire l’insediamento del suo successore. Quest’ultimo verrà individuato di concerto con la Nissan, che sta rilevando il 34% delle azioni (e con esse il controllo) di Mitsubishi, promettendo di ricostruirne la credibilità sul mercato domestico.
Neanche il tempo di digerire l’assestamento, che subito si passa alla questione successiva. Perché anche Suzuki ha ammesso di aver usato metodi non conformi per i test su consumi ed emissioni di 2,1 milioni di veicoli dal 2010 ad oggi. Nello specifico, sulla nota diramata dall’azienda si legge che “esistono discrepanze tra il metodo da noi applicato e quello imposto dal regolamento del MLIT” (il ministero dei trasporti) , ovvero la normativa ufficiale vigente in Giappone.
I test non conformi riguardano 16 modelli (l’elenco è qui di seguito) da sei anni disponibili sul mercato nazionale. Stando a quanto dichiarato, non riguarderebbero quelli commercializzati al di fuori del Giappone. “Porgiamo le nostre più profonde scuse ai nostri clienti e a tutte le parti interessate”, fanno sapere dal quartier generale di Hamamatsu. Scuse doverose, che tuttavia non hanno impedito alla Suzuki di cedere il 9,4% alla Borsa di Tokyo: la peggiore perdita degli ultimi sette anni.
Insomma, pare che la richiesta fatta dal Ministero dei Trasporti giapponese (dopo il caso Mitsubishi) ai costruttori locali, di verificare che le procedure riguardo ai test su consumi ed emissioni siano conformi alle normative, continui a mietere vittime. Anche se tutti gli altri, ovvero Toyota, Nissan, Honda, Mazda, Daihatsu e Subaru, hanno risposto sostenendo di non aver rilevato alcun tipo di discrepanza.
Ecco l’elenco dei modelli sottoposti a test non conformi, insieme alla data di lancio in Giappone:
Alto (22 dicembre 2014)
Alto Lapin (3 giugno 2015)
Swift (18 settembre 2010)
Wagon R (19 settembre 2012)
Hustler (8 gennaio 2014)
Spacia (15 marzo 2013)
Every (18 febbraio 2015)
Carry (20 settembre 2013)
Jimny (Running change nel 2010)
Solio (26 agosto 2015)
Ignis (18 febbraio 2016)
Baleno (9 marzo 2016)
SX4 S-CROSS (19 febbraio 2015)